Torna la festa di Halloween: notte demoniaca o santa?
Scherzetto o dolcetto?. Notte demoniaca o santa?. La notte di Halloween divide le teorie. “E’ la festa cristiana dei santi – afferma Andrea Lonardo -. “Il nome Halloween è indiscutibilmente termine di origine cristiana; è parola composta da hallow, ‘santificare’, e deve, abbreviazione di evening, ‘sera’. Halloween, insomma, deriva da All Hallow’s Eve e vuol dire semplicemente ‘Sera della festa dei Santi’, ‘Vigilia della festa dei santi’“.
Halloween è una festa pagana o cristiana?. Siamo dinanzi ad una espropriazione cristiana o ad un camuffamento sincretista di riti magici? Cosa è bene fare in campo educativo? Incoraggiare o opporsi alla celebrazione di Halloween?. Questi i dilemmi, gli interrogativi mentre la festa ha preso piede anche nelle nostre piccole realtà. Ecco anche in Alto Molise dove i bimbi domani sera, 31 ottobre, busseranno ai portoni delle case ma più che “scherzetto o dolcetto” pensano a racimolare qualche spicciolo da poter dividere a fine serata. I grandi?. Qualcuno vestito da strega o da vampiro, altre da megere o elfo, si riuniscono a tavola. Sono diversi i ristoranti che propongono per l’evento menù a base di zucca o altro. “Niente a che vedere dunque con il terrore di morti, in cerca di nuovi corpi da possedere, o di spiriti maligni e terribili divinità dell’oscurità venute a soggiornare sulla terra e ad imprigionare e uccidere il sole“.
Si pensava che in questo giorno i morti potessero tornare nella terra dei vivi per festeggiare con la propria famiglia, tribù o clan. Occasione sacra in cui la barriera che separa il mondo dei vivi dal mondo dei morti poteva venir meno e a questi ultimi era concesso un fuggevole ritorno sulla terra… Si spiegano così alcuni gesti tradizionali, come far trovare le luci, perché i morti potessero ritrovare la via, far trovare cibo nelle tavole, perché gli antenati trovassero i loro cari ancora vivi felici e, non avendoli dimenticati, si preoccupavano ancora di far trovare loro cibo (da qui il trich-or-treat, scherzetto o dolcetto)“.
“Si faccia festa, dunque, una festa a lungo attesa, e si spieghi chiaramente che si festeggiano i morti e i santi, l’avvicinarsi dell’inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita. Si festeggi san Martino, si mangino zucche, fave e dolci. Oratori, scuole e famiglie si impegnino in modo positivo e perfino simpatico affinché i bambini vengano educati a considerare la morte come evento umano, naturale, di cui non si debba aver paura.
Tutto ciò, magari anche sotto la forma del gioco, può essere frutto di profonda riflessione e, perché no, di conversione. In fondo, non c’è nessuno che di fronte alla morte non si senta mettere in questione il proprio stile di vita, fosse pure per una volta all’anno…all’inizio di novembre“.
Vittorio Labanca
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