Addio, Micio. I quarantenni di Castel di Sangro piangono Giancarlo Colangelo
Come trovare la forza di raccontare la vita di un amico, quando questi ci lascia a soli 40 anni. Guardi lo schermo, ancora bianco dopo alcune ore, e ti senti prosciugato. Giancarlo Colangelo, per noi della classe, era semplicemente ”Micio”.
Il primo della classe, la locomotiva che trascinava le festanti carrozze quando arrivava un suo foglietto, e sul volto dei compagni si accendeva un sorriso luminoso. Lui che sceglieva sempre la seconda fila vicino la finestra, accanto all’immancabile Enrico. Posizione strategica che lo proteggeva dagli sguardi del professore di turno, in modo da poter preparare le copie durante il compito in classe.
Lui che, durante gli esami di maturità, ha portato tre materie quando bastava portarne solo due: quel 60/60 lo meritò tutto. Lui che se doveva scegliere una strada, sceglieva sempre la più difficile per superare ogni prova. La prova più difficile, quella che ogni ingegnere civile conosce, nell’Ateneo di Pisa.
La nostra amicizia di classe veniva fortificata con un susseguirsi di cenette alla casetta di Marco insieme ai professori di sempre, l’amico Mimmo e il compianto Pasquale.
L’appuntamento che non avrebbe mai voluto perdere era la festa dei 40 anni, celebrata precisamente un mese fa, ma la sua energia segnava in riserva. Micio si era trasformato in un leone per combattere la sua malattia, ha lottato dimostrando una volontà indomita, ma ieri il generoso cuore del nostro fraterno amico si è spento.
Ho capito che il Nostro Signore è assai goloso dei frutti più buoni, perché ancora una volta ha scelto il frutto migliore.
Riposa in pace Micio
Michele Di Franco
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