Estetiste e Coiffeur di Agnone e Castel di Sangro scrivono al presidente Conte: “Fateci riaprire”
Hair Stylist e Coiffeur di Alto Sangro e Alto Molise hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per esternare il loro disappunto sulle decisioni del governo in merito alla riapertura delle attività del settore a giugno.
Teresa Marcovecchio estetista di Agnone scrive così.
“Sono un’estetista, un’artigiana, che crea lavoro, produce benessere e rispetta le regole. Sono una professionista, che con disciplina e rigore, mette la sicurezza sopra ogni cosa. Comprendo che mettere d’accordo un’Italia intera, con esigenze, richieste e pretese, sia gravoso ed estremamente impegnativo. Avere a cuore la salute del Paese e di chi ci vive, è lodevole ed encomiabile, le dà onore.
Ha il mio pieno sostegno, perché chi vuole la sicurezza e la salute, merita la mia stima. Entrambi vogliamo offrire sicurezza e garantire a chi si affida a noi, le migliori condizioni possibili. Nel mio mestiere avere cura dei particolari, usare attenzione, ed evitare qualsiasi rischio, è fondamentale. Proprio per questo, vista la peculiarità del lavoro che svolgo, desidero portare a sua conoscenza che nella mia attività sono estremamente responsabile, attenta e ligia nell’eseguire tutte le normative igienico sanitarie, utilizzando la massima diligenza con i migliori ausili a disposizione.
Nel mio centro, l’igiene e la sicurezza sono ai massimi livelli, perché utilizziamo gli standard più evoluti, suggeriti da esperti qualificati, per esempio: Appuntamenti con 1 sola pax per volta. Utilizzo di dispositivi di protezione usa e getta: guanti, mascherina, gel igienizzante ecc. Sterilizzazione strumenti, con il protocollo di sterilizzazione dell’autoclave medicale. Igienizzazione delle persone e Sanificazione degli ambienti. Raccolta differenziata materiali utilizzati. Questo e altro ancora, mettendo sempre dinanzi ad ogni cosa che faccio: “scienza e coscienza“.
Gent.le Giuseppe, mi consenta di usare il suo nome, Il suo decreto implica il mettere in grave pericolo oltre 263mila addetti e 130mila imprese (nello specifico 35.000 centri di estetica e 95.000 acconciatori), induce il lavoro nero e l’abusivismo a cui le persone ricorreranno con implicazioni gravissime e rischiose per la salute pubblica. Io voglio evitare di diventare un'”abusiva”, non voglio lavorare in nero, non voglio evadere il fisco perché sono un’imprenditrice che dà lavoro. Sono una donna che ha avviato un’attività artigianale nonostante mille difficoltà. Sono un’estetista professionista, attenta e scrupolosa, che vuole lavorare per garantire il mio contributo al paese, per cui sono a farle una richiesta: venga nel mio centro!
Venga a toccare con mano la qualità di quanto le ho spiegato. Venga a vedere con i suoi occhi il livello di sicurezza che attuiamo. Sono certa che comprenderà che le estesiste sono, tra le categorie, quella più rispettosa delle normative igienico-sanitarie, la categoria che vuole aiutare il paese ad iniziare la “fase due” da lei indicata, per far ripartire subito, adesso, la nostra amata Italia. L’aspetto oggi stesso, perché tengo in estrema considerazione il suo giudizio e la sua valutazione in merito a quanto ho scritto e dichiarato“.
Questo invece è il testo della lettera siglata da esponenti della categoria a Castel di Sangro: Katia Buonandi, Luciana Petrocelli e Carmine Di Nenno.
“Egregio Presidente del Consiglio, possiamo solo immaginare la quantità di difficoltà che si trova a dover affrontare in questo momento. Come siamo convinti che a sua volta saprà immaginare cosa significa per un parrucchiere o per un’estetista dover attendere oltre tre mesei prima di riaprire la propria attività. Ci permetta, il nostro è tutto fuorché egoismo di parte.
Non ci mettiamo a discutere le origini delle sue scelte, anche se a nostro avviso è evidente quanto siano illogiche, incomprensibili, inaccettabili. Il suo decreto è lì a confermare che i presupposti per riaprire prima di giugno ci sono!
Accetteremo le disposizioni, il rapporto 1:1, tutto ciò che ci chiederete di fare… ma una cosa, proprio non ce la deve chiedere, presidente. Perché lei ci sta chiedendo di “chiudere”, non di tenere chiuso! Un’impresa su tre non è in grado di reggere l’impatto di un altro mese senza incassi! E attenzione, deve essere chiaro: se lo stato prevedesse aiuti concreti, non saremmo nemmeno qui a scriverle! Ma la situazione la conosciamo, e ahimè possiamo constatarla nei giorni che seguono ai suoi messaggi.
Si rende conto che i costi continuano ad essere quasi gli stessi… e che per molte imprese 600 euro servono per coprire quelli di un giorno Inoltre, a che serve dilazionare i costi, quando i profitti sono stati annullati?!
Perché attendere giugno? Perché?! Perché, oltre tutto, consegnare decine di migliaia di persone all’abusivismo incontrollato, che oltre a farsi beffe di lei e di chi le paga le tasse, striscia di casa in casa moltiplicando i rischi di contagio?
Può davvero, Presidente, assumersi la responsabilità di far chiudere le imprese e far prosperare l’illegalità? Le chiediamo di ascoltare con attenzione diretti interessati, associazioni e parti sociali. Le chiediamo di restituire dignità ad un mestiere e a chi le chiede solo di poterlo svolgere, al più presto, nel pieno rispetto delle sue disposizioni. Le chiediamo di mostrare coscienza, senso di responsabilità, e capacità strategica“.
Vittorio Labanca
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