Colli a Volturno, parte la settimana dei festeggiamenti a Sant’Antonio Abate: ecco il programma
Fervono i preparativi per l’edizione 2019 della tradizionale festa di Sant’Antonio Abate. Un ricco cartellone di eventi allestito dal gruppo di Forza Giovane che abbraccia una intera settimana e che vedrà alternarsi momenti di musica con le cover band di Vasco e dei Nomadi che si esibiranno rispettivamente sabato e 12 sabato 19, poi spazio alla musica popolare con il tratturo che invece sarà ospita a Colli il venerdì 18, ma poi tante risate grazie alla presenza del comico abruzzese Nduccio e le rappresentazioni teatrali che ci terranno compagnia domenica 13 a partire dalle ore 19:00. Giovedì 17 invece, spazio allo scrittore collese Giuseppe D’acchioli.
Domenica 20 grande chiusura con “la collida” dilettanti collesi allo, sbaraglio con la presenza di Antonio Mezzancella direttamente da Tale e quale show. Ma la tradizione vuole che la sera della vigilia della festa di Sant’Antonio Abate a Colli a Volturno le case del paese vengono visitate da gruppi di tredici questuanti che, percorrendo le strade ed i vicoli del centro cittadino e delle frazioni, sotto le sembianze di monaci, intonano un antico canto in onore del “Santo eremita” e fondatore del monachesimo orientale.
I figuranti interpretano Sant’Antonio, in groppa ad un asino, e di altri dodici monaci rievocando la “cerchia” ossia la questua di porta in porta con la quale tradizionalmente gli appartenenti ai movimenti pauperistico-religiosi traevano sostentamento. Non appare casuale ma particolarmente singolare la coincidenza della festa con l’apertura del carnevale. La rappresentazione, infatti, è originata oltre che dalla antichissima usanza di inscenare sacre recitazioni anche dall’ingenuo spirito umoristico del popolo che, attraverso le maschere dei monaci, coglie l’occasione per regalare alle famiglie cui si fa visita, un po’ d’allegria in cambio di doni in natura ed in particolar modo prodotti di norcineria. Infatti proprio nei mesi di dicembre e gennaio viene effettuata la macellazione domestica del maiale, i cui prodotti vengono offerti in dono ai questuanti.
Nella narrazione canora viene chiaramente fatto cenno alla povertà della vita monastica ed alla sofferenza fisica dovuta alle penitenze (dormire sulle spine) che insieme alle tentazioni del demonio ed alla figura del maialetto, allevato secondo il racconto dallo stesso Santo, rendono una descrizione di Sant’Antonio quale uomo comune, vicino al popolo per le sue sofferenze e debolezze terrene, lontana dalla epica agiografica tipica del culto di altri santi venerati in loco. Alle capacità d’interpretazione dei tredici attori, i quali accompagnano con il suono di semplici strumenti la recita, è affidato gran parte del risultato scenico della rappresentazione così come la possibilità di trasformarla in una “drammatizzazione buffa”. A sera, quando le varie “squadre” raggiungono la piazza principale e la tensostruttura allestita per l’occasione dall’associazione socio-culturale “Forza Giovane”, tutto il popolo collese e dei paesi limitrofi affluisce per festeggiare l’evento e lodare il Santo.
Si accende un grande falò e, intorno ad esso, si continua a cantare e suonare fino a tarda serata. A tale manifestazione partecipano anche numerosi gruppi di bambini che organizzati in “squadre”, percorrono in lungo e largo il paese, allettati dal fatto che ogni famiglia al loro passaggio elargisce doni in natura.
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