Camminiamo la biodiversità, confermati i cambiamenti climatici sugli ecosistemi di alta montagna
Dopo lo svolgimento del BioBlitz, sabato scorso, presso la Stazione di Ricerca Ecologica a Lungo Termine LTER del Velino, si è conclusa ieri l’iniziativa “Camminiamo la biodiversità”, promossa dai Carabinieri Forestali, con il patrocinio del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Comune di Magliano de’ Marsi, con l’adesione delle Associazioni ecologiste WWF Abruzzo Montano, Salviamo l’Orso ed Appennino Ecosistema ed il sostegno fondamentale del Gruppo Escursionisti Velino e della Compagnia dei Cammini.
I camminatori, provenienti da Venezia, Verona, Parma, Napoli, L’Aquila, Vasto e Roma, hanno percorso ieri gli ultimi 17 chilometri, dal Rifugio Capanna di Sevice (m 2100), riscendendo dal massiccio del Velino verso i Piani di Pezza (Rocca di Mezzo) e coprendo un dislivello di 1200 metri in discesa e 400 metri in salita. Durante il percorso, l’ecologo Bruno Petriccione, insieme all’entomologo Agostino Letardi (dell’ENEA di Roma), ha illustrato ai partecipanti le caratteristiche biotiche e abiotiche che fanno del Velino un gioiello naturalistico dei nostri Appennini Abruzzesi.
I circa 25 iscritti all’iniziativa hanno partecipato attivamente al BioBlitz sul Velino, hanno percorso 30 chilometri a piedi e superato 1600 metri di dislivello in salita ed altrettanti in discesa. Durante il BioBlitz sono state censite complessivamente 200 specie vegetali, 80 di insetti, 40 di uccelli e 5 di mammiferi e rettili, con l’aiuto di due botanici, due entomologi e due ornitologi. Alcune delle specie di insetti trovate non erano state mai prima osservate in Abruzzo, mentre molte altre sono ancora in corso di determinazione da parte degli esperti. La scoperta di piante, uccelli, farfalle e grilli di alta quota, hanno attratto numerose persone.
I dati raccolti durante i tre giorni di cammino confermano senza ombra di dubbio, già da una prima sommaria analisi, la preoccupante tendenza, accertata da ormai venticinque anni, all’adattamento all’aridità delle comunità vegetali d’alta quota, nelle quali è in corso un processo di graduale degenerazione, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l’invasione di quelle più termofile. Si è di nuovo avuta la conferma che sta proseguendo inarrestabile da ormai dieci anni l’espansione verso l’alto del banale trifoglio pratense (Trifolium pratense ssp. semipurpureum, foto) a danno del più raro trifoglio di montagna (Trifolium thalii, chiamato localmente “la roscia” per il suo bel colore vermiglio).
Mentre quella di montagna è una specie mesofila che vive solo oltre i 1500 metri di quota, il trifoglio pratense è una specie stress-tollerante e ruderale che vive solitamente dal livello del mare fino al massimo a 1500 metri di quota. Gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi di montagna si fanno sempre più evidenti: la forte riduzione della durata del manto nevoso sta provocando un processo di graduale degenerazione e banalizzazione, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l’invasione di quelle più termofile.
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