Sanità – AltoSangro e Valle Peligna, destino accomunato dagli stessi incapaci
Chi ha tempo non aspetti tempo e di segnali poco incoraggianti e rassicuranti per le gestanti e i futuri nascituri ne sono arrivati nei mesi scorsi. Anzi, negli anni scorsi! In realtà i segnali scoraggianti che avrebbero dovuto ispirare azioni congiunte, riunioni, incontri, strategie pianificate, e comunicazioni serrate tra le parti, sono stati più di quelli rassicuranti.
Ma chi volevano abbindolare con la storiella della sanità da salvare in questi remoti avamposti di vita umana, tanto remoti che in più di un’occasione i bimbi sono nati strada facendo? Mi piacerebbe conoscerlo quel boccalone che ha creduto alla favola elettorale sulla sanità. Mi piacerebbe conoscerlo e stringergli la mano. Lo sanno anche i bambini in fase embrionale che dove non c’è vita, quindi presenza umana, il servizio pubblico sfalcia senza pietà.
Per caso qualcuno s’é perso qualche puntata della matematica sanitaria iniziata con Chiodi?
Quali sono i numeri di questi territori da portare su un tavolo di trattative con gli organi decisionali? L’equazione é semplice: zero con riporto di zero. E non é colpa di nessuno se i bambini non nascono, se bisogna ringraziare gli immigrati che contribuiscono con la loro prole a raggiungere numeri decorosi per tenere ancora in piedi le scuole. E in merito alla situazione matematica dell’Alto Sangro e della Valle Peligna non si possono di certo attribuire colpe alla politica.
Ma contro la politica si può puntare il dito per aver prestato il fianco sorridendo a quanti hanno svuotato di forma e contenuti un territorio che aveva tutte le carte in regola per essere economicamente autosufficiente e trattenere le sue genti invece di favorirne l’emigrazione. Se solo l’orticello dell’uno fosse stato rigoglioso come quello dell’altro. Se solo il Comune dell’altro fosse stato bello uguale a quello dell’altro.
Se solo si pianificassero contromosse concrete e congiunte alla scure che si abbatte ad ogni alito di vento, invece di soffiare sull’inutile quanto deprimente vento della polemica. Senza distinzione di genere, razza, religione e partito.
Prima Chiodi ora D’Alfonso. Domani?
Loretta Montenero
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