Carenza di medici di Guardia Medica: la ASL cerca medici a tutti i costi, ma non li trova
In riferimento agli articoli di stampa pubblicati recentemente e relativi alla carenza del servizio di Guardia Medica nelle sedi di Pescocostanzo, Pescasseroli e Castel di Sangro, la Direzione Aziendale della A.S.L. ribadisce che la problematica è strettamente dipendente dalla mancanza di medici, che non hanno dato la disponibilità ad assumere gli incarichi per la copertura dei turni di servizio.
Dobbiamo ricordare che la carenza di medici è un problema nazionale, che interessa tutte le Regioni e tutte Le ASL, e richiederebbe, per essere risolto, misure straordinarie a livello centrale.
Sulla situazione specifica interviene la Responsabile del Distretto Peligno Sangrino – Dott.ssa Agata Arquilla – che chiarisce: “Nelle tre sedi carenti sono in servizio, tranne una unità, tutti medici sostituti temporanei perché, alla pubblicazione delle sedi carenti, fatte regolarmente e ripetutamente dalla ASL, nessun medico ha accettato l’incarico di guardia medica.
Purtroppo, nell’ultimo periodo, il numero dei medici disponibili si è ulteriormente ridotto nonostante, già da tempo, siano stati attivati incontri di lavoro con alcuni rappresentanti dei medici e con i sindacati al fine di acquisire le ulteriori disponibilità da parte dei medici a coprire, in caso di necessità, più di una sede.
C’è da dire – aggiunge – che la situazione orografica di queste sedi di guardia medica scoraggia ulteriormente le disponibilità ad accettare incarichi“.
Per far fronte alla situazione emergenziale, comunque, la Direzione della A.S.L. sta percorrendo tutte le soluzioni alternative, come l’incentivazione economica con la remunerazione di prestazioni aggiuntive e l’attivazione nelle prossime settimane di una ambulanza medicalizzata con medico specialista a bordo, nella sede di Pescocostanzo, per rispondere alle situazioni di emergenza e ai bisogni assistenziali del comprensorio.
La Direzione Aziendale, inoltre, confida nel rapporto di collaborazione con le istituzioni locali, che potrebbero valutare la messa in campo di incentivi per aumentare l’attrattività delle loro sedi, come, ad esempio, la disponibilità di alloggi abitativi da offrire ai medici che risiedono altrove.
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