Nel ricordo della Shoah la testimonianza di Ugo Foà
Domani sarà Ugo Foà, testimone delle leggi antiebraiche del 38 ad incontrare gli studenti altomolisani presso l’Istituto Tecnico Industriale della cittadina alto molisana alle ore 10.30 per celebrare la “Giornata della Memoria” ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. Ugo Foà, testimone dei terribili anni delle deportazioni degli ebrei nei cambi di concentramento ha subito l’ingiustizia, il terrore e la paura. La sua è un’eredità che lui stesso ha deciso dopo anni di raccontare, in particolare ai giovani.
“Mi piace molto stare trai giovani e poter raccontare, raccontando fatti concreti, quei terribili anni affinché la giornata della memoria non sia soltanto una giornata di ricordo, ma di reale consapevolezza – ha detto Foà in un recente incontro con gli studenti del liceo “Ferro” di Alcamo – Voi potete fare qualcosa, avete una doppia arma: la prima è la gioventù e la seconda il voto. Votare è una arma che ci permette di scegliere chi ci deve governare. Per anni quelle ferite profonde non mi hanno permesso di parlare di quei tragici momenti, dopo quarant’anni ho sentito il bisogno di parlarne, soprattutto con i giovani. Nel 1938 le leggi razziali sono partite colpendo le classi più deboli di italiani di religione ebraica.
Ricordo bene il momento in cui mi toccò personalmente: ero piccolo e all’improvviso mi venne vietata la scuola. In quegli anni erano in corso i licenziamenti dei dipendenti pubblici ebrei, degli ebrei arruolati nelle forze dell’ordine, una legge dopo l’altra che ha impedito alla popolazione ebraica di essere cittadini e di godere dei diritti civili, fin all’attuazione totale delle leggi razziali nel 1943“.
“Nel ’38 – ha continuato Foà – avevo dieci anni e vivevo a Napoli. Per me la scuola era tutto, e sentivo che mi stavano strappando qualcosa di mio: la scuola. Perché la scuola è mia, vostra, e sentirsi dire improvvisamente che non potevo più frequentarla mi ha creato sofferenza. Così iniziai a studiare a casa e a fine anno provai a fare l’esame da esterno per superare l’anno scolastico. Ricordo ancora l’elenco delle presenze in cui dovevo firmare, c’era scritto in rosso “Ugo Foà – Razza Ebraica”, fu così anche negli anni successivi. Poi durante la prova di italiano fui costretto a mettermi in un banco separato dal resto dei ragazzi, non potevo stare con loro perché di razza ebraica. La Presidente di Commissione mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò: “Foà coraggio, questo finirà”. Un gesto che in un momento difficile come quello mi ha dato molta forza. Erano gli anni dei movimento clandestini di resistenza antifascista, un movimento importantissimo per il nostro Paese.
Ogni volta che qualcuno dubita della realtà di quei fatti tragici definiti Shoah, rispondo con un elenco di duecento nomi. Sono alcuni dei tanti bambini italiani deportati nei campi di concentramento. Dopo la liberazione dal fascismo e dal nazismo – ha concluso Foà – sono tornato a scuola. Erano passati cinque anni e ricordo bene quel giorno, ero timido, mi ero dimenticato come fosse l’aula, la lavagna, stare sui banchi, ma è stato bello non leggere accanto al mio nome “Razza Ebraica”. Finalmente avevo riacquistato la mia libertà, ma soprattutto la dignità, quella che nessuna legge e nessun essere umano era riuscito a distruggere“.
Vittorio Labanca
Leave a Reply
Devi essere connesso per pubblicare un commento.