Il fascino unico della piazza italiana, nelle librerie esce “Piazze in piazza” di Giampiero Castellotti
La piazza è la memoria visiva di ogni borgo. Include, solitamente, sia l’impegno civile sia quello religioso. Sin dalla denominazione. Può ricordare, ad esempio, un santo particolarmente legato alla religiosità del paese, come nel caso di San Rocco a Barrea. O personaggi e avvenimenti civili, come il Plebiscito, che caratterizza la piazza principale di Castel di Sangro, o Umberto I, omaggiato ad Alfedena. Piccoli esempi per ricordare come in questi luoghi, che rappresentano la centralità di ogni nucleo abitato, si sia sviluppata la nostra civiltà tra relazioni, dialogo, confronti, riti rinnovati annualmente.
La piazza incarna, quindi, l’estensione pubblica delle individualità e per questo è onorata con un arredo urbano “speciale”, fatto di edifici civili e religiosi, fontane (emblema dell’uso pubblico del bene primario sin dall’antichità), monumenti ai caduti, aree verdi o pedonalizzate.
A ricordarci l’importanza di questi “luoghi” è un libro appena uscito, scritto dal giornalista Giampiero Castellotti (foto), intitolato “Piazze in piazza”. L’autore – presidente dell’Associazione dei molisani a Roma “Forche Caudine” – non solo ripercorre la lunga storia delle piazze italiane, che in fondo nascono nel foro romano, ma si lamenta del loro “stato di salute” soprattutto nelle grandi città, dove sono spesso ridotte a megaparcheggi o a rotatorie e spartitraffico.
Difendere le piazze equivale, pertanto, a salvaguardare l’identità dei luoghi. Un principio basilare anche nei borghi di montagna, dove la piazza da sempre costituisce il punto di ritrovo della comunità.
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