Premio Strega 2015, Neo edizioni tra i finalisti
Il sogno continua per i tipi della Neo che entrano in finale con XXI Secolo di Paolo Zardi. Sono tra i dodici titoli finalisti del Premio Strega. L’entusiasmo per Angelo Biasella e Francesco Coscioni é alle stelle. Lo si capisce soprattutto dal comunicato che hanno mandato alle redazioni che é un inno alla gioia. Sul risultato ottenuto dalla piccola casa editrice di Castel di Sangro che corre in finale con i grandi dell’editoria, qua e là su stampa e social network si é detto e pubblicato di tutto, perciò in questa rara manifestazione del pensiero domenicale che mi concedo, voglio dare libero sfogo a Francesco Coscioni e Angelo Biasella riportando ampi stralci del loro comunicato iniziando dai loro gusti.
“Siamo sempre stati al confine tra l’intraprendenza e la follia. Per dire, il primo anno di attività ci siamo arrischiati al Salone del libro di Torino con soli tre titoli in catalogo. Uno di questi era una traduzione di un’autrice teatrale canadese che ancora amiamo e che ci ha portato una buona visibilità. Al momento abbiamo pubblicato 26 titoli. Ne facciamo pochi all’anno perché siamo di gusti molto difficili. Abbiamo una concezione sghemba della realtà, della contemporaneità e cerchiamo dei compagni di viaggio negli autori che pubblichiamo.
I nostri autori, quindi, devono avere visioni piuttosto che punti di vista e non devono avere alcuna paura di osare. Pensiamo che la gran parte dell’offerta editoriale odierna sia datata e che vada assolutamente svecchiata ma sarebbe pretenzioso affermare di essere gli unici a pubblicare libri davvero innovativi. In verità, ammiriamo il lavoro di altri editori. Per dirne alcuni, ci piace come si muoveva la SugarCo, ci piacciono le vecchie pubblicazioni di Tullio Pironti, ci piace ancora qualcosa di Einaudi, qualcosa di Bompiani e molto di Adelphi. Ci piacciono soprattutto Minimum Fax e Marcos y Marcos.
Immaginiamo la Neo Edizioni come un contenitore in cui riversare tutte le opere in cui crediamo. E quelle stesse opere potrebbero, in teoria, essere pubblicate dalle succitate case editrici col rischio, però, di perdersi nei loro cataloghi, sicuramente più corposi del nostro. Ecco, noi ci vediamo semplicemente come un distillato degli editori che stimiamo.” Passiamo alle difficoltà dei Neo: “I primi anni sono stati durissimi. Dal di fuori, forse, non sembra ma l’editoria italiana (tutta la filiera: dai librai ai promotori per finire ai distributori) è una casta impenetrabile per un piccolo editore, specie se appena nato e proveniente da un paesino come Castel di Sangro. Abbiamo dovuto farci le ossa contattando direttamente le librerie e promuovendo i nostri libri da soli. Abbiamo girato tutta l’Italia per presentarli finché, piano piano, un distributore nazionale si è deciso a scommettere su di noi. Da allora siamo passati a uno più grande e poi un altro ancora e ora ci stiamo testando bene per capire se siamo pronti ad entrare con la rete distributiva più grande d’Italia. Comunque sia, la distribuzione è lo scoglio più grande che abbiamo trovato. Le grandi case editrici occupano (proprio fisicamente) ogni spazio in ogni singola libreria d’Italia. Lo fanno proprio scientemente. Pubblicano tanti libri per occupare ogni spazio possibile in libreria. È proprio una loro strategia di marketing.”
Paolo Zardi, il candidato al Premio Strega, all’inizio fu scartato dai due editori:
“Il primo racconto che ci mandò, eravamo nel 2008, lo rifiutammo. Non aveva centrato lo stile che volevamo dare alla nostra prima pubblicazione (un’antologia di fiabe mutate) ma noi avevamo apprezzato la sua scrittura. Poco tempo dopo ci mandò una raccolta di racconti che ci lasciò a bocca aperta. Glieli pubblicammo senza indugio anche se, ad onor del vero, era roba piuttosto forte per il lettore medio italiano. Quel libro lo intitolammo “Antropometria”: era il 2010. Dopo di quello, nel 2013, abbiamo pubblicato un’altra sua raccolta di racconti intitolata “Il giorno che diventammo umani” che è arrivata alla quarta ristampa. Oggi siamo in finale al Premio Strega 2015 col suo romanzo “XXI secolo”. Insomma, lo abbiamo scoperto, ci abbiamo creduto, ce lo siamo cresciuti, lo abbiamo amato come un figlio e lui ci sta ripagando.Il romanzo è uno sguardo esiziale sul futuro che ci attende.
Ambientata in un’imprecisata città del nord Italia, la storia racconta di un padre tenacemente impegnato a mantener salde le redini della sua famiglia mentre, tutto intorno, il mondo sembra franare. Il protagonista vende depuratori d’acqua porta a porta fissando appuntamenti da centri commerciali evacuati. Portare a termine il suo lavoro, ogni giorno, con dedizione e rigore, è il solo modo che conosce per rimanere presente a se stesso ed essere d’aiuto alla moglie, caduta in coma per ragioni sconosciute. È un’opera al contempo intima e universale, una domanda fondamentale sull’identità e sulla capacità dell’animo umano di sondarne le profondità più nascoste. È il tentativo di comprendere quale significato possano ancora avere, negli anni che ci aspettano, la parola “amore” e le sue molteplici forme. Alcuni lo paragonano a Cormac McCarthy. Noi ne andiamo orgogliosi anche perché a permetterci di partecipare allo Strega sono stati due padrini d’eccezione come Valeria Parrella e Giancarlo De Cataldo. Nomi che, da soli, garantiscono sulla qualità dell’opera.
Appresa la notizia che eravamo entrati nella dozzina finale del Premio, abbiamo ricevuto una mole di apprezzamenti incredibile. È come se tutti gli outsider o i frequentatori dell’underground editoriale – finora rimasti confinati o sopiti entro certi paletti – fossero esplosi insieme ai tappi delle bottiglie che abbiamo stappato per festeggiare. A quanto stiamo vendendo, tifano per noi tutti gli irrequieti, i delusi, gli originali, i non allineati, i sottopagati di questo pazzo circo che è il mondo dei libri. È come Davide contro Golia, no? Chi mai farebbe il tifo per Golia?
Nonostante questo, non siamo dei Freak. La nostra narrativa è di alta qualità. Questo ce lo riconoscono tutti nell’ambiente, anche editori di prima fascia che stanno già corteggiando qualcuno dei nostri autori. Insomma, cresciamo anno dopo anno. Ora speriamo che questa finale al Premio Strega serva a portarci alla ribalta nazionale anche se restiamo coi piedi saldi per terra, ben consapevoli delle nostre forze e dei limiti oltre i quali, per adesso, non possiamo andare.”
Ora, vorrei che i due Neo così come i lettori, non interpretassero questo spazio dedicato a Biasella e Coscioni come un comunicato buttato lì in una noiosa domenica pomeriggio, ma, sapete, talvolta ci sono improvvisi ribaltamenti di fronte nella realtà che non sono esattamente come la realtà rovesciata di certi romanzi, ma, nel mio caso, si tratta di una vera e propria sedia rovesciata da Yanez, il mio cagnolino, e non é facile restare concentrati con un cane che ti distrae, però, quando gli ho detto: “cuccia che sto scrivendo del Premio Strega!“, ha risposto “bau”.
E vi garantisco che porta bene.
Loretta Montenero
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