Castel di Sangro paese senza tara?
Carissimi lettori, sono rientrata anche quest’anno a Castel di Sangro, nella terra natia, l’Italia, un Paese che amo profondamente. Come sempre una serie di felici rimpatriate, l’incontro tanto anelato con i luoghi, gli affetti, i sapori. Abbracci, tavolate, risa di bambini felici ai giardinetti (o alberelli come li chiamavamo da piccoli) che si rincorrono in libertà dopo mesi di militare regime in paesi detti più civili dove non si corre perché si cade, non si usano le voci alte perché si disturba, le bambine portano i calzoncini sotto le gonne per giocare allo scivolo onde evitare di scoprirsi in maniera inappropriata, file pazienti ad ogni dove aspettando religiosamente il proprio turno anche senza numeretto, e via di seguito in tutti i contesti della vita pratica.
Insomma ritorno nel Paese dei sogni. Chiacchierando con vecchi amici, ci si confronta sul passare del tempo, le trasformazioni della società e dell’economia, le vecchie e nuove difficoltà, i ricordi di gioventù ed immancabilmente mi sento dire: mah, hai fatto proprio bene tu ad andartene, all’estero si vive bene… etc. etc. Qui c’é la crisi, promettono lavoro sotto elezioni, poi niente, ognuno fa come gli pare, non c’é speranza. Dalla gioia del ritorno al “pessimismo e fastidio” come diceva il poeta.
A tratti mi ritrovo sola nell’attività di sorveglianza della prole che gioca all’altalena e comincio quindi a sentirmi a disagio perché non riesco piú a sopportare alcuni aspetti della nostra società. Il degrado delle cose comuni, la maleducazione di alcuni bambini e di molti adulti, le peculiarità nelle attività commerciali. Senza alcuna offesa per i commercianti onesti e ligi al dovere, categoria che personalmente ammiro e ringrazio per il grande contributo che danno all’economia locale e del Paese; é con quest’ultima categoria che ho avuto un po’ da ridire. Li ho da ultimo adottati come metro di giudizio per misurare la capacità di tolleranza ai soprusi mia e della popolazione apparentemente inerme.
La ragione del contendere é la mancata adozione della tara in molti banchi degli affettati del paesello.
Cos’é la Tara? In teoria, secondo il dizionario Sabatini Coletti, la tara é quella “Parte da detrarre dal peso lordo per avere il peso netto, in genere costituita dal recipiente, dall’imballaggio o dal mezzo di trasporto della merce || fig. fare la t. a qlco., ricondurlo alle giuste proporzioni”. In pratica, per legge dello Stato, per ogni involucro bisogna pesare ed impostare la bilancia con il peso specifico del foglio di carta o vaschetta che verranno sottratti dal peso finale del prodotto acquistato in modo da pagare solo il netto.
Il fatto: Andando al supermercato a fare la spesa, con gli occhi e le papille gustative spalancati, inebriati dal ben di Dio esposto sul banco del fresco, mi rivolgo con un sorriso alla commessa per chiedere un paio di bocconcini di Roccaraso, la ricotta di Capracotta, il pane di Rionero, il tutto di produzione locale e genuina, solo a nominarli l’animo si rasserena. Mentre assaporo il piacere della pizza ripiena di mortadella, mi accorgo che messo il foglio di carta per pesare l’affettato o la vaschetta per la ricotta, la bilancia non detrae la tara. Sorpresa chiedo: “scusi, e la tara non la toglie?“… Sguardo infastidito della commessa e silenzio. Chiedo di nuovo, forse non mi ha sentito… Il mio vicino con aria sommessa e sconsolata mi dice tra i denti “qui non la toglie nessuno”. Ci rimango male. Molto male… e di nuovo la poesia si trasforma in “pessimismo e fastidio”.
Entro nel secondo supermercato, ancora niente “tara”. Sorpresa di nuovo, per non parlare del fatto che davanti allo schermo della bilancia troneggia un cesto di pezzi di parmigiano che coprono completamente la visuale, niente tara quindi ma neanche la più pallida idea di ciò che sta succedendo dietro il banco. Non si vedono i prezzi affissi né, tantomeno, il peso che va aumentando fetta dopo fetta e ovviamente, niente tara. La fiducia é tanta ma gli errori capitano, sarebbe meglio controllare con 4 occhi che solo con i due della commessa. E se volessi controllare quanto sto acquistando? Alla cassa segnalo il tutto alla signora che mi toglie il saluto e si gira verso il cliente successivo. Pessimismo e fastidio.
Nel terzo supermercato, quasi esplodo. Segnalo ancora una volta il problema alla commessa di turno, la signora sorpresa dapprima mi dice che il foglio non pesa nulla, poi le chiedo di pesarmelo: la bilancia segna 6gr; aggiungendo una o due veline a seconda degli strati di prodotto acquistato, arriviamo a 8gr! A questo punto, la signorina sconcertata dalla mia insistenza mi rimanda al “principale” il quale, particolarmente alterato, mi dice che se dovesse detrarre la tara dovrebbe recuperare tale perdita con l’aumento del prezzo di altri prodotti. Insomma non se ne esce.
Le cifre: In media il peso della tara oscilla tra i 6gr del foglio ai 10-12gr della vaschetta, senza parlare delle veline tra strato e strato e della pellicola che avvolge le vaschette. Ciò rappresenta tra l’8 e il 10% del prezzo del prodotto che acquistiamo.
Ad uno dei responsabili di questi tre negozi mi sono permessa di chiedere: “quindi, signore, se compro 10 volte 100gr di prosciutto a 23€ il kg, la decima volta mi dovrebbe regalare 100gr di prosciutto oppure rimborsarmi 2.30€, vero?” Il signore ha riconosciuto che c’era qualcosa di strano e mi ha assicurato che ne avrebbe parlato al titolare. Finalmente una persona educata e una risposta professionale. Il problema riguarda tutti. Moltiplicando queste cifre per tutte le persone che acquistano in uno di questi negozi nell’arco di un mese, si fa presto a capire che le somme aumentano in maniera esponenziale.
C’é speranza? Per tornare alle mie chiacchiere agli alberelli, sì all’estero ci sono i pro e i contro come ovunque, ma di sicuro c’é un senso del civismo e del rispetto dei diritti molto più sentito. Concludendo direi che si, ce la possiamo fare. Possiamo importare questo approccio e questo atteggiamento anche da noi, in fondo il diritto civile lo hanno inventato i Romani e lo hanno esportato in mezzo mondo. Riappropriamocene.Vi invito tutti ad una caccia al tesoro: trovate quanti più negozi che adottino la tara e preferiteli rispetto a quelli.. un po’ distratti! A questi ultimi, fate presente, con gentilezza, cosa ci si aspetta da loro. Il premio? Un mondo più giusto per noi e sopratutto per i nostri figli.
Candia Savastano
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