Ritiro del Napoli a Castel di Sangro: riconoscimento ad un lavoro che parte da lontano
Tutto vero: il ritiro del Napoli si svolgerà a Castel di Sangro in vista della prossima stagione. Non solo: sarà così almeno fino al 2025. La tanto attesa e sudata fumata bianca è arrivata, per la gioia di tutti: simpatizzanti della squadra di Maradona, amministratori locali e attività commerciali.
Un mini ritiro, quest’anno, le cui date sono ancora da definire (si parla di un periodo compreso tra la fine di agosto e la prima decade di settembre) e le cui modalità dipenderanno molto dall’evoluzione – l’auspicio è una involuzione – dell’emergenza sanitaria.
Facile immaginare, covid e protocolli permettendo, un esodo dei tifosi napoletani, che in Alto Sangro sono già degli habitué. Per numero di sostenitori (2,8 milioni), il Napoli è il quarto club in Italia. Per calore e passione della gente, probabilmente è il primo. Sarà allora un’invasione totale, senza precedenti. Pacifica, calorosa e colorata.
Quello appena siglato è un affare da ottocentomila euro a stagione: sono queste le cifre dell’accordo, con la Regione Abruzzo nel ruolo di “main sponsor” istituzionale. Un investimento che crediamo di sicuro ritorno, con importanti ricadute per l’economia locale e per l’immagine dell’Alto Sangro e dell’Abruzzo. Non da ultimo, quest’anno il periodo interessato consentirà di allungare la stagione estiva, che solitamente si chiude qualche giorno prima della fine di agosto. Una vera benedizione, dopo le sofferenze patite dai commercianti in questi lunghi mesi di lockdown.
Il binomio tra Napoli e Alto Sangro è tutt’altro che nuovo. È un connubio che affonda le sue radici nella storia e nella cultura: Roccaraso è da sempre, per antonomasia, “la montagna dei napoletani” e dal 2015 ospita il ritiro del Napoli Primavera. Moltissime sono inoltre le testimonianze della presenza partenopea, viva e pulsante, nel nostro territorio. In tanti hanno una seconda casa da noi (anche una prima) e altrettanti scelgono ogni anno il nostro comprensorio per trascorrere le vacanze estive ed invernali. Numerosi sono anche quelli che hanno scelto di venire a vivere a queste altitudini, trasferendo o costruendo qui le loro famiglie, lavorando nelle attività già presenti oppure avviandone nuove, offrendo lavoro a tante persone del posto. Gli esempi si sprecherebbero, in tutti i settori.
Torniamo al raduno. A onor del vero, la scelta è stata dettata in primo luogo dalla particolare contingenza. Il Trentino, sede abituale del ritiro precampionato degli azzurri, a causa dell’emergenza Covid ha infatti vietato fino al 15 ottobre i grandi eventi con più di mille persone. Una causa di forza maggiore che ha indotto la società a guardarsi intorno per trovare una casa estiva alternativa a Dimaro, località con cui la società guidata da Aurelio De Laurentiis aveva un contratto fino al 2021. Da qui il capolavoro della Regione Abruzzo, capace di trasformare quello che sembrava un “prestito secco” (così lo aveva definito il primo cittadino di Dimaro Folgarida) in un contratto a lungo termine (dopo i sei anni c’è anche un’opzione per il rinnovo).
Altri elementi, tutti rilevanti, hanno fatto il resto affinché si celebrasse lo storico matrimonio tra Napoli e Castel di Sangro: la vicinanza geografica, il proverbiale “carpe diem” del sindaco Angelo Caruso (secondo solo a quello di Quinto Orazio Flacco), la consolidata sinergia con la Regione Abruzzo che ha saputo cogliere le potenzialità di un validissimo centro sportivo e ha visto in questa operazione uno spot per l’intero Abruzzo, la preziosa intercessione di Gabriele Gravina che a Castel di Sangro è sempre di casa. Probabilmente ne manca anche qualcuno, altrettanto importante.
Al di là dei meriti attuali e personali che pure ci sono, crediamo tuttavia che il fattore più decisivo sia da ricercare nel “brand” (o nella “marca”, se vi piace di più) che Castel di Sangro ha saputo costruirsi negli anni. Perché se da un secolo Roccaraso è il punto di riferimento per lo sci, allo stesso modo Castel di Sangro in trent’anni è diventato il capoluogo del turismo sportivo. Non solo in Alto Sangro, ma (almeno) in tutto l’Abruzzo. E la scelta del Napoli, di eleggere Castel di Sangro come sede del ritiro estivo 2020, è un riconoscimento ad un lavoro che parte da molto lontano. Se nel sopralluogo del 20 giugno il patron De Laurentiis e il suo staff sono rimasti piacevolmente colpiti dalla cittadina e dalle attrezzature, lo si deve non al caso o alla fortuna, ma ad una pluriennale e mirata politica di investimenti, pubblici e privati, che nei decenni ha reso Castel di Sangro una destinazione privilegiata dal turismo sportivo.
Un’idea – quella di sviluppare un turismo legato allo sport – nata in realtà già intorno ai primi anni Ottanta, quando per intuizione dell’allora amministrazione comunale furono gettate le basi per favorire l’ingresso nella squadra di calcio di imprenditori illuminati, i cui nomi e cognomi sono ben noti. Come andò a finire quella avventura, anzi quella favola, lo sappiamo tutti e lo sanno ovunque. Fu un miracolo, come molti pensano e dicono? Certamente il calcio dimostra che le risorse, anche ingenti, non sempre bastano per raggiungere gli obiettivi. Ma più che al miracolo, crediamo che quella esperienza fu soprattutto il frutto di programmazione, di un modello di management e di sostenibilità da far studiare nelle scuole e di quella “lucida visionaria follia” (la citazione è di Erasmo da Rotterdam) che è tipica delle grandi imprese.
Gli ingredienti utilizzati, guarda caso, sono molto simili a quelli adoperati da chi ha continuato a scommettere e ad investire nel turismo sportivo a Castel di Sangro, anche (soprattutto) quando nel 2005 l’epopea si concluse, lasciando in eredità uno stadio da 8mila posti attorno al quale costruire un polo sportivo di tutto rispetto e l’insegnamento che anche il piccolo può fare cose da grande. Ma una buona parte di questo lungo e appassionato lavoro è stato realizzato anche dagli imprenditori locali, che hanno creduto nel territorio investendo risorse ed energie, creando posti di lavoro, mettendo su impianti, strutture ricettive, nuove residenze, veri e propri templi della ristorazione.
Non solo i grandi imprenditori, anche quelli più piccoli, che hanno aggiunto valore al giocattolo. Questo traguardo è anche un premio al loro coraggio. Chi viene in Alto Sangro oggi sa che troverà non solo il verde, l’aria pulita e la tranquillità; ma ospitalità, strutture accoglienti, impianti dove praticare sport, servizi, eccellenze gastronomiche, una montagna a misura di famiglia, attività nella natura, cultura, eventi.
Castel di Sangro e l’Alto Sangro si preparano dunque ad accogliere per la prima volta un ritiro estivo di una squadra di calcio così blasonata. È una prima volta anche per l’Abruzzo. Può essere una vetrina eccezionale per tutto il territorio: un’opportunità unica per far conoscere, ancor di più, i nostri luoghi. Sappiamola cogliere, come ha fatto chi in quarant’anni con il lavoro e la lungimiranza ha costruito questo straordinario risultato.
Vittorio Di Guilmi
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