“Nudo fumante” la personale di Giuliana Amorosi all’Auditorium d’Isernia
E’ dedicata al papà Vittorio, recentemente scomparso, la mostra “ Nudo fumante“, titolo provocatorio di questa prima personale della giovane artista Giuliana Amorosi. La provocazione verso certi clichè sociali è la linea che caratterizza i lavori in esposizione, un chiaro segnale di insofferenza verso determinate realtà sociali e morali che spingono la Amorosi a dipingere senza nessuna regola, realizzando un’arte totalmente svincolata da convenzioni e canoni. L’arte in questa accezione, crea “terremoti”, stravolge e modifica modi di vedere e distorce realtà profondamente consolidate, creando una nuova semantica attraverso segni, colori ed idee che non sempre convergono con il pensiero collettivo.
La donna è il soggetto predominate, quello che meglio risponde alle necessità espressive dell’artista. La donna, la fèmme fatale, l’anima tormentata, l’essere femminile visto nelle sue contraddizioni, un essere in potenza che genera ma distrugge, ama così come odia e si ama così come si autodistrugge. Come racconta l’artista “la donna è un microcosmo che vive, o sopravvive, all’interno di un macrocosmo che non sempre genera tranquillità, ma può alterare gli stati d’animo in modo esponenziale, portando la stessa alle estremizzazioni del proprio essere: la donna si allinea al macrocosmo in cui vive e lo rispecchia, oppure lo combatte manifestando la sua ribellione come la donna che fuma ed espone il suo corpo come una merce ponendo l’accento sulla sensualità, fattore fondamentale della femminilità”.
La donna si pone, dunque, al centro di profonde riflessioni e si evolve, nella mente dell’artista, con un movimento curvilineo, con l’alternanza di momenti “in” e “out”, dove l’essere femminile si disgrega in conseguenza di una società povera di tutto, ma che finge ricchezze morali infinite. In molte delle tele esposte, sfondi monocromatici forti e piatti, sono il mezzo attraverso cui l’artista cerca di evidenziare il corpo femminile nelle sue trasgressioni. Le linee emergono con forza, richiamano l’attenzione dell’osservatore, provocano le sue reazioni: Amorosi gioca sull’interazione musico-artistica, estrapolando testi musicali che ripropone sulla tela, come i brani dei Sex Pistols o i Violent Femmes.
È attraverso questo connubio che, probabilmente, l’artista racconta un po’ di sé stessa, attraverso un’autobiografia visiva che vede la genesi del suo amore per l’arte e per il disegno, che rappresentano i mezzi di espressione e comunicazione ideali, i quali racchiudono i suoi pensieri più intimi. Ci racconta di una donna forte e determinata, ma anche fragile e malinconica, provocante e riservata ,chiusa, molto spesso, nelle sue stesse paure.
Il momento della creazione è come un catarsi per la Amorosi che perde la cognizione del macrocosmo che la circonda e segue, principalmente, il suo istinto; è lei che segue la sua mano, i suoi lavori sono totalmente privi di progettualità e sono il risultato di una spontaneità assoluta completamente priva di filtri. Se osserviamo meglio le opere notiamo, a volte in modo quasi impercettibile, una discrepanza fra la parte destra e sinistra delle tele: “Ecco, questo rafforza quanto detto prima, ovvero una delle due parti è l’impulsività dell’atto creativo, è il momento in cui l’arte e l’artista sono una cosa sola, dove si crea la forma di qualcosa che non ha nome, nessuna identità e solo successivamente, viene lavorata e definita, una volta compreso cosa si può realizzare da quella ispirazione catartica ed estatica”.
Amorosi è un artista giovane che si muove attraverso diverse influenze, figlie di una mente aperta ed in continua creazione che prende spunto da quello che l’arte è stata ed è tuttora, e va alla ricerca di uno stile personale, una firma che la distingua e sottolinei la sua originalità. Il fumetto è un altro campo particolarmente apprezzato e quasi compulsivamente presente, dove citazioni da Crepax o Pazienza svelano la capacità dell’artista di imparare e rielaborare in modo personale ciò a cui si ispira. È un’arte giovane e fresca, che cattura ed intriga, spinge chi osserva a porsi domande, a cercare risposte e ad immedesimarsi emotivamente in quelle pagine autobiografiche che l’artista ha deciso di condividere.
È chiaramente presente anche un’ispirazione a Roy Lichtenstein, uno dei padri della Pop Art, per l’uso del fumetto e di elementi tipici del mondo pubblicitario, che rendono i messaggi immediati e d’effetto. Siamo davanti ad una mente creativa dal fortissimo potenziale, un vulcano di idee in continua eruzione che raggiunge l’apice con dei lavori presenti in sala che richiamano all’arte underground, l’arte che è l’antitesi alla cultura di massa e che vede la luce negli anni Sessanta sulla scia della cultura beat americana: è l’espressione di una cultura giovanile non convenzionale che sempre più rifugge un presente scomodo e non gradito.
Una forma pacifica di rifiuto che, utopicamente, aspira ad una società ben diversa; è un processo di alienazione sociale che vede nell’arte una potenziale “arma” di diffusione. In alcuni delle tele esposte, vengono rappresentati paesaggi o scorci assolutamente fuori da ogni schema reale, ben oltre le rappresentazioni metafisiche: è un mondo visionario, alterato e alienante dove non esiste nessuna sintassi logica, dove la “grammatica artistica” è esplosa in un caos segnico senza apparente definizione. Il colore è ciò che definisce a livello visivo quello che concettualmente ci sfugge. È qui che notiamo il richiamo ai colori di Andrea Pazienza, forti, cangianti, determinati ed assoluti sulla superficie della tela.
In generale, è come assistere ad un teen-drama dai connotati certamente più profondi, risultato di una continua trasformazione che necessita di esprimersi. L’artista dipinge perché sono il corpo e lo spirito a chiederglielo ed attraverso le sue mani la sua creatività si manifesta. Non è l’Amorosi ad usare l’arte ma è quest’ultima che la usa per affermare la sua esistenza. La mostra sarà inaugurata domenica 12 ottobre alle 18 e permarrà all’interno dell’Auditorium d’Isernia fino al 26 ottobre.
Gioia Cativa
(Critico Associazione Socio Culturale SM’ART)
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