“Cara politica così non va…”, lettera del sindaco Lombardi ai giovani
“Giovani e politica separati dalla nascita”. Analisi obiettiva e lucida di Giacomo Lombardi, sindaco matesino under 40, che tasta il polso della società molisana da una visuale privilegiata. Ove misura quotidianamente, sulla sua pelle, umori, difficoltà e drammi familiari legati all’inoccupazione, ai disagi economici e psicologici derivanti da tali condizioni.
“Basti pensare che solo nel nostro territorio secondo un’ultima indagine sono in molti i molisani, giovanissimi tra l’altro, ad aver deciso di abbandonare il Molise per trovare fortuna o magari premesse più convincenti altrove”. Osserva la massima autorità istituzionale di Roccamandolfi.
“Questo dato è già di per sé abbastanza esplicativo di una situazione poco rassicurante e ormai diffusissima. Sembra proprio che la politica non riesca più a donare quella stabilità necessaria, quella tranquillità per poter anche solo immaginare l’elaborazione dei propri interessi e sogni. Siamo costretti a scappare come dei malviventi in un territorio che non ci appartiene, che non è il nostro, che non vogliamo neanche a volte.
Questo per inseguire le nostre ambizioni, perché qui le possibilità di riuscita, qualsiasi sia il campo sono pari a zero, forse anche qualche decimo in giù. Quindi non ci resta che preparare le valigie e iniziare il viaggio? E’ questa la scelta giusta per noi? Per tutti? Requisito appetibile ma non abbastanza, ancora troppo poco per quello che potrebbe essere fatto ma che nessuno fa. Non c’è anima viva pronta a sbloccare la situazione o peggio, nessuno è cosciente che è arrivato il tempo di reagire a questo torpore? Davvero la politica ci insegna a gettare le redini? Smontare tutto, sogni compresi, rimuovere la nostra stessa identità per poi casomai richiamarci all’appello della paternità, come i rondinini del “nido pascoliano” quando riusciamo ad affermarci altrove. Bella faccia tosta! E tutto senza neanche tentare un piano alternativo”.
Lombardi dopo aver inquadrato la questione esorta le generazioni emergenti a ragionare in modo propositivo.
“Non siamo solo i giovani con il telefono alla mano, usciamo da questi falsi stereotipi che talvolta vengono adottati proprio per alleviare la sporcizia che grava sulle coscienze. Siamo essere pensanti, la locuzione “Cogito ergo sum” dovrebbe ricordarla la politica, lei sembra averlo dimenticato insieme ai suoi dirigenti. Noi giovani vorremmo la possibilità di scelta e non di costrizione, la possibilità di azione concreta, la promessa di investire nella cultura, resta ancora la più bella parola del lessico italiano. Una politica che affascini e offra i suoi servizi migliori, compreso quello della sanità. Vorremmo sentirci più in lei e non contro di lei. Mi faccio momentaneamente voce di un urlo collettivo che nessuno ascolta con attenzione ma che continua a essere una priorità”.
Il giovane amministratore conclude con un appello, per non lasciarsi andare allo sconforto e alla depressione. “Dateci una mano a scrivere insieme il nostro futuro, perché noi lo vogliamo. L’ispirazione migliore arriva solo guardando certi paesaggi, quelli che a noi non mancano. Sta a noi decidere, o si inciampa contro la pietra fatale come avrebbe detto Manzoni, cadendo a terra, o ci saliamo sopra per guardare insieme, più lontano. Oltre quello che non dovrebbe, ma che deve essere fatto”.
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