Civitella Alfedena: Aree Protette, trenta anni fa la legge quadro
Il 6 dicembre, a 30 anni precisi dal varo della legge quadro sulle aree protette (legge 6 dicembre 1991, n. 394), si è svolta a Civitella Alfedena, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, un confronto pubblico sugli esiti della legge, organizzato dal Ministero per la Transizione Ecologica, da Federparchi e dal PNALM.
Dopo il saluto di Giancarlo Massimi, Sindaco di Civitella Alfedena e di Cinzia Teresa Torraco, Prefetto dell’Aquila, il Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica Ilaria Fontana ha ricordato che la legge quadro è stata emanata in attuazione del principio costituzionale di tutela dell’ambiente e ha sottolineato che il prossimo anno sarà cruciale ai fini della definizione degli obiettivi fissati dalla Strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità per il 2030, approvata dagli Stati membri ad ottobre 2020, in cui le aree protette hanno un ruolo centrale, in quanto veri e propri custodi della biodiversità.
L’incontro pubblico è stato efficacemente coordinato dal Capo Dipartimento per il personale, la natura, il territorio e il Mediterraneo del MITE, Maria Carmela Giarratano, la quale ha comunicato che tutti i Parchi nazionali si sono impegnati a mettere a dimora, nella stessa giornata del 6 dicembre, un albero o una pianta autoctona a testimonianza dell’azione di tutela del territorio da essi svolta in base alla legge 394.
Il Presidente del Parco, prof. Giovanni Cannata, ha voluto sottolineare il cambio di passo necessario per le sfide che si prospettano: affinché i Parchi possano diventare veri e propri “laboratori di futuro” sono necessarie “visione, missione e passione” in tutti i soggetti (Enti Parco, Comuni e Comunità locali).
La strada da percorrere presenta numerose difficoltà: non può esistere un futuro per i Parchi se non si attivano delle reti che connettano Enti, Istituzioni, partenariati pubblico-privati, cittadinanza attiva e volontariato e se non si approvano piante organiche all’interno degli Enti più adeguate quantitativamente e qualitativamente, al fine di raggiungere gli obiettivi fissati in questa transizione ecologica.
Giampiero Sammuri, Presidente della Federazione Italiana Parchi e Riserve, ha espresso la convinzione che, a trent’anni di distanza, la legge 394 è ancora valida nel suo impianto pur necessitando di qualche aggiustamento. Fra questi il più importante riguarda i Parchi regionali che devono costituire una parte integrante del sistema delle aree protette.
Occorre poi migliorare sia i meccanismi di nomina di presidenti, direttori, consigli direttivi e comunità, sia gli strumenti di programmazione e di gestione, a fronte dell’obiettivo ambizioso posto dalla Strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità di raggiungere, cioè, entro il 2030 il 30% di territorio protetto. A questo proposito è necessario tener presente che attualmente solo l’11% del territorio italiano è costituito da aree protette, e ciò comunque costituisce un primato a fronte di una media europea pari al 5%.
Per Donatella Bianchi, Presidente del WWF, il compito oggi più urgente è quello di fermare il degrado dell’ambiente naturale del pianeta e di costruire un futuro in cui gli umani vivano in armonia con la natura. Occorre pertanto un piano di azioni che punti al completamento e a una maggiore efficienza del sistema dei Parchi valorizzando a pieno la legge 394.
Ma occorre anche andare oltre: il Rapporto WWF, predisposto in occasione del trentennale della legge quadro, mette in luce sia il frequente cedimento dei Parchi a interessi localistici sia l’inserimento della partitocrazia nelle nomine degli organi degli enti di gestione.
L’Ammiraglio Aurelio Caligiore, Capo Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto, ha offerto un quadro complessivo dei problemi delle Aree marine protette (AMP) e le sue riflessioni sono state riprese da Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, che ha lanciato un appello perché venga data alle AMP la dignità che meritano e che oggi non hanno, in quanto non sono dotate di una propria organizzazione e di un adeguato personale.
Secondo Giorgia Gaibani, in rappresentanza della LIPU, per passare dall’11% di territorio protetto al 30% entro il 2030 occorre integrare alle attuali aree protette, le AMP, i siti Natura 2000 e altre aree di pregio naturalistico, creando una rete coerente e interconnessa.
La Strategia europea deve infatti trovare un sistema di aree protette che non siano definite solo sulla carta, ma che sia efficace sul piano della governance, della sorveglianza della biodiversità e del monitoraggio.
Mauro Furlani, Presidente della Federazione nazionale Pro Natura, si è soffermato su alcuni problemi delle aree protette come l’esclusione della componente scientifica dai consigli direttivi dei Parchi nazionali, la mancata conclusione del percorso istitutivo di tre importanti Parchi nazionali (Stelvio, Delta del Po, Gennargentu. Tuttavia – ha aggiunto – oggi occorre innanzitutto affrontare la grande sfida del 30% di territorio protetto entro il 2030 al fine di difendere la biodiversità che in Italia è la più ricca d’Europa, portando la natura al centro del dibattito culturale, economico e politico in tutto il Paese.
Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, dopo aver sottolineato gli aspetti positivi della 394 che certamente “ha fatto bene al Paese”, ha sottolineato come l’emergenza climatica debba vedere in campo le aree protette attraverso la costituzione di comunità energetiche specialmente nei territori di montagna.
Ebe Giacometti, già Presidente di Italia Nostra, ha fatto presente che occorre conservare la memoria del tanto lavoro fatto soprattutto dal mondo ambientalista per arrivare al varo della legge 394.
Grande perciò è il rammarico che Gianluigi Ceruti, primo firmatario della legge 394/91, non sia presente all’incontro odierno, come pure non siano stati invitati né Mountain Wilderness Italia né il Touring Club Italiano, né i Sindacati e ha ricordato che Carlo Alberto Pinelli, Presidente di Mountain Wilderness International, è stato il protagonista principale nell’elaborazione della fondamentale Carta di Fontecchio sul ruolo delle aree protette, approvata da quasi tutte le più importanti associazioni ambientaliste: un prezioso documento che riepiloga le difficoltà in cui si trovano le aree protette e numerose indicazioni per affrontarle e superarle.
Per Fabio Renzi, Segretario generale Fondazione Symbola, il trentennale offre l’occasione per riflettere insieme sui successi e sugli accenti problematici di una legge varata in un momento di transizione in qualche modo analogo a quello attuale: la transizione di allora era stata aperta da una pandemia dovuta al nucleare (Chernobyl 1986) che aveva dato una forte spinta sia all’ambientalismo (nel 1987 i Verdi sono arrivati in Parlamento) sia al federalismo (da APE alla federazione dei Parchi e successivamente alle Associazioni Borghi autentici, Borghi più belli d’Italia ecc), facendo riscoprire identità storiche sopite.
La sfida di oggi nasce da qui: la crisi pandemica e la crisi climatica, che determinano la transizione attuale, fanno riemergere la geografia istituzionale dei Parchi nella loro unitarietà; il mare e la montagna diventano così i luoghi centrali, innovativi, che possono dar vita alla cura dell’ambiente e alle politiche di adattamento. Nel pomeriggio si sono alternati diversi contributi: per Stefano La Porta, Presidente di Ispra, la legge quadro costituisce una solida base per il PNRR e per le sfide che aspettano il Paese.
Ma sempre di più emerge l’importanza di considerare i Parchi non come isole in cui la natura è protetta, ma come modelli dinamici che si aprono all’esterno, disseminando di buone pratiche tutto il territorio.
Per il settore agricolo i rappresentanti delle tre categorie agricole (Confagricoltura, Coldiretti, CIA) hanno fatto riferimento alle numerose esperienze agricole di eccellenza realizzate nei territori dei Parchi e al loro fondamentale contributo ai fini della promozione dei Parchi. Importante il riferimento sull’opportunità che le aree interne e in particolare le aree protette possano essere luoghi destinati a offrire nuovi lavori anche agli immigrati.
Il Generale Antonio Pietro Marzo, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, ha sottolineato come, a seguito della legge 176/2016, con cui l’Arma dei Carabinieri ha assorbito il personale forestale, i Carabinieri Forestali stiano collaborando strettamente con i Parchi anche per la crescita della sensibilizzazione delle popolazioni nei confronti dei temi ambientali e del rispetto della biodiversità.
Giorgio Aldo Salvatori, Presidente dell’Associazione Italiana Wilderness, ha segnalato diversi problemi che affliggono oggi le aree protette, fra cui la mancanza di tempestività degli interventi per contenere specie zoologiche e vegetali non autoctone, che alterano l’equilibrio naturale; l’eccessiva la costruzione di nuove strade, di rifugi a scopo turistico, di centraline eoliche, di aree pic-nic; l’assenza di divieti o di regole per il passaggio di moto e di mountain bike in zone fragili e montane; le logiche spartitorie sulle nomine di cariche all’interno dei Parchi che non rispondono a criteri di qualità professionali.
Sono seguiti gli interventi dal pubblico: Massimo Bocci, Commissario del Parco Nazionale della Val Grande, ha sottolineato che è assolutamente necessaria la concertazione fra tutti soggetti del territorio: in proposito le ZEA e le azioni di “Parchi per il clima” (per la riduzione delle emissioni) sono due strumenti preziosi attraverso cui sperimentare i servizi ecosistemici e le green community, a dimostrazione che i Parchi sono veri e propri laboratori di futuro.
Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale per le aree protette di Legambiente, ha espresso il timore che il sistema dei Parchi rischi di essere travolto dall’arrivo delle risorse del PNRR e,conseguentemente dalla presentazione di numerosi (e pericolosi) progetti finalizzati esclusivamente ad accaparrarsi risorse economiche. Oggi purtroppo il sistema delle aree protette non è alla portata di quello che avverrà, così come non lo è stato nel momento della “ricostruzione” dopo il terremoto nei Parchi colpiti dal sisma del 2016. Occorre pertanto trovare il coraggio e l’ambizione di stare nei processi, senza subirli, essendo presenti, attivi e protagonisti di fasi particolarmente importanti come quella attuale.
Antonio Carrara, Sindaco di Pettorano e già Presidente del PNALM, ha ricordato che i Parchi non sono gli Enti gestori, ma i Comuni, gli abitanti, le associazioni, le imprese e tutti gli altri soggetti con i quali è stato possibile ottenere i risultati di cui oggi ci si può a ragione gloriare.
Nello stesso tempo non vanno nascoste le difficoltà che quotidianamente emergono, bisogna quindi partire dalla convinzione che la legge 394, pur avendo avuto grandi meriti, tuttavia non deve essere considerata intoccabile. Ad esempio, se i risultati ottenuti sul piano della conservazione possono considerarsi positivi (addirittura adesso dobbiamo gestire la fauna selvatica che entra nelle case), non altrettanto si può dire sul piano dello sviluppo: è vero che i territori dei Parchi stanno meglio di altri territori a parità di marginalità, ma le difficoltà e i problemi sono tanti (mancanza di servizi essenziali, sistema scolastico inadeguato, insufficienza della rete di trasporti, ecc.).
E riprendendo l’intervento di Costanza Pratesi, responsabile dell’Ufficio Paesaggio e Patrimonio del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI), intervenuta per sottolineare la grande importanza delle risorse culturali di cui sono ricche le aree protette che sono quindi tenute a valorizzare e a integrare il capitale naturale con quello culturale, senza che sia previsto un coinvolgimento diretto delle istituzioni culturali competenti, sia a livello statale che regionale, Antonio Carrara ha aggiunto che non ha alcun senso che l’unico riferimento dei Parchi sia il MITE e non anche il Dipartimento della funzione pubblica per quanto riguarda le piante organiche e i Ministeri della cultura e del turismo per quanto riguarda le relative tematiche.
Le parole di Padre Enzo Fortunato, Direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, hanno dissolto un equivoco creato dal testo biblico, strumentalizzato dai predatori dell’ambiente: “Va e domina la terra”. La frase del testo ebraico deve essere invece correttamente tradotta con “Va e prenditi cura della terra”. E l’enciclica Laudato si’ che dà voce al grido della terra che geme e soffre, indica a tutti la strada della sostenibilità.
A conclusione della giornata ricca di confronti, il Sottosegretario Ilaria Fontana ha voluto ringraziare in special modo il PNALM per il lavoro svolto nell’organizzazione dell’incontro e tutti i partecipanti per il loro contributo di cui farà tesoro: adesso occorre assumersi la responsabilità di una necessaria revisione della normativa, riflettendo con serietà, pragmaticità e impegno collettivo sui problemi emergenti e sulle nuove sfide.
Di speciale interesse per il governo è la transizione energetica nelle aree protette, attraverso lo sviluppo di cooperative di comunità per l’efficientamento energetico al fine anche di contrastare lo spopolamento e dare ai giovani la possibilità di restare nei territori di origine, di essere formati adeguatamente e di trovare occupazione nei green jobs. Certamente da parte del governo verrà offerto il massimo sostegno alle aree protette di terra e di mare che sono al centro della transizione ecologica e alle rispettive comunità di cittadini, associazioni, imprese, Comuni e alle altre istituzioni locali perché tutti devono essere protagonisti del proprio futuro e perché “la transizione ecologica si deve fare tutti insieme”.
NOTA DI MARIAPIA GRAZIANI. Nella sintesi degli interventi ho cercato di essere più fedele possibile a quanto è stato detto nel corso dell’incontro e mi scuso per eventuali possibili imprecisioni. Tuttavia vorrei esprimere il mio rammarico perché da cittadina e operatrice del Parco avrei desiderato che in una giornata di confronto pluralistico sulla 394/91 fossero presenti coloro che si sono adoperati con “visione, missione e passione” per contribuire a dar vita o ad attuare la legge quadro: penso ad esempio a Gianluigi Ceruti, primo firmatario della proposta di legge, al Direttore Franco Tassi, che tanta parte ha avuto nella storia del mio Parco; a Giuseppe Rossi, che, prima ancora di essere Presidente del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e poi Presidente del PNALM, si è adoperato instancabilmente, (da vicedirettore del Parco nazionale d’Abruzzo, da responsabile dei Parchi al Servizio Conservazione Natura del Ministero dell’Ambiente, da direttore di Federparchi) a promuovere la legge quadro in tutto il Paese ; penso anche ad alcune associazioni ambientaliste come Mountain Wilderness, che ha promosso la preziosa Carta di Fontecchio; ai Sindacati perché non è possibile dimenticare, in particolare, l’impegno della CGIL Abruzzo nel corso del dibattito per l’emanazione della legge; penso infine a tanti operatori di tutti i Parchi che hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo straordinario per diffondere la sensibilizzazione al rispetto della natura e della biodiversità.
reportage di Mariapia Graziani
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