Altosannio, la miopia della politica danneggia Abruzzo e Molise. Delli Quadri:” Non è solo geografia”
Agnone – Da oltre due decenni impegnato a studiare le problematiche dei territori abruzzesi e molisani, l’ex manager in quiescenza, Enzo Delli Quadri, fondatore dell’Associazione Almosava e del sito web almosava.it (che invitiamo tutti a visitare) interviene con un’analisi lucida che dimostra grande competenza sull’argomento, cosa che non si può affermare a molti rappresentanti, democraticamente, eletti dai cittadini.
Ecco il suo intervento:
“Si resta sbalorditi ma non sorpresi di fronte alla proposta [1] di modifica dell’ordinamento dello Stato, così come presentata dalla Società Geografica Italiana[2] a fine anno 2013. Ad essa hanno lavorato tanti studiosi, economisti, storici, sociologi, geografi, ambientalisti i quali, tra l’altro,individuano l’ Altosannio come un territorio con una sua ben definita autonomia socio-politica ed economica, con al centro Castel di Sangro.
Infatti, basta Osservare le tabelle finali della Relazione, qui riproposte, per notare come il riferimento al territorio avente al centro Castel di Sangro, si presenta senza problematiche e senza incertezza, diversamente da molti altri territori.
E basta leggere i nuovi assets strategici, più sotto riportati, su cui si fondano le conclusione degli studiosi, per comprendere la validità delle loro affermazioni. In sintesi definitiva, al di là da ogni considerazione politica, oggi possiamo affermare che:
L’ Altosannio non è solo un fatto geografico (Almosava ovvero Alto Molise Sangro Vastese); non è solo un fatto storico romanzato, come raccontatoci da Nicola Mastronardi; e non è un fatto affettivo, sentimentale, come per molti altosanniti profondamente innamorati del loro territorio.
L’ Altosannio è cosa modernamente viva: l’Altosannio rappresenta una entità territoriale autonoma, con una sua identità socio-politica, geografica ed economica
Queste considerazioni dovrebbero essere (!!??!!), per i nostri amministratori, la base di ogni discussione per far valere le ragioni del territorio contro chi continua a mantenerlo diviso, per interessi di bottega o chi, dimentico di tutto ciò o all’oscuro di tutto ciò e delle conseguenze negative di questa ignoranza, si imbarca in operazioni di riaggregazioni che contrastano con l’obiettivo di mantenerlounito”.
Come al solito Delli Quadri, in modo elegante, com’è suo stile, fa emergere la miopia dei politici locali che pensano ancora all’orticello di casa e non al futuro di queste aree “disgraziate”. Impossibile non essere d’accordo con lui: chi riesce a spiegarlo meglio ai politicanti di turno?
“In particolare, la proposta della Società Geografica per il riordino territoriale dello Stato, il cui documento finale è scaricabile da http://www.astrid-online.it/–l-attuaz/Documenti/Societ–Geografica-It_Riordino-territoriale_giugno-2013.pdf nasce dagli studi che nel corso degli ultimi vent’anni la Società Geografica stessa ha sviluppato a partire dal “progetto 80”. Tale documento può essere considerato il padre di tutte le riflessioni successive, essendo stato redatto dalla parte più sensibile e innovativa dei territorialisti.
Si tratta di un disegno programmatico che trascende le consolidate suddivisioni amministrative provinciali e regionali. Competitività, sostenibilità ambientale e innovazione socio-culturale rappresentano i nuovi assets strategicisu cui si fonda la proposta. L’obiettivo, secondo la Società Geografica, è quello di proporre un’organizzazione dell’Italia articolata in una molteplicità di centralità strategiche secondo l’individuazione di una pluralità di “nuovi fattori di localizzazione” che sostengano un ritaglio amministrativo adeguato al territorio.
La proposta porta a 31 Aggregati fondamentali: 1) del Tanaro, 2) La grande Torino, 3) Valsesia/Piemonte settentrionale, 4) La Grande Milano, 5) Insubria, 6) Liguria, 7) del Garda, 8) Dolomitia, 9) Veneto, 10) Friuli/Iulia, 11) Emilia/La Grande Bologna, 12) Padania orientale/Romagna, 13) Tirrenia, 14) La grande Firenze, 15) Etruria, 16) Umbria, 17) Marche, 18) Roma Capitale, 19) Ciociaria, 20)Abruzzo, 21) Napoletano, 22) Campania, 23) Daunia, 24) Puglia, 25) Salento, 26) Basilicata, 27)Calabria, 28) Sicilia Ionica, 29) Sicilia occidentale, 30) Sardegna settentrionale, 31) Sardegna meridionale.
All’interno di ciascun aggregato la proposta prevede Polarità Urbane e Comunità Territoriali. Nel caso dell’Abruzzo avremmo:
1 Polarità Urbana: Pescara
9 Comunità Territoriali: Pescara, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Teramo, Giulianova, Atessa, Castel di Sangro, Vasto.
Quindi: tra le nuove centralità strategiche e i nuovi fattori di localizzazione è inserita la Comunità Territoriale di Castel di Sangro.
Chiunque non si attivi perché quel che la storia, prima, e le condizioni politico-economiche hanno, poi, determinato, sarà responsabile del peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni interessate.
Ecco i fondamenti metodologici della proposta della
Società Geografica Italiana.
1. Le funzioni urbane: i sistemi metropolitani caratterizzati da valori più elevati di densità insediativa (residenziale, produttiva, terziaria, di servizio) rappresentano delle realtà imprescindibili.
2. La delimitazione fisico-funzionale: la presa in carico e la verifica dell’efficienza dei contesti areali e urbanizzati adiacenti, ma nel contempo aggregabili funzionalmente al “cuore” in quanto sistemi di riequilibrio gravitazionale (residenziale, produttivo, turistico, del tempo libero). In questo quadro rientrano le cosiddette aree libere che si trasformerebbero da territori indifferenziati ad aree funzionali specifiche del sistema di riferimento.
3. Le reti di connessione (e di gravitazione): la verifica dell’accessibilità fra queste entità territoriali e le zone circostanti dal punto di vista delle infrastrutture.
4. La presa in carico del capitale relazionale e sociale.
5. La valorizzazione patrimoniale: ovvero una combinazione di vantaggi specifici sintetizzabili in quattro attributi che potrebbero interagire e rafforzarsi reciprocamente: il patrimonio storico-artistico, la cultura immateriale, le componenti ricettive, la dimensione spettacolar-culturale.
6. L’individuazione di quei casi in cui il sistema prevede la presenza di due o più centri che rappresentano congiuntamente una “centralità diffusa”.
7. Le nuove aggregazioni territoriali saranno il più possibile autosufficienti potendo beneficiare al proprio interno dell’esercizio del maggior numero possibile di funzioni. Ne deriverebbe, dunque, un risparmio di gestione e una semplificazione del quadro dell’erogazione di servizi”.
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