Nunzio Marcelli si schiera con gli allevatori sardi: “Serve un cambio di rotta della politica”
“Ampia solidarietà ai colleghi pastori della Sardegna, perché su allevamenti da latte e da carne bisogna che l’Italia cambi strategia“. A parlare è Nunzio Marcelli, presidente regionale dei produttori (Arpo).
“Purtroppo – continua Marcelli – anche questo, temo, non risolverà molto ricordando che è nata da poco “la rete della pastorizia italiana”- perché bisogna aumentare il valore aggiunto del latte e della trasformazione. In Italia, eccezion fatta per qualche zona come quella di produzione del Parmigiano Reggiano e quella del Grana Padano, non si valorizza il prodotto e i produttori si trovano in difficoltà. Anche l’esperimento fatto col Pecorino Romano, che è un grande formaggio ed era primo per export fino 30 anni fa, è fallito quando ci stati i montanti compensativi (erogati dall’Ue per ogni Kg di prodotto esportato fuori dall’Unione, ndr) con i quali è diventato un ‘semilavorato per prodotti fusi’, per via del prezzo basso. Una politica rovinosa.
Il problema dello scarso valore del latte – aggiunge Marcelli – esiste da tempo; c’è un meccanismo perverso che non trova referenti né nel sindacato degli allevatori che oramai si occupa solo di domande di pensione né nel sistema di governo del sistema. L’aspetto di mercato per quanto riguarda il latte è stato completamente delegato alla grande distribuzione, che in materia fa il bello e il cattivo tempo e che punta su di un sistema debole delle organizzazioni professionali e dei produttori. E’ qui la prima responsabilità della crisi del valore del latte.
Un’altra responsabilità della crisi, per la quale protestano proprio in questi giorni i pastori sardi è il fatto che da noi non è mai stata incoraggiata la trasformazione del latte in piccole quantità: se un pastore vuol aprire un laboratorio per fare formaggio, ci sono parecchi problemi legati all’adempimento delle norme. Basti pensare -commenta- che noi facciamo riferimento per i controlli al sistema sanitario, cioè al ministero della Salute, che ragiona più per ‘diagnosi’ che non per buone prassi.
Anche le politiche nazionali e regionali hanno spinto molto verso la produzione del latte e poco verso la trasformazione. Di tutto questo fa le spese il produttore, salvo quelle rare eccezioni di chi ha puntato con successo su prodotti di nicchia e di alta qualità. I consumatori devono sempre cercare prodotti tracciati e bisogna accorciare la filiera dal produttore al consumatore, per vedere dei risultati“.
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