Tutti giù per terra: Con lo scarpone si sta un passo avanti, il caso di Castel di Sangro
Paradossalmente avanti rispetto alla bagarre regionale a cui si sta assistendo in questi giorni sulle chiusure di Punti Nascita e Pronto Soccorso. Fa un certo effetto guardare al di là della valle con l’animo quieto di chi sta un passo avanti. Si, perché Castello di Sangro, strano a dirsi e a credersi, é oggettivamente avanti con la “salvezza” del Pronto Soccorso. Il “Pronto Soccorso di Montagna” ha infatti i numeri e le capacità, oltre che la struttura, per non temere la scure dei tagli. Un’operazione che parte da lontano, da una prima decisione della Comunità Montana che decise circa 10 anni fa di destinare all’ospedale un primo finanziamento destinato al territorio.
Un sacrificio iniziale sostenuto da tutti i Comuni dell’Alto Sangro che oggi però mette al riparo un intero territorio dai manifestanti dell’ultima ora. C’era ancora la giunta Pace quando i Comuni decisero di destinare i propri fondi alla struttura sanitaria che altrimenti, con ogni probabilità, oggi starebbe nell’elenco delle prossime chiusure o forse sarebbe già chiusa. Per il “montanaro” che non ha mai numeri sufficienti per tenere in piedi i servizi essenziali, é un bel colpo rispetto alle scene da apocalisse che si vedono oggi in ogni parte d’Abruzzo.
Il “montanaro” penalizzato sempre e comunque rispetto alle realtà territoriali numericamente più agguerrite, oggi può salire in cattedra e dare lezioni di lungimiranza e unità del territorio a quanti hanno sempre e comunque ignorato e snobbato un’area geografica che sta camminando sulle proprie gambe sostituendosi, talvolta, alla stessa Asl. Come nel caso dei medici reclutati dagli amministratori locali quando il personale medico in ospedale mancava. Si trattava di veri e propri corteggiamenti. Storie che ricordano scene da film di Totò, che fanno sorridere di fronte ai grandi numeri e al flusso di denaro che gravita nel pianeta sanitario. Ma é così. E il risultato, oggi, dimostra che talvolta, l’atteggiamento modesto del territorio snobbato per la sua inconsistenza numerica, ha dato buoni risultati.
Laddove si protesta e si manifesta, l’Alto Sangro mostra quiete. Sia chiaro, non stiamo parlando del General Hospital da telefilm americano, ma é pur sempre un Pronto Soccorso che conta circa 10.000 interventi l’anno. Per la maggior parte interventi richiesti per incidenti sui campi da sci e su strada. In un report dell‘Agenzia Sanitaria Regionale, il Pronto Soccorso di Castello di Sangro, nel 2011 contava oltre 9800 interventi. Di poco sotto a quello di Atessa (circa 12.000) che in termini di residenti ne conta oltre 10.000 rispetto ai 6000 di Castello di Sangro. “Entro il 2015 i lavori di ristrutturazione all’ospedale saranno completi” afferma il vice sindaco Angelo Caruso.
La struttura é quasi completamente ristrutturata: laboratorio analisi, ascensori, pronto soccorso. Tutto nuovo. Una realtà ribaltata quella dell’Alto Sangro rispetto alle aree interessate alle chiusure e ai ridimensionamenti. Un strano caso di successo, o meglio, una prova di adattamento alla realtà in corso di cambiamento. Ci sono sempre margini di miglioramento, certo, ma la buriana é già passata e l’Alto Sangro é un passo avanti. Quando essere pochi, talvolta, non é poi così male.
Loretta Montenero
2 Comments
nuovoastro
14 aprile 2015 at 15:39Spero che l’autrice di questo articolo sappia di cosa sta parlando, nel dubbio vi invito caldamente a prendere tutto con le pinze. Accetto ogni tipo di campagna elettorale e voglio anche lasciar passare il periodo, ma non accettavo e continuo a non accettare che si giochi con la vita.
Questo ospedale è CHIUSO o, peggio, FINTAMENTE APERTO. Non è stato nominato negli ultimi tagli semplicemente perché è ormai ininfluente a livello regionale, può anche stare aperto 24h24 tanto mancano i medici dentro, non costa nulla. Ricordatelo e statene alla larga il più possibile, IN CASO DI EMERGENZE SERIE IL SOLO TEMPO SPESO PER RECARVI QUI RISCHIA DI COSTARE LA VITA A VOI O AI VOSTRI CARI.
Ringrazio solo i pochi operatori sanitari rimasti a lavorare lì dentro come martiri e che si danno da fare in maniera spropositata. Ma mancano specialisti e attrezzature, oltre ad essere limitati negli interventi dalla stessa legislazione italiana (i medici non sono autorizzati neppure a provare a far qualcosa in attesa che arrivi chissà chi da L’Aquila o zone limitrofe). È semplicemente uno schifo.
l.mon
16 aprile 2015 at 22:08Gentile nuovoastro, ringraziandoti per l’attenzione ti comunico che l’organizzazione del personale da te criticata non ha nulla a che vedere con quanto da me riportato in quanto é di pertinenza esclusiva dei responsabili Asl che gestiscono e organizzano il personale. Se può esserti utile, ti invito con altrettanta passione ad informarti presso i componenti la Comunità Montana del periodo a cui faccio riferimento, poi, e solo poi, spero tu possa assumere una posizione più confortevole. Senza pinze. Buona serata!