Ospedale Castel di Sangro, blocco di ostetricia e ginecologia. Caruso annuncia il ricorso alla magistratura: “Basta alle aggregazioni con Sulmona”.
Continua senza remore il depotenziamento dei servizi erogati dall’ospedale di Castel di Sangro. Senza se e senza ma, la dirigente dell’Asl n. 1 Maria Recanati ha siglato la proposta del blocco momentaneo dell’attività ambulatoriale ostreico-ginecologica. Prezioso presidio sanitario ed unico punto di riferimento per tutte le donne del comprensorio sangrino, altochietino ed altomolisano.
Un provvedimento scandaloso e inaccettabile che giunge nel giorno in cui il mondo celebra la donna, ancora una volta umiliata, stavolta, in nome del risparmio e costretta a pagarne le conseguenze. Nessun rispetto e considerazione per le nostre mamme o verso chi necessita di cure ed assistenza in questo lembo di terra abruzzese.
“E’estremamente dannoso per le esigenze delle popolazioni dell’Alto Sangro e degli utenti delle zone limitrofe, ma anche un grave nocumento per l’immagine ed il prestigio del presidio ospedaliero” – scrive in una nota di protesta il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso che non intende assolutamente passarci sopra, annunciando iniziative giudiziarie contro i vertici dell’Azienda sanitaria.
“Nel contestato provvedimento – scrive Caruso al direttore generale Rinaldo Todera; alla direttrice sanitaria Maria Colizza; alla stessa Recanati ed al direttore sanitario Maurizio Masciulli – si evidenzia finanche un’attività modesta dell’ambulatorio di Castel di Sangro, che viene però predeterminata mediante una limitazione imposta presso il CUP, mediante accettazione di un massimo di quattro ecografie e quattro visite, rispetto all’effettivo potenziale dell’ambulatorio a poter eseguire quantomeno il doppio delle prestazioni sanitarie. La conseguenza di tale “modello” organizzativo è l’accrescimento artificioso delle liste di attesa che sono arrivate a fine aprile, senz’altro non tollerabile, ma soprattutto non sussumibile a fondamento del provvedimento inibitorio del servizi.
A parere di chi scrive – continua il sindaco – l’asserita carenza di organico, va risolta con nei tempi e con le modalità reintegrative, sostenute dal sistema sanitario aziendale e regionale, giammai con la eliminazione di servizi sanitari imprescindibili, che implica l’assunzione di responsabilità nei confronti degli utenti. A margine della esposizione che precede si registra l’ennesima esperienza negativa del rapporto dipartimentale condiviso con il presidio ospedaliero di Sulmona, che evidentemente non è stato foriero di un modello organizzativo di un servizio sanitario integrato tra le due strutture, come previsto dall’atto aziendale che regola l’attività degli ospedali della ASL.
In ragione della dedotta constatazione – conclude perentorio Caruso – appare doveroso preannunciare che nell’ambito della elaborazione del riordino del servizio sanitario regionale, con particolare alla ASL 1, la scrivente amministrazione rappresenterà – con la massima determinazione – la totale indisponibilità e/o contrarietà ad ogni forma di interazione e integrazione con il presidio sanitario di Sulmona, dovendo unicamente perseguire la istituzione dell’ospedale di montagna prevista dal D.M. 70/2015″.
Da qui l’esplicito invito a revocare immediatamente il provvedimento. “Sento il dovere di avvertire i predetti, che in difetto, si adiranno le vie legali in ogni sede competente ivi compreso la magistratura ordinaria“.
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