Agnone, al ‘Caracciolo’ la giornata mondiale del malato
Ventottesima Giornata Mondiale del Malato promossa dalla CEI quella che si celebra domani 11 febbraio. Una ricorrenza che verrà celebrata anche ad Agnone ed in particolare presso l’ospedale San Francesco Caracciolo. Grazie all’ex cappellano don Francesco Martino (licenziato dall’Asrem) ma che sovente svolge la propria missione sacerdotale all’interno della struttura ospedaliera alto molisana, anche quest’anno verranno ricordati i malati.
Alle ore 9.00 di domani particolare cerimonia con la benedizione delle piantine all’interno del San Francesco Caracciolo cui seguirà la Santa Messa alla Beata Vergine di Lourdes officiata nella cappella ospedaliera sita al quarto piano della struttura sanitaria e poi l’unzione agli infermi degenti in ospedale. “La celebrazione annuale della Giornata mondiale del malato è il momento in cui la comunità cristiana mette al centro del proprio vissuto le grandi fragilità e le vulnerabilità delle persone”. Così don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, sintetizza il significato della XXVIII Giornata mondiale del malato dell’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes.
“È il giorno – aggiunge – in cui i malati diventano protagonisti e danno testimonianza del loro cammino di sofferenza. La Chiesa si fa intorno a loro come comunità cristiana desiderosa di accompagnarli con prossimità e vicinanza“.
Papa Francesco sceglie come tema del messaggio per la Giornata l’invito di Gesù “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28). Un messaggio – conclude il direttore dell’Ufficio Cei – che ci esorta ad andare verso Gesù; un invito a tutta la comunità sofferente a cercare e trovare ristoro. Gesù è quell’incontro, quella relazione che ci sostiene nel nostro cammino, e l’invito è a tutti i cristiani a diventare missionari nei luoghi di sofferenza e di difficoltà per portare l’annuncio e la presenza di Gesù e della Chiesa“.
Un appuntamento, quello in programma al Caracciolo, non solo esclusiva degli ospedalieri o degenti ma anche di chi vuole testimoniare i proprio affetto verso chi soffre.
Vittorio Labanca
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