Arte, 14^ giornata del contemporaneo: Leonardo Pappone espone a Eboli
Domani, dalle ore 17 alle ore 20, presso il Museo archeologico nazionale di Eboli e della media valle del Sele – Polo museale Campania, Archeologia e Contemporaneo, è prevista l’Apertura straordinaria e nell’ambito del “Concetto di casa nel tempo”, sarà inaugurata la mostra personale di pittura dell’artista campano Leonardo Pappone dal titolo: “Visioni Urbane”, curata dallo storico e critico d’arte Gioia Cativa.
L’evento è patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali polo museale della Campania, dalla Città di Eboli e da AMACI – Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani. AMACI ha scelto sabato 13 ottobre per la Quattordicesima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione organizzata ogni anno per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico. Introduce Giovanna Scarano, Direttore del Museo Archeologico Visioni Urbane al Museo Archeologico di Eboli.
La Giornata del Contemporaneo, promossa dall’Associazione dei musei di arte contemporanea italiani (AMACI), è diventata uno degli appuntamenti ai quali il Museo Archeologico di Eboli e della media valle del Sele aderisce intendendo mostrare e dimostrare lo stretto e naturale legame esistente fra archeologia ed arte contemporanea, evidenziando la continuità del percorso storico nel quale le esperienze del passato rappresentano naturalmente le fondamenta sulle quali si costruiscono sempre ed inesorabilmente Presente e Futuro.
Quest’anno sono le opere di Leonardo Pappone, pittore ormai noto nel mondo artistico, che ci permetteranno di cogliere il filo diretto che collega l’Oggi al Passato, attraverso quelle che lui stesso definisce Visioni Urbane . Si tratta di frammenti di città costituiti da grattacieli, a volte scuri, grigi, e allora sembrano spenti, a volte molto colorati, e allora appaiono vivi, ma tutti s’innalzano e si protendono verso l’alto, ma coloro ai quali quegli spazi sono destinati non s’intravedono mai.
“Chiudendo gli occhi – commenta Pappone – appare immediato e del tutto naturale ritornare alle prime abitazioni dell’uomo, che poi tali non erano, almeno secondo quanto s’intende normalmente per abitazione. Erano infatti rifugi, ripari esistenti in natura che garantivano una protezione dagli agenti atmosferici, dagli animali affamati, poi la nascita e l’evoluzione riprende dalla semplice capanna che via via si differenzia, e non solo a seconda delle caratteristiche dei luoghi in cui sorge, poi le prime case in pietra, in muratura, le maggiori dimensioni e il moltiplicarsi degli spazi e delle relative funzioni e degli abbellimenti vari diventando sempre più espressione della classe sociale di appartenenza .
Il vero concetto di casa, però, va oltre lo spazio fisico e la tipologia delle strutture che lo definiscono, essa rappresenta un’idea, un desiderio. Nell’inconscio di ciascuno è un luogo sacro dove ci si prende cura di sé e di coloro ai quali si è legati da legami di sangue e di amore, dove vive, o dovrebbe vivere, il vero IO, libero da ogni obbligo sociale, da ruoli e regole sedimentate e codificate nel tempo. E’ il luogo in cui ciascuno manifesta la propria Umanità, dove non c’è l’ansia di doversi sempre e soltanto mostrare al meglio, e dimostrare il proprio prestigio. Ci si chiede però: il ritmo serrato e frenetico imposto dalla nostra quotidianità ci lascia liberi quando siamo a casa? O meglio, la nostra casa è ancora in grado, se lo è stata mai, di offrirci quel confort che pubblicizzano i costruttori? E’ possibile, quando si è in casa, non permettere all’Esterno di entrare?
Un architetto potrà di certo progettare un’abitazione funzionale alle esigenze della vita attuale, ma nessuno potrà mai assicurare allo spazio temporale in cui si vive al suo interno il senso di calore ed intimità che dovrebbero appartenerle. Si potrebbe affermare che la vera casa può costruirla ognuno di noi con il proprio mondo intimo , con la propria essenza di essere Umano che è Amore nel senso più ampio del termine, abitare in una casa di certo non vuol dire semplicemente occupare uno spazio. Pertanto uno dei più piccoli ed angusti appartamenti di uno svettante grattacielo può contenere gioia e tranquillità mentre la dimora più spaziosa ed artisticamente ricercata può diventare fredda ed anonima.
In fondo: la casa siamo NOI.
Mi sembra infine opportuno sottolineare come i manufatti che noi riteniamo appartengano all’Arte vanno sempre interpretati non come potrebbe ritenere l’autore ma come sente chi le osserva e legge, perché una volta formate le opere diventano in qualche modo altro da chi le ha concepite, prestandosi a letture diverse legate a chi sta loro di fronte”.
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