Le Beatitudini: Beati voi che venite disprezzati, la ricompensa sarà grande nel regno dei cieli
Con questa domenica si inizia la lettura del discorso del «piano» in cui Luca presenta la nuova legge, la vita morale del cristiano. In fondo ogni morale naturale si può riassumere in questa norma: “agisci secondo quello che sei“.
L’azione morale è chiusa negli orizzonti della natura. Nella Bibbia le cose vanno diversamente. La formula classica della legge morale nell’Antico Testamento incomincia così: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: Non avrai altri dèi di fronte a me».
Fissa poi i precetti morali: non uccidere, non rubare, non commettere adulterio. Si inizia con una dichiarazione di fatti storici, visti alla luce della fede. I fatti si riferiscono alla liberazione del popolo dalla schiavitù e al suo costituirsi come libera nazione. I comandamenti sono il corollario di avvenimenti.
Nel Nuovo Testamento l’impostazione è analoga: l’insegnamento morale è connesso con l’annuncio del Vangelo. Ma vi è un fatto, un evento Storico preciso da cui deriva l’impegno morale.
Le beatitudini (vangelo) esprimono il capovolgimento radicale dei valori che l’evento-Gesù ha realizzato. Sono il «segno» dell’evento. Con esse Luca proclama l’avveramento delle promesse messianiche (Beati i poveri, Beati voi che ora avete fame, Beati voi che ora piangete).
In questi poveri e nei perseguitati Luca vede la Chiesa in cui vive. Chi dice di si all’evento-Gesù prova la gioia di sentirsi amato da Dio e inserito nella storia della salvezza partecipando alla sorte dei profeti e di Gesù. I quattro «guai» presentano la sorte opposta di chi dice di no, di chi non crede al Vangelo e perciò non si inserisce nella storia salvifica.
Le beatitudini non sono separabili dalla persona che le ha pronunciate. Gesù è l’ «uomo delle beatitudini». Solo perché lui è risorto (seconda lettura), è vero che sono beati i poveri e la nostra fede non è vana.
Dal vangelo secondo Luca:
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
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