Juan Carrito torna a Roccaraso, dalla teoria alla pratica
Da decenni, è alla moda, il ritorno alle origini, alla semplicità. In questi anni di pandemia ci siamo riscoperti tutti difensori e portatori di nobili valori, tutti pronti a duellare sulle tastiere quando si tratta di difendere un diritto leso, sia che si tratti di specie umana, sia che si tratti di specie animale.
I luoghi di nascita, i luoghi che ci fanno stare bene, le origini o scelte di vita non proprio usuali, sono divenuti sogni da perseguire ad ogni costo e ad ogni età. E’ divenuto saggio lasciare il posto fisso per andare a condurre aziende agricole, dove ad un utile incerto si contrappone la certezza di un’esistenza svincolata dai ritmi frenetici, dove la natura e i suoi equinozi sono gli unici dettami per un’esistenza libera, volta alla ricerca di se stessi , tutto in perfetta armonia con il mondo animale e vegetale che ci circonda.
Animali di ogni specie o razza, vivono nelle nostre case, ne alleviamo di “bestiali”, quali boa, tigri, leoni, serpenti, ci illudiamo di addestrare, anche, i cani più aggressivi, a nostro vanto e piacimento.
Siamo il cuore verde d’Europa, perché l’Abruzzo, non dimentichiamolo mai, è definito in tal, meraviglioso, modo perché è sede di ben tre Parchi Nazionali, di più di trenta riserve naturali e di un’area marina protetta.
Tanta bellezza e tanta purezza dovranno pur avere un prezzo, che non trova conio nella Zecca di Stato, ma esige una formazione civile, responsabile, rispettosa e coerente.
Civiltà, responsabilità, rispetto e coerenza sono doti che non posso venir meno se è un giovane orso a scegliere per la sua libera esistenza, vanno dimostrate e messe a servizio di questa creatura, anche e soprattutto se decide di ubicare la sua dimora nei pressi di Roccaraso, territorio in cui la natura parla ancora una lingua comune e semplice.
Per comprendere che l’ospite non è lui basta ricordare, quello che ci hanno insegnato nelle ore di biologia, le prime forme di vita sono state quelle marine, per l’esattezza alghe e stelle marine, l’odore per non dire il “miasma” dell’uomo è venuto dopo, molto dopo.
Tanti acri ricadenti nei confini dei Parchi Nazionali e nelle aree di pertinenza degli stessi devono pur far supporre patrimoni naturalistici di ogni specie da salvaguardare e con cui convivere, diversamente non avrebbero ragion d’essere.
Allora perché inseguiamo Juan Carrito con le macchine, lo filmiamo a pochi centimetri di distanza, gli affianchiamo cani e gli diamo la caccia manco fosse un ricercato?
Studi e studi sulla presenza di questo plantigrado nei pressi degli insediamenti umani dimostrano che non è aggressivo, è tendente al pacifico, ovviamente se non si sente in pericolo e se non viene minacciata la sua, eventuale, prole.
Non cerca noi, cerca cibo e noi, a danno suo e di tanti altri esseri umani ne abbiamo tanto e lo sprechiamo.
Non vuole intrattenersi con noi, infatti, se ci incontra ci evita e questo la dice lunga sulla nomea che abbiamo noi umani, piuttosto dovremmo preoccuparci, che nonostante la sua giovane età sia già molto edotto sulla nostra condotta!
Io non sono in grado di sapere quale luogo sia più adatto a lui, ma sono in grado di capire che lui ha scelto, pertanto è necessario che ci istruiamo alla convivenza bandendo ogni nostra forma di protagonismo, e di violenza nei suoi confronti, dobbiamo assumere un comportamento meno sfacciato se dovessimo incontrarlo sul nostro cammino.
La sua esistenza e presenza oltre, ad essere, a mio modesto parere, un vero dono di San Francesco, è di vitale importanza per l’integrità della biodiversità.
Visto che abbiamo inquinato, danneggiato e distrutto buona parte del pianeta vediamo di non continuare a strafare. Giova ricordare che Noè divise le acque per salvare gli animali e non gli uomini!
Cesira Donatelli
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