Don Francesco Martino: “Discriminazione fra i cappellani militari e quelli ospedalieri”
È un ex cappellano ospedaliero don Francesco Martino. Licenziato dall’Asrem dal San Francesco Caracciolo esplica il suo mandato sacerdotale nella struttura ospedaliera in forma gratuita e quando può. La sua cosiderazione sui cappellani sia militari che ospedalieri dopo le obiezioni sollevate dai sindacati di categoria.
“La questione dei cappellani militari ed ospedalieri – esordisce don Francesco – è materia Pattizia relativa al Concordato, ratificata da Legge dello Stato Italiano, per cui, per fare quello che si dice nell’articolo, occorre ridiscutere il Concordato con la Santa Sede, o denunciarlo, o abrogare la legge di recezione del Concordato. Lo status giuridico è quello di dipendenti a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda la Chiesa, a livello economico, c’è stato già, circa 5 anni fa, una revisione al ribasso dell’accordo economico, che prima prevedeva che lo stipendio dovesse essere commisurato ai gradi militari, adesso è basato sulla retribuzione fissa di un tenente con gli scatti di anzianità per servizio. Per i cappellani ospedalieri la situazione è peggiorata, in quanto essi adesso, pur conservando lo status in molti casi di dipendenti, sono economicamente regolati da convenzioni con le Conferenze Episcopali Regionali e non prendono uno stipendio pieno, che dovrebbe corrispondere a quello del comparto (circa 25.000 euro lordi) ma ridotto ed adeguato quasi ai minimi del sostenamento clero (circa 15.000 euro lordi).
In Molise si è fatto ancora meglio, perché, non essendoci convenzione tra Regione e Vescovi, in violazione del concordato, tutti i cappellani sono stati licenziati dall’Asrem (letteralmente cacciati fuori a pedate), sono ospiti esterni, volontari, e non possono che limitarsi a dare i sacramenti ai degenti se chiamati, è preclusa giuridicamente loro ogni attività pastorale verso il personale e le famiglie, non hanno alcuna copertura assicurativa, e sopratutto non prendono un centesimo. Eppure, nonostante questi grandi risparmi (108.000 euro lordi per tutta la Regione per n.7 cappellani), sembra che la Sanità del Molise vada sempre peggio.
Aggiungo che, per non incorrere nella facile ridicola e banale riprovazione della Chiesa da parte dei benpensanti che si mangia la Sanità, vuole privilegi e ruba soldi pubblici, nessuno di noi ha aperto vertenze in tribunale o ammininistrative, pur essendo stati ingiustamente licenziati e calpestati come lavoratori, ma continuiamo per coscienza ad assicurate il servizio possibile.
Se permettete, le affermazioni di questo sindacalista attaccano laicamente direttamente dei lavoratori dipendenti dello stato e i loro diritti sanciti giuridicamente, e appaiono una discriminazione verso una categoria di lavoratori, che se fanno il loro dovere non andrebbero toccati e se inadempienti sanzionati disciplinarmente nelle dovute forme, ma possono costituire un precedente pericoloso per tutte le categorie di lavoratori, perché se è possibile agire contro una, in futuro lo sarà per tutte”.
V.L.
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