Castel di Sangro, nasce il ‘think tank Alberto Savastano’
Come annunciato, l’8 marzo u.s., il Dott. Alberto Savastano ha presentato – presso la sede di Castel di Sangro dell’Agenzia di promozione culturale della Regione Abruzzo – il suo Think tank. Davanti ad un pubblico attento e interessato, Savastano ha dissertato sull’Economia reale, ha illustrato i fondamentali dell’Economia dello Sviluppo e ha spiccato la ricetta per esorcizzare la crisi e rilanciare la crescita, gli investimenti e l’occupazione.
Volentieri riportiamo, qui di seguito, un corposo estratto del suo intervento
“Il rilancio dell’economia richiede l’adozione di processi tecnici e decisionali coraggiosi, determinati e razionali tali da consentire di rimuovere gli effetti negativi prodotti sulla crescita economica e sociale del nostro Paese da errate scelte politiche e metodologiche effettuate in materia di Sviluppo nel primo dopo-guerra e perpetuate fino ai nostri giorni.
Nel 1947, purtroppo, l’Assemblea Costituente bocciò un emendamento significativo che così recitava: “Lo Stato interverrà per coordinare e dirigere l’attività economica secondo un piano che dia il massimo rendimento alla collettività”.
Anche se i Costituzionalisti, frastornanti dall’incalzare del dibattito sull’impiego delle espressioni “Coordinare; Dirigere; Piano“, respinsero l’emendamento nel timore che si pensasse di voler instaurare nel Pase un modello economico di tipo stalinista sovietico, è pur vero che le conseguenze di tale atto furono nefaste per il nostro Paese perché s’impedì:
1. Il conferimento del valore costituzionale alla Programmazione economica;
2. la promulgazione di una legislazione organica dello Sviluppo ispirata ai principi scientifici propugnati dall’Economia dello Sviluppo;
3. la legittimazione dell’impiego delle Metodologie dell’Economia dello Sviluppo (Programmazione per progetti e Progettualità) di comprovata validità scientifica.
L’enormità dell’errore commesso appare, oggi più che mai, in tutta la sua evidenza, se si considera la trasgressione operata rispetto a due imperativi categorici dell’Economia dello Sviluppo:
1. La Crescita economica e sociale, il PIL ovvero lo Sviluppo economico e sociale di uno Stato o di una sua frazione territoriale sono uguali dalla “sommatoria del valore aggiunto” prodotto dai progetti d’investimento pubblici e privati, produttivi, infrastrutturali e sociali (Progetti dell’Economia reale);
2. La capacità dei progetti di creare valore aggiunto va accertata prima della loro realizzazione attraverso l’impiego di metodologie specifiche e di livello tecnico internazionale: le Metodologie dell’Economia dello Sviluppo, meglio conosciute come le Metodologie della “Progettualità”, del “Valore aggiunto” e della “Redditività” finanziaria e sociale degli investimenti.
Non aver recepito e applicato, in via sistematica e generalizzata, dette Metodologie ha di fatto:
esposto i progetti a elevatissimi rischi d’insuccesso;
alimentato un riprovevole dispendio – se non addirittura la vanificazione – di preziose risorse finanziarie pubbliche e private allocate agli investimenti sulla base di scelte puramente discrezionali;
prodotto gravi disfunzioni sul processo di sviluppo socio-economico del Paese.
La disfatta è ampiamente documentata dai dati reali dell’evoluzione storica del PIL. Salito, infatti, al 5,5%, per ragioni fortuite e temporalmente circoscritte, durante periodo del Miracolo economico (1951-1958) e al 6.3% nel periodo 1958-1963, il P.I.L. è precipitato negli ultimi anni – sia pure a seguito di un andamento altalenante (dal 1996 al 2010, ad esempio, ha raggiunto un modesto valore medio annuo dello 0.86 %)- a valori analoghi a quelli dell’immediato dopo-guerra ma, purtroppo, di segno contrario.
A fronte di questo scenario pluriannuale di risultati non edificanti, è’ evidente che il mancato rispetto delle regole dell’Economia dello Sviluppo sia stata la principale causa della crisi economica del Paese che ha trovato, poi, nella crisi dei mercati finanziari internazionali del 2008 soltanto una naturale e inevitabile amplificazione.
Purtroppo, i Poteri politici italiani e le Istituzioni, in generale, non si sono dimostrati, nel tempo, sufficientemente sensibili e attendibili in materia di corretta formulazione del Processo di sviluppo.
In assenza di una Legislazione organica dello Sviluppo, pertanto, ci si è avvalsi di provvedimenti e misure tecniche multidirezionali, sinuosi e diversamente articolati, aggirando, di fatto, i principi fondamentali della Crescita economica e dello Sviluppo sociale: l’approvazione e la realizzazione unicamente dei Progetti di cui sia stata preventivamente accertata, attraverso l’impiego di metodologie di alta attendibilità scientifica, la reale capacità di produrre valore aggiunto.
Quanto sopra dimostra inequivocabilmente che l’introduzione e l’applicazione sistematica e generalizzata delle Metodologie dell’Economia dello Sviluppo costituiscono, oggi, la “Riforma strutturale” per antonomasia di cui il Paese ha bisogno per rilanciare realmente la Crescita, incrementare gli Investimenti, sostenere l’Occupazione e, soprattutto, rendere efficaci i provvedimenti finanziari di “quantitative easing” decisi dalla B.C.E.
Di qui l’idea di dar vita a un “Think tank” (tradotto letteralmente dall’inglese significa “serbatoio di pensiero”) quale organismo tendenzialmente indipendente dalle forze politiche, finalizzato a diventare una fonte di analisi sociali e tecnico-economiche delle politiche di Sviluppo.
In particolare, il “Think tank Alberto Savastano”, a vocazione operativa di carattere locale, nasce con l’obiettivo specifico di favorire la presa di coscienza da parte dei cittadini sull’attuale stato delle arti in materia di Programmazione economica e Progettualità e di promuovere percorsi sociali di rigenerazione culturale e di valorizzazione professionale nelle discipline dell’Economia dello Sviluppo.
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