‘Altrove al centro del mare’, il romanzo di Elena Lombardi diventa cartaceo
«No Raul, non pensarci ne…». Sophie non riuscì a metterlo in guardia, non riuscì a dirgli che ne era a dir poco terrorizzata. Fu trascinata in acqua un secondo dopo. Raul scoppiò a ridere, poi si paralizzò scioccato. Lei si agitò, muovendo le mani e le braccia come una forsennata. Possibile che non sapesse nuotare? Quello che era cominciato come uno scherzo, divenne ben presto un incubo. Si sentì stringere il cuore in una morsa d’acciaio. Le si avvicinò sostenendola per la vita, ma lei continuava ad annaspare, persa nei suoi ricordi. Il passato era pesante più di un blocco di cemento.
«Per l’amor di Dio, Sophie! Non agitarti così. Ci sono io qui», sbraitò lui preoccupato. Diamine! Perché si era lasciato andare all’istinto? Sophie non lo ascoltò neppure.
La sua mente era altrove. La sua mente fu attraversata da immagini terribili. La voce del mare copriva tutto, anche la sua timida razionalità. I raggi del sole erano troppo distanti per riuscire a penetrare in quella profondità tinta di rosso. Il vento era inarrestabile, così come lo era quella corrente che voleva solo inghiottirla nel buio. Si sentì morire quando immaginò la presenza di un corpo inerme, a pochi passi da lei. Per anni si era tenuta lontana dal mare e dall’acqua. Per anni aveva tentato di scacciare tutto quello.
Sophie non riuscì più a pensare a nulla. Si paralizzò in acqua diventando rigida come una pietra. I suoi occhi erano persi nel vuoto, i lineamenti cesellati erano distolti dal terrore. Aveva il viso tirato e la bocca serrata. Sophie svenne, diventando bianca come un cadavere.
Raul tentò di rianimarla ma lei rimase immobile. Non rinvenne, non si spostò, non parlò accusandolo e ferendolo. Lui la sollevò tra le braccia e la condusse dentro casa, entrando in tutta fretta nel primo bagno che trovò. Un attimo dopo erano entrambi sotto il getto della doccia. Raul attese il suo risveglio come si attende il tramonto durante l’inverno.
Furono i secondi più lunghi della sua vita. Un repentino senso di colpa gli serpeggiò nelle vene. Non avrebbe mai dovuto farlo. Per poco non l’aveva persa sul serio. Sophie spalancò gli occhi, ritrovandosi stretta a lui. Aveva le gambe molli come due budini e il cuore in tempesta. Anche lui lo avvertì chiaramente. Tremava ed era tutta colpa sua. La strinse tra le braccia, con tenerezza infinita mentre lei rammentava tutto. Un attimo prima era a bordo piscina, l’attimo dopo lui aveva avuto la pessima idea di trascinarla giù. Quel pensiero bastò a piantarle un pugnale nel petto. Si allontanò da lui di scatto, disgustata.
Raul si era trasformato in uno squalo. Per la seconda volta in pochi giorni, l’aveva trascinata nell’abisso più oscuro dei suoi ricordi.
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