Castel di Sangro, Unisanitas – Pax Christi: esplode la polemica con Don Eustachio
Come era più che prevedibile i vertici di Unisanitas rispondono a Don Eustachio Schiappa sul caso della struttura Pax Christi, denunciato a TeleAsse dal parroco di Castel di Sangro. Attraverso una nota pervenuta alla nostra redazione la Residenza Sanitaria Assistenziale smentisce categoricamente quanto affermato dal sacerdote, producendo anche un’ordinanza del Tribunale di Sulmona.
“Esprimiamo tutto il nostro stupore per le non verità raccontate, per quelle taciute e per la inspiegabile preconcetta ostilità ancora una volta spiegata dal Reverendo. All’uopo sinteticamente desideriamo ribadire:
1°) Noi l’anno scorso abbiamo rilevato la Pax Christi ereditando una situazione fallimentare. L’abbiamo ricapitalizzata (impegnando importanti risorse finanziarie), abbiamo riorganizzato la gestione e ammodernato le strutture. Oggi la nostra RSA produce servizi indispensabili al territorio altamente qualificati. Svolge un ruolo sociale rilevante e assicura nel contempo la certezza del posto di lavoro a tutto il personale dipendente pagandolo con puntualità. Ci saremmo aspettati dal Reverendo un riconoscimento e non una spietata avversione come l’ha dimostrata nei fatti.
2°) Il Reverendo in modo inspiegabile, improvviso e illegittimo ha adito le vie legali chiedendo lo sfratto. Noi ci siamo solamente difesi. Il Tribunale di Sulmona con provvedimento del 20/01/2017 ha accolto le nostre ragioni rigettando le richieste di sfratto, stabilendo che tutte le opere di manutenzione connesse al degrado e vetustà dell’immobile sono a carico della Parrocchia e condannando questa al rimborso di euro 50.430,81 per lavori svolti da noi nel 2016. Ciò significa che la Parrocchia (per colpa dell’ improvvida azione legale promossa dal Reverendo) deve farsi carico di ingenti risorse finanziarie, quando con l’accordo di giugno 2016 eravamo disposti a farcene carico noi. La richiesta di sfratto, ferocemente perseguita in tutte le udienze con l’intento di mettere sul lastrico ricoverati e dipendenti era illegittima, poiché alla data della sentenza e a quella di sfratto non vi era alcuna morosità.
3°) L’enorme morosità a cui fa riferimento il Reverendo afferiva a debiti della Cooperativa Sociale Servizio 2000 – Pax Christi (e non a noi). Noi invece, abbiamo puntualmente saldato tutto ben prima della richiesta di sfratto pagando anche quella parte della Pax Christi, (come ampiamente dimostrato con il provvedimento del giudice).
4°) L’accordo raggiunto con il Vescovo del 10-06-2016 fu un vero e proprio contratto verbale definito in ogni sua parte e oggetto di seri approfondimenti.
Il Reverendo in modo inspiegabile disattese l’accordo raggiunto in presenza del Vescovo e chiese un aumento del canone. Per quieto vivere noi accettammo e visto che il Reverendo si rimangiava la parola chiedemmo che questa volta l’accordo fosse fatto per iscritto, cosa che avvenne il 21-06-2016. Tale accordo è pienamente vincolante perché l’assenso del vescovo c’era stato il 10-06-2016.
5°) Non è vero che il Reverendo ha sempre cercato l’accordo, al contrario alle Nostre cristiane richieste di incontro, nonostante il Tribunale gli avesse dato torto, ha sempre risposto: “è meglio che se la vedano gli avvocati.”
6°) Con il ricorso alle vie legali e disattendendo il Nostro accordo del 21-06-2016 che per la Parrocchia era molto più favorevole, ha arrecato a questa danni elevatissimi (in un’azienda privata risponderebbe in proprio).
7°) La Nostra ragione risiede nella correttezza dei comportamenti. In tutti gli incontri, con interminabili trattative e accordi raggiunti sempre disattesi dal Reverendo, abbiamo sempre sostenuto che, tenuto conto che la struttura di proprietà della Parrocchia richiede una serie di interventi di ristrutturazione. Dicendo sempre al Reverendo delle due l’una: fate voi gli interventi e noi adeguiamo il canone, oppure li facciamo noi i lavori e allunghiamo la durata della locazione riducendo il canone. Con l’accordo del 10-06-2016 e del 20-06-2016 il Reverendo scelse questa seconda ipotesi.
Fatta questa doverosa ricostruzione dei fatti, precisiamo che il Reverendo va assolutamente rispettato per l’alto scranno su cui è seduto nell’esercizio delle sue attività di sacerdote per le quali ha sempre spiegato fede, correttezza e lealtà. Nella gestione dei beni materiali invece commette gravi errori (vedasi suo comportamento già con la Pax Christi, con l’immobile al mare per le colonie estive, ed ora con noi). Noi siamo veramente ricompresi di riverenza per il suo alto ministero, ma non comprendiamo il suo accanimento terapeutico nel voler distruggere la Pax Christi – Unisanitas. Se ciò non è vero lo dimostri realmente con una proposta di accordo che tenga conto delle risultanze della sentenza del Tribunale di Sulmona.
In alternativa, sempre per il sacro rispetto della Parrocchia, per i doveri nei confronti dei Nostri ricoverati, del personale dipendente e del territorio proponiamo di incontrarci (senza legali), per trovare un accordo. Alla riunione potrebbero parteciparvi il Sindaco, il capo gruppo della maggioranza e quello della minoranza con funzioni di amichevoli compositori”.
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