Richiesta di denaro per il rilascio di autorizzazioni, nei guai Amministratori in Alto Sangro
I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castel di Sangro e della Stazione di Pescocostanzo hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di due amministratori di un comune dell’Alto Sangro e di un esercente l’attività forense alle dipendenze della stessa amministrazione pubblica rientrata nel focus delle investigazioni.
Per gli amministratori dell’ente locale, il GIP del Tribunale di Sulmona, dott.ssa Sarnelli, ha disposto l’obbligo di presentazione quotidiana alla P.G., mentre per l’avvocato è stata applicata la sospensione temporanea dall’esercizio della professione e del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione.
Nei confronti di tutti e tre gli indagati sono state svolte articolate e minuziose indagini per l’ipotesi di concorso in tentata estorsione aggravata ai danni di privati cittadini, nei cui confronti sarebbe stata avanzata una richiesta estorsiva consistente in un corrispettivo in danaro. La cospicua somma pretesa, sarebbe stata necessaria al rilascio di un’autorizzazione per l’occupazione di una parte di suolo pubblico già impegnata nella realizzazione di una scala di accesso ad un immobile di proprietà delle vittime.
La costruzione del manufatto di cui era stata chiesta la regolarizzazione, ha innescato, nel recente passato, un diverso contenzioso giudiziario tra le stesse parti in causa, conclusosi poi con la pronuncia del Giudice adito a favore dell’ente pubblico e con relativa condanna delle controparti al risarcimento delle spese e del danno arrecato all’ente.
Le indagini, avviate lo scorso gennaio dai militari dell’Arma, sotto il coordinamento del P.M. della Procura della Repubblica di Sulmona, hanno permesso di raccogliere elementi di prova a carico degli amministratori pubblici e del professionista, i quali, al di fuori di un regolare iter amministrativo, avrebbero preteso una somma di danaro aggiuntiva oltre quella stabilita dal Giudice nell’originaria e definita vicenda processuale.
Le fonti di prova raccolte dai Carabinieri nel giro di pochi mesi, sono state così validate dal Giudice per le Indagini Preliminari ai fini dell’applicazione delle misure cautelari personalimaterialmente eseguite.
L’indagine, ancora in fase preliminare, prevede ora l’interrogatorio degli indagati per la prosecuzione del procedimento penale che dovrà, necessariamente, trovare conferma negli elementi di prova finora raccolti per l’eventuale avvio della fase processuale a carico delle persone raggiunte dalle misure cautelari.
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