Pescasseroli, un algoritmo per la vita
Storie di solidarietà e di amicizia che “incrociano” la tecnologia. É quanto accaduto a un quarantenne affetto da grave insufficienza renale che riavrà una vita normale grazie all’amico donatore di Pescasseroli, partito alla volta del Colorado per raggiungere il suo amico-paziente.
I due uomini, amici nella vita, da circa tre anni vivevano la condizione di coppia donatore-paziente incompatibili. Da quando, infatti, uno dei due si é ammalato, l’altro ha sempre manifestato la volontà di donargli un rene ma l’incompatibilità genetica tra i due, ha sempre reso irrealizzabile l’intervento. Dagli Stati Uniti é arrivata invece l’occasione per “unire” la coppia incompatibile.
Si tratta del “cross” o “paired donation”, un metodo sperimentato con successo negli Stati Uniti e che si sta diffondendo nel nord Europa. Attraverso il “paired donation” si mettono in relazione tra loro coppie di paziente-donatore col problema in comune della incompatibilità. Un muro invalicabile con i soli, seppur nobili, sentimenti di amicizia e solidarietà.
Qui é intervenuta la ricerca e la tecnologia. Si tratta di un programma di algoritmi messo a punto da un ricercatore statunitense, che, sulla base dei dati genetici, incrocia, tra loro, le coppie donatori-pazienti unite dalla incompatibilità, fino a trovare quella compatibile. Da qui parte la catena, il “cross”: il donatore della prima coppia dona il rene al paziente della seconda coppia, il donatore della seconda coppia dona il rene al paziente della prima e così via. Un familiare del giovane trapiantato, dagli Stati Uniti spiega:”questa settimana si è organizzato, cosa nuova, un triplice incrocio caratterizzato, tra l’altro, dal fatto che i protagonisti vivono in tre Stati diversi: Missouri, Colorado e Oregon.”
Una triangolazione a incastro perfettamente riuscita e una storia di amicizia “incastrata” per sempre da un algoritmo nel sogno della vita.
Loretta Montenero
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2 Comments
ferdinando mercuri
20 giugno 2014 at 15:59Una bella storia di amicizia e “bontà”. Brava Loretta ad averla trattata con garbo, da vera professonista. Ferdinando Mercuri
L.Mon.
21 giugno 2014 at 10:46per me che sono abituata alle maleparole, mi stupisco quando leggo parole buone che a bocce ferme riescono persino a commuovermi, quasi. Ringrazio te Ferdy e colgo l’occasione per ringraziare Andrea ed Elisa e tutti quelli (colleghi, lettori, amici, parenti e sconosciuti) che attraverso i vari canali mi hanno espresso “buone parole” per questa nuova avventura. (Loretta)