U’Abbltrizz, l’orgoglio roccolano trasformato in arte da Coccopalmeri
Il gioiello dedicato alla Roccaraso sanntica, oggi Altopiani Maggiori d’Abruzzo, un tempo la terra di mezzo tra i Peligni e i Pentri. Ma che negli anni ’50 dello scorso secolo, a seguito di scavi compiuti per costruire alcune abitazioni dei cittadini lungo il torrente Rasine, rivelò proprio a Roccaraso reperti archeologici di una tomba carecina, con alcuni suppellettili, un cinturone in bronzo e una cuspide di lancia appartenuti ai Carecini o Caraceni, i Sanniti quindi che abitavano l’estremo nord del territorio denominato Sannio. Gente di montagna, che conviveva con il freddo e la neve per la maggior parte dell’anno.
Una terra, questa degli odierni Altopiani Maggiori, alta tra due mari e sottoposta a repentini cambiamenti atmosferici; dal caldo Scirocco, che a volte scioglieva fino all’ultima crosta di neve, alla Tramontana, che portava neve e freddo intenso a mo’ di bufera. Fenomeni atmosferici che il passare dei secoli ha portato immutati fino ai nostri giorni.
Era, forse, proprio quest’ultimo vento il più temuto dai Carecini. Foriero del gelo che si insinuava dentro i loro corpi fino a compromettergli la vita.
Chissà dove riparavano la loro esistenza, se in quel luogo, in basso, vicino al torrente dove seppellivano i morti o sulla perduta Terra Vecchia? O di fronte al sole, sull’attuale Costa Calda? Forse non lo sapremo mai, ma una cosa è certa: i fiocchi di neve fredda e avvolgente caratterizzavano la loro vita compromettendone il trascorrere; per noi, oggi, sono attesi e benedetti affinché ammantando la terra con una spessa coltre bianca possano sostenere ogni attività economica.
Il tempo passa inesorabile, passano gli anni, i secoli e i millenni, ma quei fiocchi di Tramontana nella loro effimera geometria sono gli stessi, immutati, scomposti dal movimento vorticoso, a spirale, a Chatelaine Sannita, tutti uniti a formare quel fenomeno atmosferico denominato bufera e per noi in dialetto roccolano: “Abbltrizz”.
Ed ecco che tra le gelide folate di Tramontana nasce un gioiello, è: U’Abbltrizz
Chi è nato e vissuto su queste montagne sa quando d’inverno all’improvviso giunge il vento freddo di Tramontana e porta con se i primi fiocchi di neve, cristallini, leggeri e avvolgenti. In un attimo quegli infiniti e candidi cristalli dispettosi ti girano intorno, ti avvolgono, ti rubano il respiro, ti disorientano e sei costretto a fermarti per recuperare la strada maestra.
I Sanniti, abitanti di queste terre in tempi immemorabili, subirono tra i primi il fiato implacabile della Tramontana e mille e mille fiocchi avvolsero i loro inverni.
Chissà se il termine “U’Abbltrizz” risale alla loro esistenza. Chissà se furono loro a coniarlo e ad affidarlo a quel vento per portarlo e consolidarlo nel nostro dialetto.
Una cosa è certa. Franco Coccopalmeri, spinto da un misterioso spirito Sannita, è uscito dalla sua bottega, ha allungato una mano e ha raccolto nel disordine di una avvolgente nevicata un candido fiocco per coniarlo nell’oro bianco. È “U’Abbltrizz”
Ugo Del Castello
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