Istituti tecnici economici, i giovani con qualifica tecnico-professionale ha un impiego
Il Patini Liberatore pronto al rilancio degli istituti tecnici economici: un ponte per il futuro
Anche quest’anno l’Istituto Tecnico Economico “Liberatore” ha partecipato alla 2^ Edizione della “Giornata Nazionale per la promozione della cultura economica” evento promosso dalla Rete Nazionale I.TE.F.M. (Istituti Tecnici Economici di Formazione Manageriale).
L’iniziativa che ha coinvolto studenti, famiglie, istituzioni presenti sul territorio, imprenditori, liberi professionisti e personale docente, ha avuto lo scopo di rilanciare e riscoprire la conoscenza economica per evidenziare la valenza culturale dell’offerta formativa degli Istituti Tecnici Economici.
Hanno inciso personalità di rilievo dell’imprenditoria territoriale: Antonella D’Orazio, Guglielmo Carfagnini, Rosita Dell’Armi, Ercole De Cesare, Pingue, Antonio Di Santo.
E’ un segmento della scuola italiana che funziona bene ma è poco conosciuto da famiglie e studenti.
Tuttavia i numeri parlano di un paradosso di casa nostra: nonostante che gli ITE siano un ottimo passepartout per il mondo del lavoro come ci ha ripetuto persino l’OCSE (Organizzazione Internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) “il 68% dei giovani con qualifica tecnico-professionale ha un impiego e nel 53% dei casi svolge lavori congruenti con i propri studi“.
La cultura economica rappresenta “un percorso formativo di livello ed efficace per l’ingresso nel mondo del lavoro“.
La percentuale degli iscritti si attesta intorno al 30% del totale dei neo iscritti. Gli ITE, oltre a favorire i diplomati che non proseguono gli studi ad entrare nel mondo del lavoro, offrono una buona preparazione di base e che gli studenti frequentano l’Università “con successo” (fonte Il Sole 24 ore), come emerge dall’ultima indagine ISTAT sui “Percorsi di studio e lavoro dei diplomati” a quattro anni dal conseguimento del diploma su un campione di 36.700 diplomati.
Un paradosso di casa nostra (basti pensare che negli ultimi anni le imprese non sono riuscite a trovare sul mercato del lavoro circa 60 mila profili tecnici da assumere!).
Urge iniziare a rivalutare la cultura economica in quanto rappresenta, come ci hanno fotografato l’OCSE e l’ISTAT, “una formazione di livello e di qualità oltre che un percorso efficace per l’ingresso nel mondo del lavoro” e nel contempo offre “una preparazione curriculare di base di assoluta qualità per frequentare l’università con successo” (come pure ribadito dal Prof. Fabrizio Proietti Dirigente MIUR per gli Ordinamenti dei percorsi dell’istruzione tecnica e professionale).
Una provocazione della Dirigente Cinzia D’Altorio: “forse in questo dialogo tra sordi per riconoscere l’eccellenza di tali percorsi formativi e per renderli più attrattivi e appetibili sarebbe opportuno rinominare gli Istituti Tecnici in Licei Tecnici“?
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