Rivisondoli, domani paese di sfollati: Esercito in campo per brillare la bomba
A distanza di 74 anni per gli abitanti di Rivisondoli domani si riproporrà ciò che solo pochi di loro vissero in quel lontano novembre del 1943: lo sfollamento anche se solo per poche ore. E le ragioni hanno un comune denominatore, legato a fatti di guerra un tempo, con lo sfollamento nella Valle Peligna e alle loro conseguenze di oggi. Quel comune denominatore è una bomba d’aereo rinvenuta inesplosa, che domani gli artificieri dell’Esercito disinnescheranno e poi faranno brillare in una cava di sabbia in disuso, nascosta e parallela al Piano delle Cinquemiglia.
Una bomba inglese e 227 libbre è il suo peso, cioè 500 chilogrammi di ferro e di esplosivo.
È probabile che quell’ordigno faceva parte dell’equipaggiamento di uno Spitfire MkVc, inviato dagli Alleati nel cuore della linea Gustav, probabilmente per distruggere i ponti ferroviari intorno a Roccaraso e isolare così i trasporti che rifornivano l’esercito tedesco dalle retrovie fino alle postazioni avanzate poste a ridosso del Monte Arazecca. C’era un piccolo ponte sotto Monte Maiuri, oggi dietro il Ristorante O’sfizio; uno dietro il Colle tre Croci, appena sopra l’impianto di depurazione di Roccaraso; quello più grande denominato Dieci Ponti per via del numero sei suoi archi in bella pietra squadrata. Prima della stazione di Roccaraso ce n’era un altro all’altezza del passaggio a livello e un altro subito dopo la stazione e a seguire sull’altopiano del Prato altri due, prima che la linea ferroviaria si nascondesse nella galleria del Macello, appena prima della stazione di Rivisondoli. Questi ponti risultarono distrutti quando alla fine della guerra si iniziò l’opera di ricostruzione della linea ferroviaria. Invece, proseguendo, da sotto l’Arazecca fino alla stazione di Castel di Sangro risultò priva dei binari, divelti questi dai tedeschi, per impedire un possibile accesso degli Alleati sul Valico di Roccaraso anche attraverso questa agevole via di comunicazione, unitamente alla strada statale che con essa poi correva parallela sotto l’abitato roccolano.
Ma è anche possibile che quella bomba doveva essere sganciata sull’abitato di Rivisondoli per colpire la residenza del Comando del III Battaglione Paracadutisti tedesco con a capo il capitano Karl Heinz Becker, forte di 310 uomini, di stanza nel palazzo Mascio, nei pressi della chiesa parrocchiale. Mentre gli ufficiali alloggiavano all’Hotel Reale. In questo caso si trattò probabilmente di una manovra sbagliata, data la distanza, sia pur minima dall’abitato.
Le incursioni aeree che provenivano dagli aeroporti situati in Molise per i caccia e dalla Puglia per i bombardieri, venivano contrastate dalla contraerea Flak, dislocata in più punti ed in particolare all’imbocco del Valico di Roccaraso con una batteria posta sul pianoro davanti al Colle tre Croci, oggi sede del cimitero e un’altra batteria posta di fronte, dall’altra parte del Torrente Rasine, sul colle che oggi sovrasta il ristorante La Fattoria. Altre due batterie erano installate su un pianoro adiacente il versante di Monte Zurrone che degrada sul Prato, tra Roccaraso e Rivisondoli.
E fu proprio dalla batteria posta più in basso, di queste due, che partirono i proiettili che colpirono irrimediabilmente il volo di uno Spitfire neozelandese, che fu costretto a planare fortunosamente sul pianoro adiacente la stazione ferroviaria di Rivisondoli. È possibile che fu proprio questo aereo, a liberarsi del pesante fardello, prima di poter atterrare in sicurezza.
A queste due ipotesi principali se ne potrebbero aggiungere delle altre, ma nessuno sarà mai in grado di definire quella giusta. Una cosa è certa, che a distanza di tanti anni per una mezza giornata sulle nostre montagne domani torneranno gli echi di quella guerra, anzi il rumore soffocato dell’esplosione della bomba, che avverrà più o meno intorno a mezzogiorno.
Alle persone più anziane quello scoppio farà rivivere il ricordo di quegli eventi disastrosi e ai più giovani il senso di ciò che i loro bisnonni, nonni e genitori vissero drammaticamente. Toccherà, quindi, agli abitanti di Rivisondoli di recarsi a Pescocostanzo e a quelli che vivono ai margini nord di Roccaraso, di recarsi in paese, presso parenti, amici o magari seduti al tavolino di un bar per discutere dell’inconsueto avvenimento.
Un dato di che cosa fosse la linea Gustav intorno a Roccaraso e che pochi conoscono è che intorno alla strada statale, a partire dal Bivio di Fonte Eremita e fino alla salita di Portella e poi lungo la statale che corre sotto l’abitato di Rivisondoli, nel dopoguerra gli sminatori dissotterrarono qualcosa come 10.000 ordigni esplosivi di vario genere. E il signore che si vede con me nella foto fu uno degli artefici di quel minamento così certosino. Si chiamava Carl Bayerlein e apparteneva al Genio dei Paracadutisti tedeschi. Lo incontrai nel 2004 in occasione della cerimonia di riappacificazione tra i soldati tedeschi e quelli canadesi che parteciparono alla battaglia di Ortona del dicembre 1943.
Ugo Del Castello
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