‘Tumbr fest’ a Sant’Angelo del Pesco, il 4 febbraio: “La cann’lora e il ritorno della luce”
Il successo riscontrato l’estate scorsa a Sant’Angelo del Pesco, documentato dallo “Speciale“ di TeleAesse, ha convinto gli organizzatori a riproporre il “Tumbr fest” nel grazioso centro dell’Alto Molise.
“Il Tumbr fest – ricorda il promotore Giuseppe Nucci – “prende il nome dall’antica unità di misura utilizzata durante il regno delle due Sicilie e messa fuori corso nel 1861, a seguito dell’unità d’Italia Il festival nasce con l’intento di riportare a galla antiche usanze per preservarle dall’oblio a cui sono destinate. Usi, costumi e tradizioni ormai quasi del tutto perduti.
L’evento, in programma sabato 4 febbraio alle ore 17, è organizzato dalla Proloco in collaborazione con il Comune di Sant’Angelo del Pesco. Momento evocativo in cui si potranno degustare le tipicità gastronomiche di una volta.
“Dalla presentazione di Gesù al tempio passando per la purificazione di Maria fino ad arrivare ai Lupercali, antica tradizione pagana, – spiega Nucci – cercheremo di riunire saperi e storie antiche davanti al lume di fuochi e candele della tradizione. Partendo da due pagliai con caminetto, che hanno preservato il loro carico di patrimonio storico minore, e radunando le persone attorno ad alcuni fuochi, nell’antico nucleo attorno al quale il nostro piccolo paese è nato, cercheremo di combattere la monotonia dell’inverno e accendere il paese per una notte”.
Lo scenario si dipana sul Colle della Lama, illustra Nucci: “Con le sue strade a spirale che salgono su in maniera circolare che si allarga verso l’originaria struttura religiosa di cui rimane un abbozzo di nome di una via (Via Chiesa Vecchia) sarà il teatro di questo evento, che ha come scopo principale quello di rompere la monotonia data dai rigori dell’inverno, combattendolo con la convivialità e la cultura. Febbraio, il cui nome deriva dal latino februare, che significa “purificare” dato che nel calendario romano febbraio era il tempo dei rituali di purificazione non è notoriamente ritenuto uno dei migliori, con i suoi rigori e nevicate, ed è stato da sempre poco amato, nonostante la festa di s. Antonio abate, l’ingresso del carnevale, l’uccisione del maiale. In attesa di tempi migliori in passato si trascorrevano le giornate chiusi dentro casa a spiare, ogni tanto, le possibili “mosse” del tempo”.
Ricordi e tradizioni: “Il bianco – continua l’organizzatore – regnava come oggi incontrastato e spesso si usciva dalle finestre o si passava sotto gallerie candide e incontaminate, senza la tv accesa in casa ad alimentare il disagio in una popolazione temprata alla vita da avversità come la guerra e la povertà. La candelora in questo cade a pennello, indicando al coltivatore le previsioni della ”v’rnata” e la sua effettiva durata, in base al quale organizzarsi con le nuove sementi e le rimanenti scorte. Il calendario lunare è fra le cose che abbiamo dimenticato insieme al rispetto della natura che il contadino, scarpa grossa e cervello fino, non smetteva mai di ascoltare e osservare”.
Quante cose abbiamo seppellito sotto la cenere?
“Tante – risponde Giuseppe Nucci – tra le quali molti proverbi. Allora preparatevi a soffrire un pochino il freddo e a tirare fuori dalla cenere i ricordi d’infanzia e le patate, proprio come una volta faceva la nonna. Vi offriamo cultura, musica, teatro, poesia, un fuoco, del cibo e tanto vino per combattere quel senso di impotenza che si è impadronito dei paesi come il nostro. Un paese ci vuole”.
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