Il corner di Marco Santopaolo: spalti vuoti, divani affollati
Studio o stadio? Divano o gradinata? Tv o campo? Nel corso degli anni, gli eventi sportivi hanno subìto sempre più l’onda d’urto delle pay tv. Un autentico tsunami per le conseguenze che ha comportato anche sulle scelte aziendali delle società organizzatrici delle gare.
A Castel di Sangro, ai tempi della serie B lo stadio ‘Teofilo Patini’ era sempre pieno. 7-8 mila spettatori con punte di 10.000, praticamente il doppio della popolazione residente. Un fenomeno irripetibile, anche perché quasi vent’anni fa i colossi a pagamento non avevano ancora fatto irruzione sui mercati, influenzandone l’andamento.
La tecnologia ed il momento storico hanno permesso all’uomo pantofolaio di godersi lo spettacolo da casa, portandolo spesso a preferire il piccolo schermo all’impianto sportivo. Perché? Semplice: costa meno, fa risparmiare tempo e si vede meglio, decisamente. E così ai botteghini non c’è più la fila, ad eccezione dei grandissimi eventi.
Eppure, il profumo dell’erba conserva il suo fascino, insieme a quell’inebriante atmosfera che si respira soltanto dal vivo. Emozioni che il satellite non può mai trasmettere, e a nessun prezzo. Come si fa a tornare indietro? La ricetta non è complicata: abbassiamo i prezzi dei biglietti, semplifichiamone le modalità di acquisto e – soprattutto – rendiamo i nostri stadi luoghi in grado di accogliere le nostre famiglie. Utopie? Sì, almeno fino a quando per lo Stato lo stadio sarà zona franca, dove tutto è permesso impunemente a chiunque.
Marco Santopaolo
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