Facile a dirsi “Poveri agnelli” ma ai pastori abruzzesi e molisani chi ci pensa?
Fanatismo, propaganda o davvero una sensibilità mirata a proteggere l’animale simbolo della Pasqua? In tutto questo si alimenta una polemica che potrebbe diventare iattura per gli allevatori abruzzesi e molisani che da millenni vivono di pastorizia. Ma questo aspetto sembra interessare poco all’on. Michela Brambilla che da questa campagna di salvezza per gli agnelli ne trae consensi trasversali in termini politici. Ecco, allora, scendere in campo il presidente dell’Arpo Nunzio Marcelli, padre dell’adozione della pecora a distanza, con un’analisi lucida e concreta.
“Business is business, si dice: e oggi il business più importante è quello del consenso, specie nel mondo politico. E i pastori, impotenti davanti ad imponenti campagne mediatiche come quelle messe in piedi per contrastare la cosiddetta “strage degli agnelli”, si chiedono come finirà. Fin troppo facile scorrere le pagine web dedicate alle attività dell’onnipresente onorevole Michela Brambilla, che da titolare di un’azienda che importa e commercializza salmoni e gamberetti si scaglia contro il consumo di carne. Evidentemente nel mondo della comunicazione e dei buoni sentimenti, il pesce non è carne”.
Marcelli inoltre sottolinea come il colpo dovuto a campagne mediatiche di questo tipo avranno ripercussioni su un intero sistema non solo economico, ma ambientale e culturale.
“Ma i pastori e allevatori non ci stanno: perché non bisogna dimenticare che dietro a tutto questo ci sono storie, aziende, economie, conservazione della biodiversità; e turismo, enogastronomia, prodotti d’eccellenza. Che vengono a cercare da tutto il mondo, da Obama a De Niro, che i prodotti pastorali d’Abruzzo li ha voluti nel suo ristorante di New York. Chi vuole fare scomparire tutto questo abbia il coraggio di dire come stanno le cose: senza allevamenti, senza agnelli, non ci sarebbero più nemmeno questi pascoli, questa fauna selvatica per la cui protezione siamo tutti mobilitati, dal lupo all’orso, simboli di un ambiente incontaminato, quello d’Abruzzo, che è stato preservato fino a qui proprio grazie alla presenza delle greggi, al pascolamento”.
“I pastori chiedono: che ne sarà di noi? Abbiamo diritto di esistere? E chiedono giustizia, e verità. Perché chi con una mano commercializza salmoni e con l’altra attacca la “strage” degli agnelli, deve dire come vengono condotte queste aziende, con gli animali sempre liberi e al pascolo, in conduzione tradizionale e biologica, greggi che ancora fanno la transumanza, che producono formaggi unici al mondo. E deve dire che, senza allevamento, senza agnelli, tutto questo – comprese le greggi – scomparirà.
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