Villetta Barrea, lotteria: vietata la pecora!
Vietata la pecora, viva la pecora. Così ha risposto il Comitato Feste di Villetta Barrea al divieto di utilizzare animali vivi o morti in spettacoli, lotterie, giochi ecc.
La pecora, un’istituzione in Abruzzo, è stata congedata, pensionata, messa a riposo. Vietata. Per la prima volta quest’anno la regina delle lotterie legate ai festeggiamenti del Santo Patrono a Villetta Barrea, non era tra i primi premi e nemmeno in quelli minori. Il diniego all’utilizzo della pecora, “di tutti gli animali vivi o morti”, è arrivato direttamente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, preposto all’autorizzazione delle lotterie. Un no secco che sulle prime ha spiazzato gli organizzatori della festa patronale di San Vincenzo. Una delusione per chi ha voluto sfidare la fortuna per aggiudicarsi l’ambito ovino. Queste sono le regole. È la legge: vietati spettacoli, gare e rappresentazioni pubbliche e private che comportino maltrattamenti e sevizie degli animali o che siano contrari alla loro attitudine e dignità.
Principio sacrosanto e condivisibile che mal si concilia con le tradizioni abruzzesi. Anzi, con la sua storia. La pecora in Abruzzo è come il Duomo a Milano, la pizza a Napoli, il carnevale a Viareggio. Senza pecora non è lotteria, non è festa, o meglio, è festa a metà. Negli ultimi anni, tra i vincitori del primo premio, la pecora appunto, s’era ormai diffusa la consuetudine di affidarla ai pastori locali. E, tra l’altro, la pecora esposta in piazza non si vedeva nemmeno più. Il premio rappresentava ormai solo una tradizione, un patrimonio culturale che la lotteria amplificava riattualizzando l’appartenenza alla cultura pastorale. Nessuno si sognava di mancare di rispetto alla pecora. Nessuno si sognava di maltrattarla o di esporla come un premio. Tutto questo adesso è finito, ma non finisce la tradizione culinaria. Spopolano nelle piazze estive infatti, sagre di pecora al “cutturo” o alla “callara”, sagre di arrosticini e di quant’altro la tradizione culinaria abruzzese ha offerto in una storia centenaria di vita pastorale. Ed è giusto che sia così.
Dunque, che senso ha privare una festa patronale, che di per sé è “tradizione” che si rinnova, di un simbolo che ha scritto la storia di queste montagne. Chi si sognerebbe di vietare l’esposizione a scopo di vendita di capitone e anguille vive a Natale? Proviamo a chiedere ai capitoni e alle anguille se è nella loro naturale attitudine aspettare il compratore muovendosi istericamente in una mini vasca con pochi centimetri d’acqua. Ma potremmo chiedere anche al maiale, da sempre, inserito tra i premi della lotteria di Sant’Antonio a gennaio e l’elenco sarebbe lungo.
Il Comitato Feste di Villetta Barrea ha risposto al divieto con ironia: vietata la pecora, w la pecora! L’ovino è stato sostituito con un buono spesa di 100 euro che il vincitore potrà spendere, se vuole, in arrosticini. Come tradizione vuole, perché è sacrosanto rispettare gli animali, ma anche vietare la cultura e le tradizioni dei luoghi ha a che fare con la dignità di chi li vive.
Loretta Montenero
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