Roccaraso, cibo e vita: gli studenti dell’Alberghiero “De Panfilis” a lezione da Ugo Patierno, autore del libro-ricettario Metà
Continuano gli incontri con i grandi chef, ex alunni dell’Istituto, all’alberghiero “De Panfilis”. Interessante variazione sul tema dell’ “Autunno stellato” è stato l’appuntamento odierno: ad incontrare gli studenti della su ex scuola è stato Ugo Patierno, executive chef presso La Locanda del Poeta di Villa Torlonia (FC). Un incontro un po’ diverso perché lo chef non si è solo messo dietro ai fornelli, ma ha raccontato la sua vita, il suo percorso iniziato 161 kg e condensato in un libro e dodici ricette, “Metà” (ed. Risguardi, 2018).
«L’incontro di oggi è stato in sintonia con il nostro “Autunno stellato”. I grandi chef e sommelier che si sono susseguiti hanno focalizzato l’attenzione sulla qualità degli alimenti, come assunto fondamentale per ogni buon piatto», ha detto il Dirigente scolastico, Pino De Stavola, «lo chef Patierno, con la sua esperienza, professionale e di vita ci ha lasciato un messaggio che prosegue lungo questa direzione: qualità degli ingredienti e corrette abitudini alimentari per il benessere e la qualità della vita».
Dopo un’introduzione su disturbi alimentari, a cura della docente di Scienze degli alimenti, Francesca Battagli, spazio a Ugo che, affiancato dagli studenti, ha raccontato e si è raccontato in due piatti: “gnocco di patate viola, cime di rapa e vongole veraci” e “tagliatelle in bisque di gambero di Mazara sul suo carpaccio, zucchine e bottarga di muggine”.
«Fino a settembre 2003 pesavo 250 chili», ha iniziato il suo sincero dialogo. «Nonostante faccia da 18 anni questo lavoro che amo, il mio non era un rapporto sano con il cibo. Il cibo era un nemico intorno al quale si racchiudevano tanti dolori, paure, bisogni». Un rapporto difficile, sul quale hanno pesato episodi dolorosi della sua vita. «Il 17 settembre ho subito un intervento di riduzione dello stomaco. Il mio peso fino a quel momento mi ha precluso tante esperienze lavorative. Non riuscivo più a stare tante ore in piedi per lavorare».
I ragazzi hanno ascoltato con coinvolgimento la sua storia. Una storia che insegna a voler bene «al cibo e alla propria persona», una storia che Ugo ha racchiuso nella sua cucina. Metà porzioni. Metà come il titolo del libro. Metà come la sua immagine di oggi. «Ma metà», ha aggiunto, «spostando l’accento è anche meta, traguardo». Ugo, però, non si sente arrivato e, dopo aver girato mezzo mondo, barattando la possibilità di insegnare un piatto italiano con quella di imparare un piatto locale, è pronto a ripartire per fare nuove esperienze. «Apprezzate quello che avete, ragazzi», ha detto loro, «apprezzate questa scuola e quello che vi offre. A prescindere dall’indirizzo scelto, metteteci cuore e passione e ricordatevi che se tenete veramente ad un sogno potete realizzarlo».
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