Addio Tonino Bonanotte, le passioni di un uomo d’altri tempi
Antonio Caruso, ma per tutti era Tonino Bonanotte, è stato un uomo davvero incredibile e per alcuni versi ho creduto che fosse invincibile. Una tempra forgiata con il miglior acciaio inossidabile; indistruttibile proprio come le abitazioni che costruiva.
Tutti coloro che hanno acquistato un immobile costruito da Tonino Bonanotte hanno giurato che “neppure la dinamite può scalfirle“. Tonino era cosi, quello che deve essere fatto, va fatto a regola d’arte.
E’ stato un imprenditore estremamente acuto e riusciva ad osservare dettagli che sarebbero sfuggiti anche alla persona più attenta. Veniva quotidianamente nel mio bar per fare colazione e mi divertivo ad osservarlo mentre dal tavolo esclamava annuendo “chessa è na miniera“.
Tonino era davvero un uomo d’altri tempi. La particolarità che ha contraddistinto la sua precisione, in tutti gli anni della nostra amicizia, era il viso con la barba appena fatta. Spesso qualche rimbrotto (che poi era un vero cazziatone) lo rivolgeva a me senza mezze misure “fatti sta barba che si brutt“.
Che sia una costruzione, che sia una battuta di caccia o una giornata di pesca in riva al suo fiume Sangro, ogni cosa doveva essere fatta alla perfezione.
Era davvero piacevole passare del tempo in sua compagnia. Un grande appassionato della natura, tanto che la sua dimora ideale sarebbe potuta essere tranquillamente la montagna. Amava la caccia che praticava da sempre e amava i suoi cani proprio come figli.
Incredibile la sua forza d’animo quando a 90 anni inoltrati decise di operarsi ad entrambe le anche perché il suo più grande desiderio era quello di tornare a caccia da “battitore“.
Una decisione che ha trovato la resistenza di tutta la famiglia per il rischio connesso a quell’operazione, ma lui di pronta battuta ha replicato “se non mi accompagnate mi faccio portare da un autista privato“.
Dopo l’operazione, riuscita senza complicazioni, Tonino ha compiuto il suo miracolo legato al desiderio di rientrare in contatto con la natura e vivere l’emozione della caccia da “battitore”.
Tanta è stata la voglia di recuperare in fretta che alla fisioterapista, finite le manipolazioni riabilitative Tonino esclamava con insistenza toccandosi la gamba “Dottorè, ma che ti fermi. Smuovi sta gamba che devo torna a caccia“.
Ma di tutte le emozioni che Tonino Bonanotte mi ha trasmesso è stato era quando andavo a pesca con mio figlio al laghetto di Castel di Sangro. Leonardo aveva appena 6 anni e Tonino, da esperto pescatore, ha pensato bene di regalare qualche consiglio al piccolo neofita.
Leonardo già praticava la pesca da quasi un anno e quando ha lanciato la lenza in acqua con estrema disinvoltura, Tonino elettrizzato disse “Santa Madonna, e quiss lancia meglio di me“. Dopo 20 minuti Leonardo riesce a cacciare dal laghetto 5 trote… “Questo è un fenomeno“.
Tonino era cosi, tutta passione e niente compromessi. Mancherà la sua presenza al bar con il cappuccino e una fetta di pane portata da casa, o le sue perle di conoscenza sulla vita del fiume e della montagna.
Il Nostro Signore ha bisogno di gente come Tonino perché nella sua squadra di caccia mancava un “battitore di razza“. Addio Tonino Bonanotte, ci mancherai.
Michele di Franco
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