Caso pratico di BPA “Bloodstain Pattern Analysis” disciplina che studia la scena del crimine
Nella mia breve carriera come criminalista mi è capitata la fortuna di poter collaborare per un caso relativo a un duplice omicidio avvenuto in Perù durante la quarantena dell’aprile 2020. Uno dei più importanti esperti delle “macchie di sangue” dell’America meridionale, Juan Edson Santos Lovaton, mi diede l’onore di poterlo aiutare nell’analisi delle cd. “manchas de sangre” che si erano sviluppate in quel contesto criminoso, cercando di ricostruire la dinamica delittuosa.
Egli al periodo si trovava affetto da Sars-Cov-2 e, non potendosi presentare sulla scena del crimine per fare un’analisi diretta, ricevette dalla Procura del Distrito Fiscal de Arequipa, tutto il fascicolo degli atti per lavorare da casa. Inoltre gli fu trasmesso dal Ministerio PÚblico, Instituto de Medicina Legal, sub Gerencia de Tanatologia Forense, l’informazione peritale della necroscopia medico-legale, con annesse tutte le foto dell’autopsia dei due cadaveri. Fui io, appassionato dalla materia, a prendere contatto con Juan.
Destino voleva che il periodo lo trovassi alla ricerca di un esperto che lo potesse aiutare a redigere una relazione tecnica relativa al fatto appena accaduto e che lui, per motivi di salute, non si sentiva di fare. Subito mi diede la disponibilità di collaborare al caso inoltrandomi tutto il materiale e le informazioni che quotidianamente gli chiedevo, essendo sempre molto disponibile.
Il fatto narra di due ragazzi uccisi di nome Luis Aurelio Merino Collado e Julio Cèsar Velásquez Flores, i quali erano amici dediti al consumo di droga e che, non tenendo una dimora, fecero per loro abitazione un terreno ubicato presso una vecchia fabbrica abbandonata vicino alla strada di San Agustin y Av. La Marina.
Dall’altra parte, l’imputato Mario Armando Arias (20 anni, argentino), Facundo David Paez (35 anni, argentino) e Manuel Ivo Gonzales Melgar (37 anni, peruviano), dediti al consumo di PBC, anche loro senza fissa dimora e con ubicazione nella parte opposta del terreno dove vivevano i due ragazzi uccisi.
È durante la mattina del 25 aprile 2020 che Mario Armando Arias, nervoso per ciò che era successo la notte prima (gli imputati Mario Armando Arias, Facundo David Paez e Manuel Ivo Gonzales Melgar, tornarono nel terreno e Mario andò a tagliare un po’ di legna per accendere il fuoco per cucinare.
Più tardi, intorno alle 18 circa, Manuel andò al negozio per acquistare tre bottiglie di liquore marca “La Piedra” e una volta tornato dagli altri iniziarono a bere alcool. Verso la notte, quando era giunta ora di dormire, Luis Aureio Merino Collado e Cèsar Velásquez Flores stavano facendo un po’ di rumore parlando a voce alta, tanto che l’imputato Mario si avvicinò a loro per dire di abbassare le voci, ma loro non fecero nemmeno caso a quanto appena detto da Mario, che rimase infastidito di quest’azione da parte dei due “vicini di casa”) si armò con un’ascia e una forbice da potatura e chiese ai suoi due compagni di accompagnarli per uccidere Merino e Velásquez Flores. Una volta commesso l’omicidio, gli imputati rovistarono tra gli averi delle vittime trovando una valigia con dentro un paio di scarpe da ginnastica, una radio, un libro e tante altre cose…
Dopo aver descritto sommariamente i fatti, mi preme dare una spiegazione di quello di cui effettivamente si occupa la BPA.
Sappiamo benissimo che la ricerca della verità è l’obiettivo di ogni buon investigatore che s’introduce nella scena del crimine e tale verità si può ottenere solamente utilizzando tutte le metodologie scientifiche comprovate fino a quel momento.
La maggior parte delle scienze forensi fa riferimento al “CHI” di un crimine. Attraverso il loro studio è dunque possibile stabilire chi sia l’esecutore materiale del reato. L’analisi dei modelli di macchie di sangue, la cd. BPA (Bloodstain Pattern Analysis) è invece una delle poche discipline che studiano la scena del crimine affrontando la risposta circa il “COME” si sia sviluppato l’evento delittuoso.
La BPA è un metodo scientifico utilizzato prevalentemente nelle scene del crimine dove si è verificato un crimine violento. Nel caso più classico, che è l’omicidio, ci si trova in una scena del crimine caratterizzata dalla presenza di numerose tracce di sangue provenienti dalle lesioni che sono state inferte dall’assassino nei confronti della vittima, oppure dalle lesioni che lo stesso assassino si può essere causato durante l’azione omicidiaria.
Un omicidio può essere perpetrato in svariati modi, attraverso l’utilizzo di armi da fuoco, di armi bianche da taglio, di armi bianche da punta e taglio, oppure da oggetti contundenti. Il sangue rilasciato sulla scena del crimine, a seguito dell’utilizzo di questi oggetti, dovrà dunque essere analizzato, non solo dal punto di vista biologico, bensì dal punto di vista ricostruttivo della modalità di sviluppo del delitto, attraverso la BPA. Si tratta di una scienza poliedrica, ottenuta dalla combinazione di numerose discipline.
Non si può parlare di BPA senza prendere in considerazione la geometria, la fisica, la fisiologia e la logica, le quali, basandosi sullo studio delle caratteristiche fisiche delle dimensioni e della distribuzione delle macchie di sangue, permettono di formulare ipotesi circa le modalità con cui si è verificato l’evento delittuoso.
A caratterizzare le tracce ematiche che si rinvengono nella scena del crimine sono le loro proprietà fisiche nel sangue, tra cui la viscosità e la tensione superficiale, oppure le forze sterne cui le stesse tracce sono sottoposte.
La tensione superficiale è la proprietà fisica più importante perché permette di comprendere il comportamento del sangue, una volta che esso abbandona il sistema circolatorio, in seguito alle lesioni prodotte nel corso di un’aggressione.
Il sangue è un liquido e, come tutti i liquidi, è tenuto insieme da forze di coesione fra le sue molecole chiamate di Wan der Waals: in ogni liquido la tensione superficiale si manifesta come una pellicola protettiva che è resistente alla penetrazione ed è il risultato dell’attrazione intermolecolare. Solitamente, siamo portati a pensare che il sangue, o meglio la sua traccia, abbia una morfologia assimilabile a una goccia.
Nella realtà, però, le “gocce di sangue”, così come tutti i liquidi, hanno una forma “sferoide” o “a palla”, e non la classica forma “a goccia”. In una scena del crimine si possono presentare schizzi, chiazze, macchie, talvolta invisibili a occhio nudo, e che per essere rilevate hanno bisogno dell’utilizzo dei trattamenti con il luminol.
Tutte queste tracce potranno tornare utili per fornire informazioni di fondamentale importanza per la ricostruzione virtuale di uno scenario delittuoso e, dunque, le diverse fasi in cui un determinato crimine si è consumato.
Sarà possibile dedurre la direzione degli schizzi e l’area d’origine delle macchie, il tipo di forza che ha generato quegli schizzi, ma anche l’area in cui il sangue ha impattato o in cui un corpo o un oggetto è venuto in contatto con il sangue.
Sarà inoltre possibile determinare la posizione delle persone durante il sanguinamento, la sequenza del delitto, il movimento di cose o persone mentre si stava compiendo il reato o dopo il delitto, infine le modalità dell’azione, il tipo di arma e le attività compiute durante lo spargimento di sangue.
Ritornando al caso concreto, allego adesso le fotografie, da me analizzate, che mi hanno consentito di eseguire la relazione per il caso di duplice omicidio prima descritto.
CADAVERE DI LUIS AURELIO MERINO COLLADO
Foto 1. Calcolo dell’area di convergenza del punto d’impatto dove si è prodotta la serie di colpi che lasciarono senza vita il corpo della vittima. Con le frecce rosse possiamo notare macchie di sangue arterioso-venoso, o meglio un getto arterioso – venoso, derivante dal rilascio di sangue dal corpo sotto pressione in caso di rottura di un’arteria venosa.
Siamo dunque alla presenza di macchie di sangue mediante meccanismo di proiezione. Per l’esperto in BPA è impossibile stabilire se si tratti di sangue arterioso o venoso dalle foto poiché questa informazione può essere ottenuta solo se l’ispezione viene effettuata nell’immediatezza del reato.
Nelle vene il sangue è più scuro mentre nelle arterie è più chiaro. Proprio per questo motivo, se trascorre troppo tempo dal momento in cui esce il sangue arterioso, quest’ultimo, a contatto con l’ossigeno presente nell’aria, assumerà lo stesso colore del sangue venoso, rendendo impossibile tale informazione da parte nostra (solo l’autopsia del cadavere potrà chiarire meglio l’idea circa la presenza di un arteria o di una vena rotta).
Un’altra macchia di sangue da tenere in considerazione è quella indicata dal cerchio giallo, denominata in BPA “Flow“. L’Internacional Association of Bloodstain Pattern Analysis (IABPA) indica con tale terminologia “Un cambiamento nella forma e nella direzione di una macchia di sangue dovuto all’influenza della gravità o al movimento dell’oggetto“.
Grazie alla presenza di questo Flow che gocciola sul lato destro del viso (dalla bocca al collo), possiamo affermare con certezza che il corpo della vittima, quando colpito, era rivolto dalla parte opposta a come i colleghi che hanno eseguito l’ispezione l’hanno ritrovato. Questo è stato poi confermato anche dalle foto dell’autopsia, le quali hanno chiarito il fatto che le ferite si trovavano tutte nel lato sinistro della testa e non in quello destro).
Infine, è risultato importante notare la Saturazione, indicata dal cerchio verde, presente nel cuscino e nel materasso posti entrambi sotto il viso e la testa della vittima. La IABPA definisce tale macchia come: “Una macchia risultante dall’accumulo di sangue liquido in un materiale assorbente“. Questo sta a indicare che il corpo della vittima si trovava sdraiato, così come è stato ritrovato, senza aver mai avuto la possibilità di alzarsi e di reagire (sicuramente è stato colpito brutalmente durante il sonno).
CADAVERE DI JULIO VELÁSQUEZ FLORES
Foto 2. Questa foto mostra il corpo di Julio Velásquez Flores ritrovato dai tecnici che hanno effettuato l’ispezione. Si vedono macchie di sangue sui pantaloni della vittima (cerchio rosso) e sul materasso sottostante, dietro la testa del cadavere (cerchio blu), infine sulla parete dietro la roccia (cerchio nero).
Le macchie sopra i pantaloni e nel materasso hanno una forma sferica, tipica di un gocciolamento perpendicolare dovuto alla gravità.
Le ipotesi sono due: il cadavere si trovava, in un certo momento dell’azione criminale, in posizione seduta e ha gettato sangue dalla sua testa, che gli è versato sui pantaloni (ma così facendo non poteva allo stesso tempo fluire nel materasso); l’assassino (camminando e perdendo sangue da una ferita che si era fatto alla mano o dalla stessa arma usata per il delitto) crea le macchie di sangue sui pantaloni della vittima e nel materasso (ipotesi più probabile).
Foto 3. Da questa foto è estremamente complesso definire queste macchie di sangue. Anche con lo zoom al massimo, un esperto di BPA potrebbe non essere in grado di catalogare queste macchie. Le foto sono state scattate male e non aiutano a ricostruire al meglio la dinamica. Per non commettere errori che potrebbero in seguito influenzare la scelta di un giudice, mi sono limitato ad affermare, con una certezza totale, che si tratta di uno PATTERN, ossia di una macchia di sangue.
Sono giunto alla fine di questo articolo, decidendo di soffermarmi sulla parte strettamente ricollegata alla BPA, evitando dunque di prolungarmi sull’analisi delle ferite riscontrate nei cadaveri etc. Spero tale mia esperienza vi sia piaciuta consapevoli del fatto che per ogni chiarimento potrete contattarmi.
P.S.: questo lavoro, oltre un compenso economico ne è valso un attestato bellissimo, di valore internazionale, rilasciatomi direttamente da Juan Edson Santos Lovaton e dall’Instituto Peruano de Ciencias Forenses.
Dott. Alessio Poggi (giurista, criminologo, dottore in criminalistica); Cellulare: 329 962 3450; Indirizzo mail: alessiopoggi91@gmail.com.
Leave a Reply
Devi essere connesso per pubblicare un commento.