Coronavirus, i dializzati supplicano per eseguire subito il tampone faringeo
Momento di massima attenzione contro il propagarsi del Covid-19 e c’è chi affetto da patologie ha timore di eventuali contagi dovendo condividere la stanza di degenza ospedaliera con altri pazienti. E’ il caso dei dializzati dell’ospedale altomolisano San Francesco Caracciolo.
Per bocca di don Francesco Martino, ex cappellano e parroco di Belmonte del Sannio e Villacanale, oggi in veste di malato, la richiesta che chi frequenta la nefrologia ospedaliera deve esser sottoposto ad analisi specifiche per il coronavirus.
“Come paziente dializzato – scrive don Francesco – a rischio come tutti i miei colleghi, chiedo alla Protezione Civile, all’Asrem, alla Regione Molise che tutti i dializzati in cura a Vanafro, Isernia, Agnone, Campobasso, Larino e Termoli siamo sottoposti ad un preventivo tampone per il Coronavirus, perché sarebbe drammatico dover chiudere per trascuratezza un centro dialisi. Prevenire è meglio che curare” conclude il sacerdote.
Intanto continuano le proteste degli iscritti alla Fidas che non possono effettuare le donazioni per mancanza di medico e struttura all’interno dell’ospedale Caracciolo. Situazione questa che potrebbe esser sbloccata immediatamente con una firma dell’Asrem di Campobasso. “In provincia di Bergamo manca il sangue, qui in Alto Molise impediscono a 500 donatori della Fidas di Agnone di poterlo donare” è il laconico commento dei responsabili dell’associazione.
Soci questi che sono stati invitati ad andare presso la Fidas di Isernia per effettuare i salassi ma che probabilmente potrebbero andare anche in Abruzzo, nella vicina Castiglione Messer Marino, dov’è una efficiente sezione dell’Avis, lasciando così di fatto il gruppo di appartenenza. Si aspetta in merito un repentino intervento dell’Asrem che potrebbe sanare il gap esistente e ridare fiducia a chi è propenso ad una atto di generosità ineguagliabile come la donazione di sangue.
Vittorio Labanca
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