Incendi Boschivi: rivedere le politiche di gestione dei territori, aree boscate sempre più abbandonate
Ancora un’estate impegnativa in Italia sul fronte incendi, con migliaia di interventi in tutte le regioni e intere aeree boscate andate perdute. Nelle ultime ore il maxi incendio che ha distrutto la Riserva Dannunziana a Pescara.
Poco prima che l’Abruzzo, la Sardegna e la Sicilia iniziassero a bruciare, facendoci conoscere i famigerati MegaFire, dall’altra parte del mondo andavano a fuoco valli e montagne di Oregon e California, fumo sino a New York, il Canada devastato dai roghi, la Siberia dove da inizio anno ha bruciato l’equivalente di 5 milioni di campi da calcio. Ettari di foreste cancellati a Cipro, in Australia, Algeria, Sudamerica: tra incendi e alluvioni devastanti, come quelle di Germania, Belgio o Cina, o la siccità in Iran, mai finora gli effetti della crisi climatica erano così evidenti.
Agli incendi estivi siamo abituati da sempre, ma i roghi degli ultimi anni preoccupano per velocità di propagazione e corsa.
“In tutti i casi c’è un denominatore comune: per la crisi climatica, gli eventi estremi durano più a lungo, si bloccano sui territori e non scorrono. Vale per il caldo, i temporali e la grandine, ma anche le alluvioni come in Germania“, spiega Giorgio Vacchiano, ricercatore in Scienze forestali all’Università di Milano.
Per tali ragioni vale questo primo ragionamento: se le fonti di innesco (dolose, colpose, incidentali o naturali: girano ancora troppi pregiudizi!!!) rappresentano il primo momento, è come i roghi si sviluppano a doverci preoccupare: “È più importante come si sono propagati: c’entrano la gestione dei boschi e il cambiamento climatico”.
Il secondo punto viene quindi dalle parole di Giuseppe Mariano Delogu, ex dirigente del Corpo Forestale Regionale della Sardegna: “Un grande incendio forestale ha due ingredienti: carburante e spazio. Il carburante lo mette il clima (temperature, stress idrico, venti caldi). Lo spazio siamo noi ed è quello su cui possiamo intervenire, sottraendone in anticipo al fuoco. Come dicono i forestali, l’incendio andava spento venti anni prima“.
Ecco un buon punto di riflessione: “Indipendentemente da chi o cosa li accenda, il 90% degli incendi che avvengono ogni anno in Italia sono di piccole e piccolissime dimensioni e nessuno ne parla perché semplicemente non vanno da nessuna parte. Il vero problema sono pochi incendi, grandi o estremi. Il parametro da tenere sotto controllo non è quindi il numero dei roghi, ma l’area che percorrono (n.d.a. e l’energia che emettono)”.
Ed ecco l’ulteriore domanda che direttamente ne consegue: da cosa dipende quindi l’area di un incendio?
Teoria vuole da tre elementi: topografia, meteorologia, vegetazione; sulle prime due si può fare ben poco, non certo nel breve periodo relativamente agli aspetti climatici, che sembrano ormai fuori controllo; la vegetazione, ovvero il materiale organico suscettibile di infiammarsi, è il combustibile disponibile (soprattutto quando priva di un contenuto d’acqua sufficiente a tamponare il calore necessario a innescare la combustione): “Rimboschimenti mai diradati, boschi che accumulano lettiera e rami secchi, alberi colpiti dalla siccità sono la ricetta per incendi di vasta portata, in cui il fuoco supera presto le soglie di intensità che permettono alle squadre antincendio di lavorare in sicurezza“.
Ecco dunque l’elemento critico nell’equazione del rischio: la vulnerabilità di territori che vedono le aree boscate sempre più abbandonate (accumulando combustibile) e, nel contempo, una maggiore compenetrazione (esposizione) delle aree urbanizzate.
Il Sistema Nazionale investe sempre più nel potenziamento dei mezzi aerei, nei Vigili del Fuoco, nelle colonne mobili della Protezione Civile, e presto, nei sistemi di early warning, tuttavia per mitigare il rischio degli incendi boschivi è necessario rivedere le politiche di gestione dei territori.
Nella lotta agli incendi boschivi trovano impiego centrale, le organizzazioni di volontariato di protezione civile. Il gruppo locale di protezione civile “Protezione Civile Alto Sangro” attraverso la squadra specializzata in A.I.B. (Antincendio Boschivo) Valentina Carnevale, Vittorio di Matteo, Alessandro Lombardozzi, Amedeo Onorato, Domenico Serricchio, Giuseppe Spadanuda, Eleonora Trilli, Carmine Tomassini (Capo Squadra Ana Sesta Zona), coordinata dalla volontaria Simona Coletta, quotidianamente svolge sul nostro territorio le attività di previsione, prevenzione, avvistamento, estinzione diretta e bonifica degli incendi boschivi, sotto il coordinamento della S.O.U.P. e al fianco dei Vigili del Fuoco.
Il nostro grazie alle sentinelle, silenziose, del nostro inestimabile patrimonio boschivo.
Ing. Enrico Cincione
- https://rischi.protezionecivile.gov.it/it/approfondimento/campagna-antincendio-boschivo-2021#accordion1Panel18454
- https://www.linkedin.com/pulse/big-fire-i-nuovi-paradigma-degli-incendi-boschivi-manfredi
- https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/quei-fenomeni-resi-estremi-dal-clima-che-cambia/ar-AAMAmdv
- https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/primopiano/incendi-in-sardegna-cosa-mancato-nella-prevenzione
- https://www.entilocali-online.it/protezione-civile-in-g-u-gli-indirizzi-operativi-per-fronteggiare-gli-incendi-nella-stagione-estiva-2021
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