Coronavirus, studi medici out a pazienti sospetti
Pericolo Coronavirus e divieto di assembramento anche nelle sale di attesa degli studi medici. Così ad Agnone in alcuni ambulatori i medici di Medicina di Base hanno affisso un cartello di allerta rivolto ai loro assistiti. “Tutti i pazienti che presentano febbre o sintomi respiratori (tosse, mal di gola, ecc.) – è scritto nell’avviso da leggere attentamente prima di accedere alla sala d’attesa – NON devono assolutamente entrare. Questi pazienti – continua lo stampato – sono pregati di NON recarsi direttamente in Pronto Soccorso, Guardia Medica o dal Medico di Famiglia.
Si prega di rimanere al domicilio e contattare il proprio medico di Medicina Generale che farà una valutazione telefonica del caso. Per informazioni di carattere generale contattare il numero ministeriale 1500. Se compaiono sintomi respiratori gravi contattare il 118. Consigliamo, infine, a tutti di limitare in ogni caso gli accessi in studio per le prossime settimane e, fin a nuove disposizioni, di non frequentare i luoghi affollati“.
Dunque chi pensa o si autodiagnostica o crede di essere infetto deve restare in casa e tuttalpiù telefonare al proprio medico. Ma se c’è il divieto di accedere alle sale mediche, il Consiglio dei Ministri ha definito apposite misure per evitare la diffusione del Covid – 19.
Fra le decisioni adottate, anche quelle relative alla sospensione delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione delle scuole, in Italia e all’estero. “Il Ministero dell’Istruzione informa che, in attesa dell’adozione formale dell’ordinanza prevista dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri, per motivi precauzionali, i viaggi di istruzione vanno comunque sospesi a partire già da domenica 23 febbraio 2020. Si ringraziano le scuole e i dirigenti scolastici per la collaborazione“.
Ma c’è anche chi non rispetta le indicazioni che vorrebbero una segnalazione all’Autorità giudiziaria o all’Asrem per coloro che sono tornati ad Agnone e nei piccoli paesi alto molisani e provenienti dai centri rientranti nella cosiddetta “cintura sanitaria” ovvero dal Veneto, dal lodigiano ed anche dall’Emilia Romagna, luoghi questi a “rischio” e focolai di infezioni; soggetti questi che dovrebbero andare nell’ospedale di Campobasso per un eventuale tampone perché il San Francesco Caracciolo di Agnone (come altri nosocomi regionali) non è adibito ad effettuare tale esame di laboratorio.
Vittorio Labanca
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