Ospedale di Agnone, l’amara riflessione di don Francesco Martino
Sarà una grande manifestazione popolare a difesa dell’ospedale san Francesco Caracciolo di Agnone quella organizzata per giovedì pomeriggio presso l’Oratorio francescano nella chiesa di Maria SS.ma di Costantinopoli del centro alto molisano dal movimento civico il Cittadino C’è. Incontro al quale prenderanno parte anche le popolazioni dei paesi dell’Alto Vastese. Ma ad analizzare in un decalogo la situazione attuale della sanità di queste aree è don Francesco Martino ex cappellano ospedaliero del Caracciolo e responsabile della Pastorale Sanitaria Diocesana.
Esordisce don Francesco “Il governatore Toma, leader del centrodestra molisano, ha avanzato con chiarezza nel Consiglio Comunale di Agnone dell’agosto scorso la tesi della presenza nel programma operativo della trasformazione dell’ospedale di Area Particolarmente Disagiata di Agnone in Ospedale di Comunità, struttura non ospedaliera, ma territoriale, declinandone con precisione i servizi, e aggiungendo che lui e la sua maggioranza non potevano farci niente, come già annunciato dallo stesso governatore Toma in un incontro precedente riguardante le attività produttive, sempre ad Agnone.
La maggioranza al Comune di Agnone ha seguito il tema ospedale, con rivoluzioni annunciate solo in Via mediatica, ma nel concreto del confronto politico con una indulgenza arrendevole e giustificativa, con una fiducia assoluta nel governatore Toma, che se lui è il suo Consiglio Regionale avessero voluto seriamente salvare la sanità del Molise avrebbero potuto farlo non istituendo una commissione per il dialogo, bensì approvando un documento Programmatico come atto di indirizzo ai Commissari, esprimente la volontà della Regione, in cui si delineavano la natura e la tipologia delle strutture ospedaliere e territoriali della Regione secondo le necessità dei cittadini.
Invece la maggioranza di centrodestra al centro ed in periferia ha sostenuto il governatore nella sua linea passiva e di non intervento sui temi sanitari, perché non era stato fatto Commissario, altrimenti avrebbe risolto i problemi.
Troppi i silenzi della maggioranza e del Consiglio Regionale, mentre nessuna parola, nessuna presa di posizione, ma zelo encomiabile e con rapidità nel pagare l’extrabudget di 14,7 milioni di euro ai privati, d’altronde fatto per prestazioni a cittadini di altre regioni, che non si sa saranno recuperati in futuro, ma che hanno prodotto l’ennesimo deficit, tentato di ridurre riducendo il bilancio Asrem con le azioni di contenimento della spesa con il non rinnovo dei contratti a tempo determinato al personale precario, o la trasformazione di questi in tipologia dequalificante libero professionale a partita Iva, (cosa che ha contributo a non rendere più appetibile il lavoro di medico in Molise, e generando la fuga dalla Regione verso le limitrofe, contraendo organici ma anche spesa) il trasferimento dei medici dai presidi periferici a quelli centrali sguarnendo i servizi, non rinnovo delle attrezzature, la chiusura progressiva dei servizi, il ritardo esasperante nelle pratiche concorsuali, la mancata rapida manutenzione di attrezzature sanitarie e il saccheggio di quelle funzionanti nelle strutture periferiche, garantendo però pienamente solo i lavori edilizi fatti con grande generosità.
La storia narra che mentre Sosto, Forciniti e Lucchetti affermavano tesi tranquillizzanti, giornalmente verso il Caracciolo e gli altri presidi minori seguivano questa prassi quotidiana stile chiusura progressiva dell’ossigeno, con una ipocrisia e una falsità degne di nota. 6. Nel 2011 circolò un documento riservato di una riunione tra Michele Iorio, l’allora assessore alla Sanità, gli allora vertici Asrem in cui si sanzionava la riconversione dell’ospedale di Agnone in struttura territoriale, da raggiungere mediante la convinzione dell’opinione pubblica mettendo in atto azioni ad hoc che facessero percepire la pericolosità di tale struttura ospedaliera e spingessero ad auspicare e desiderare il cambiamento proposto, anche con azione di convincimento della classe politica locale. Documento allora smentito,ma oggi che si constata pienamente attuato.
I rapporti con Frattura e la D’Innocenzo sono stati difficili, tesi, ma comunque si è avuto il coraggio di ingaggiare un braccio di ferro, impegnando Regione Abruzzo e Governo, arrivando ad una vittoria normativa con l’ospedale di Area Particolarmente Disagiata, poi, vanificata dall’azione tecnica della D’Innocenzo che ha configurato al massimo minimo possibile il presidio e con poca chiarezza, ed anche perchè il governatore Frattura, di fatto costretto su un binario non gradito, non ha seguito con particolare entusiasmo la problematica, non redigendo la stesura finale di un accordo di confine, sempre rinviato, a cui la vecchia maggioranza della Regione Abruzzo era disponibile a dare immediatamente il suo benestare, anche se qui ci perdeva.
Alcuni si sono vantati molto dell’amicizia con il Governatore Marsilio con cui avrebbero risolto ogni problema: infatti l’assessore Verì ha sbarrato le porte all’accordo di confine, definendolo pessimo per l’Abruzzo e che la discussione doveva ricominciare daccapo perché o era vantaggioso per la sua Regione, o nulla.
Il 28 ottobre forse è l’ultimo giorno del Caracciolo se non si ferma la Asrem, che ha raggiunto i suoi obiettivi, purtroppo di tagli e garanzia dei servizi sanitari stile nozze con i funghi, e la si obbliga immediatamente a bloccare le cessazioni in servizio del personale medico e con il rinnovo dei contratti a tempo determinato ai medici fino all’esperimento del Concorso per la Medicina, e a trasformare tutti i contratti libero professionali della struttura per il Pronto Soccorso in contratti a tempo determinato, altrimenti 50 e più dipendenti, a seguito di questa chiusura, saranno trasferiti ad Isernia e Campobasso, con le conseguenze socio economiche che si possono facilmente immaginare.
Se si ha una coscienza o veramente si ingaggia una dura lotta decisa per ottenere questo, senza se e senza ma, coinvolgendo l’apatica e rassegnata popolazione, che crede ancora alla befana, oppure è meglio sparire. La mia – conclude don Francesco Martino – è una riflessione amara piuttosto che di polemica politica: veramente non mi sarei mai aspettato che saremmo potuti arrivare così in basso“.
Vittorio Labanca
Leave a Reply
Devi essere connesso per pubblicare un commento.