Il punto di vista – 100 mila euro in fila sui binari per la Transiberiana d’Italia
Questo sarebbe stato il mio primo atto se avessi avuto la possibilità di dare un significativo contributo alla svolta dell’apatica e ormai insignificante attività di ospitalità di Roccaraso e dintorni. I 100 mila euro dell’imposta di soggiorno incassati dal Comune di Roccaraso li avrei resi disponibili affinché si fosse riattivata la linea ferroviaria Sulmona-Isernia in chiave turistica. E tante altre sarebbero state le iniziative a corredo, incominciando dall’imprimere un indirizzo diverso al gruzzolo prodotto in seno alla Soc. ACD (che gestisce gli impianti sportivi) e sperperato in maniera insensata per le canzoni di un sol giorno, ma che dico di un paio di ore serali, che in quella parte residua della giornata non valgono neppure il consumo di un caffè. Sicuramente non mi sarei smentito su ciò che penso e affermo da più di un decennio.
E’ proprio di questa mattina la notizia e un filmato diramati, anche su Fb, dall’Alto Adige, della presentazione sull’Altopiano dello Sciliar del progetto relativo alla realizzazione di una linea ferroviaria denominata “Il treno delle Dolomiti”, che collegherà Bolzano a Cortina d’Ampezzo, riutilizzando in parte la linea della vecchia ferrovia della Val Gardena. Saranno 85 i chilometri percorribili in poco più di due ore, a fronte di un investimento pari a 1,6 miliardi di euro, i passeggeri trasportati annualmente sono stimati da 6 a 7,5 milioni. Questa è la vera mobilità sostenibile. Questo è forse il miglior modo per congiungere in maniera virtuosa la testa e la coda della già tanto frequentata stagione invernale. Sarà un trionfo per quelle località che già intravedono presenze da capogiro in ossequio all’avvincente attività di ospitalità. La nostra iniziativa di mobilità è semplicemente “insostenibile”.
Se ad un colore chiaro se ne oppone uno scuro, se al dolce si oppone l’amaro, se al bello si oppone il brutto, beh! allora noi siamo tutto ciò che si oppone. Noi siamo insostenibili per non aver guardato più lontano del nostro naso e per aver destinato i fondi per la mobilità sostenibile ad iniziative deplorevoli per il solo fatto che attraverso un artificio di filosofia impiantistica ci stiamo divertendo ad attraversare strade tra parcheggi e a creare “intermedie” come quella che esisteva sull’impianto di Roccalta, nonché ad agire per le bramosie di una sola località che vuole salire sempre più in alto. Chissà perché.
Ho sempre immaginato la riapertura della nostra linea ferroviaria come un elemento essenziale di quel processo virtuoso che porrebbe in essere il rilancio effettivo dell’attività turistica sulle nostre montagne. E’ vero che non sono le stupende Dolomiti, ma quando ho sentito in più occasioni (una per tutte, l’ex sindaco di Ponte di Legno, moglie di un saltatore con gli sci che venne a trovarmi alcuni anni fa) espressioni di meraviglia apprezzare i nostri altopiani, allora ho avuto la conferma che c’è interesse anche per la nostra terra.
Si tratta dunque di mettere in atto un progetto ferroviario che attraversi e veda uniti i sentieri che corrono dovunque, attrezzati con piccoli rifugi; l’aglio rosso di Sulmona, la polenta di Pettorano e la maestosità della Maiella; il latte e il sospirato formaggio DOP di Pescocostanzo offerto all’ombra di una eccellenza architettonica ed artistica da vero ed autentico borgo d’Italia; l’impiantistica sportiva di Roccaraso e Rivisondoli; due carrozze ferroviarie speciali per assaporare le invenzioni stuzzichevoli che Niko potrebbe riservare a quei prodotti. E poi giù per tuffarsi nel Sangro per un avvincente rafting. Niko? E’ una garanzia di successo se poi con la sua arte dovesse proporre al viaggiatore una trota arricchita da par suo con tartufo e mele del Molise. Il Molise? Caciocavalli, mozzarelle e miele da leccornie. I cavalli nell’amenità di Staffoli. Il Parco Nazionale d’Abruzzo? E’ lì da quasi un secolo e diverrebbe la ciliegina sulla torta, se solo il fumo della vaporiera lo indicasse al viaggiatore dicendogli che non può farne a meno in un contesto così verde, completo e ospitale.
Cari amici, mi sono chiesto e vi chiedo: ma queste sigle a volte incomprensibili, Masterplan, Par, Fas, da fare impazzire chiunque, ma foriere di denaro pubblico, non hanno forse fatto impazzire più di tutti solo qualcuno? Che ha guardato stupidamente al suo orticello, peccando di una visione d’insieme, che avrebbe sì risollevato l’economia di un’area così vasta.
Dopo cinque anni l’altra sera sono tornato ad assistere al consiglio comunale del mio paese incuriosito da voci su precari equilibri finanziari. Che delusione! Quando poi senti affermare in contrasto ad un sì, stridente contrappunto, che segnalava ingenuamente la necessità di spostare almeno una progettazione al Comune di Roccaraso: l’importante è che si spendano dei soldi. E’ questa la conferma di mancanza di lucidità, di ragionata progettualità in rapporto ad una vera visione di area vasta, che addirittura abbraccerebbe due regioni, moltiplicando così i benefici influssi finanziari. Ho sentito poi parlare di unione di comuni. Non vorrei che si voglia riproporre l’indimenticata Torre di Babele della defunta Comunità Montana.
Mi voglio scusare se, nella precedente elencazione di possibili interventi a corredo della nostra possibile attività ferroviaria, dimenticavo il serpentone ciclabile e la piscina castellana. Chapeau! Questa sì che è un’ottima iniziativa, l’unica che riesce ad andare incontro alle aspirazioni del turista montano e perché no, con la piscina, anche dei nostri figli e nipoti.
Qualche entusiasta e poco avveduto sostenitore di queste mie idee, ammesso che ce ne siano, potrebbe essere indotto a pensare che una qualsiasi e successiva forma di pubblicità ad un progetto anche questo ambizioso, perché no, potrebbe mettere in difficoltà quelli del nord. No, non è così e gli rispondo prontamente: noi non dobbiamo mettere in difficoltà nessuno, anche perché siamo noi in difficoltà. Però poter dire un giorno al turista che ci siamo pure noi, con la rinata ferrovia del barone Giuseppe Andrea Angeloni, così più vivo che mai, potrebbe consigliargli che una volta vada pure lassù, ma una volta venga senz’altro da noi, perché potrà apprezzare con soddisfazione anche la nostra qualificata diversità.
Ecco, la chiave del discorso è che dobbiamo tornare ad essere interessanti. Ma lo saremo nella maniera in cui stiamo costruendo il nostro futuro?
Un piccolo avviso: se il filmato dell’Alto Adige ( Clicca QUI ) viene mostrato ai bambini e adolescenti è necessario che abbiano accanto i genitori, perché potrebbero accusare seri malori dovuti alla visione di quelle belle immagini.
Ugo Del Castello
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