Castel di Sangro – Chiusura reparto chirurgia, il sindaco di Capracotta Paglione: “Necessario accordo di confine tra Abruzzo e Molise”
Il sindaco di Capracotta Candido Paglione, già Assessore regionale all’agricoltura e alle politiche della montagna, prende la parola per la chiusura del reparto di chirurgia dell’ospedale di Castel di Sangro, esprimendo tutta la sua preoccupazione a TeleAesse.
“La notizia di un ulteriore ridimensionamento dell’ospedale di Castel di Sangro rappresenta un grave segnale di disattenzione nei confronti delle popolazioni di un vasto territorio al confine tra le regioni Abruzzo e Molise. Per i cittadini dell’Alto Sangro, infatti, non è più garantita la esigibilità di uno dei diritti fondamentali scritti nella nostra Carta Costituzionale: il diritto alla salute.
La politica dei tagli e della logica ragionieristica, basata solo sui numeri – argomenta il sindaco del comune dell’Alto Molise – unita all’idea folle dell’autonomia differenziata per favorire alcune regioni del nord, già naturalmente più avvantaggiate, rischia di dividere l’Italia e di mettere in discussione lo stesso principio di unità nazionale. Occorre, invece, da subito, una chiara presa di posizione che ribadisca con forza il principio del federalismo solidale, se si vuole mantenere un clima di coesione sociale nel paese.
Il tema del diritto alla salute nei territori montani – aggiunge Paglione – è dirimente rispetto a tutte le politiche di sviluppo in atto. E’ necessario, pertanto, che venga ribadita con forza l’idea degli ospedali di area disagiata, anche prevedendo appositi accordi di confine tra le regioni Abruzzo e Molise, proprio per salvaguardare presidi ospedalieri importanti come quelli di Castel di Sangro e di Agnone. Questi due ospedali hanno una funzione fondamentale per garantire il diritto alla salute in territori difficili sotto il profilo orogeografico. La politica deve farsi carico di questa esigenza, riconoscendo alle popolazioni ancora rimaste sulle nostre montagne anche quel ruolo, insostituibile, di guardiani del territorio. Se così è, allora bisogna essere consequenziali e, quindi, garantire a queste popolazioni – alla pari di quelle che vivono in territori più ricchi – la piena esigibilità del diritto alla salute e alle cure“.
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