Emma Marrone, data zero non vale zero
Ha suscitato non poche polemiche l’ultimo articolo a firma di Ugo Del Castello pubblicato oggi sulla nostra testata giornalistica, e leggendola è uscita fuori tutta la differenza generazionale tra me e l’articolista. Ovviamente il mio disaccordo con quanto scritto è inevitabile, probabilmente perché, nonostante i miei 40 anni, viviamo il mondo della comunicazione agli antipodi.
Ahime devo constatare che Ugo ha tirato le proprie conclusioni guardando uno strumento che ormai, troppo spesso, è da considerarsi “semplice intrattenimento” piuttosto che vero organo di informazione (personalmente guardo solo il telegiornale su La7 del Direttore Mentana). Io, a differenza sua, cerco costantemente le informazioni sul web, sfogliando decine di siti web al giorno. Ecco la prima sostanziale differenza.
Sul web, posso garantire, sono passate migliaia di informazioni sull’evento di Emma Marrone a Roccaraso per 10 giorni consecutivi, decretando un successo sia di immagine che di ritorno pubblicitario per la comunità di Roccaraso. Ancora una volta il “Brand” Roccaraso viene menzionato dai media nazionali quale “città degli eventi”, peccato però che lo scrittore roccolano non abbia preso in considerazione questi dati fondamentali.
L’altro dato degno di nota, per non dire il più importante, è legato proprio al nome dell’artista. Quando si parla di Emma Marrone si parla, all’interno delle “Hot Trends di Google”, del secondo nome femminile più ricercato in Italia, la quale conta oltre 5 milioni di ricerche l’anno e milioni di fan sparsi in tutto il mondo. Osservando i dati in nostro possesso rileviamo dei numeri altissimi sull’artista, attestando circa 43.000 letture su Emma Marrone nelle pagine di TeleAesse.it, un numero piùttosto consistente. E questo non sarebbe un successo?
Quanto costerebbe una campagna pubblicitaria per promuovere un Brand a livello nazionale?
Ricordo qualche tempo fa alcune polemiche legate alla concessione dello stadio Teofilo Patini di Castel di Sangro alla Nazionale Under 21 di calcio, che costerebbe alle casse del Comune della città sangrina decine di migliaia di euro. Probabilmente chi sollevò questa perplessità non aveva considerato i costi di uno spot pubblicitario sulle reti Rai o Mediaset. Se uno spot pubblicitario costa alcune decine di migliaia di euro, quanto vale una pubblicità di quasi due ore? Semplice una cifra impossibile per le casse comunali.
E questo non è un buon metodo per promuovere il proprio territorio a livello nazionale?
Posso consigliare ad Ugo più attenzione nel considerare tutte le sfaccettature della promozione di un territorio, altrimenti si rischia solo di continuare ad ascoltare la musica da un grammofono, che porta si emozioni e nostalgia, ma il ricordo di un tempo che fu deve lasciare lo spazio ai tempi che saranno.
Michele di Franco
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