Piane di Lazzaro, sbucano i primi reperti grazie all’Archeoclub di Agnone
450 mila euro in arrivo per gli scavi archeologici in località Piane di Lazzaro, Area Cesa di Agnone. Zona questa che si estende in direzione di Bemonte del Sannio di alto interesse archeologico. Finanziamento che arriva da un apposito fondo Fsc 2014-2020, dall’esecutivo Toma in tandem con l’Università del Molise anche per il rilancio del territorio basato sui suoi tesori nascosti e da scoprire.
Ad applaudire il finanziamento è l’Archeoclub di Agnone che opera sul territorio da oltre otto lustri in maniera molto discreta ma fattiva. Associazione che vede Mauro Salzano come presidente.
“Nel 1985 a seguito della posa in opera dei tubi del metanodotto nei pressi di Belmonte del Sannio in tenimento agnonese denominato Piana di Lazzaro – raccontano dall’Archeoclub di Agnone – e grazie al costante monitoraggio del locale Archeoclub da parte dei soci Valerio Cereda e Giuseppe Merola, venne alla luce e prontamente segnalata alle competenti autorità, una sepoltura risalente al VI-VII secolo aC della cultura Picena.
Il materiale rinvenuto fu messo in sicurezza e prelevato dai soci dell’Archeoclub ed in seguito trasferito a Campobasso e, poi, presumibilmente disperso nel territorio, tra i vari musei. Sarebbe opportuno, se possibile, – aggiungono – che il Comune avochi a se la custodia e l’esposizione di questi reperti nel museo civico. Il corredo funebre ritrovato era costituito da quattro armille (bracciali), diversi anelli bronzei, passanti di collana, numerosi vaghi di ambra, un frammento di vaso buccheroide decorato da incisioni geometriche proveniente da zona adiacente“.
Insomma un opera encomiabile da parte dei soci dell’Archeoclub ed in particolare da Cereda e Merola per la costante opera di salvaguardia del territorio messa in essere oramai da 43 anni. E da quanto si sa l’opera di scavo nella zona individuata potrebbe essere molto ardua visto che in passato il sito era di proprietà di una ditta edile privata che vi avrebbe scaricato molta terra da risulta creando cosi un terrapieno che avrebbe aumentato lo spessore rispetto a dove dovrebbero essere i reperti di quella che potrebbe essere una cittadella sannita posta sulla cosiddetta via dell’ “ambra” ritrovabile anche in aree dell’Abruzzo e della Campania.
Vittorio Labanca
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