Storie Natalizie – Una leggenda indiana-sioux chiamata Molise
Tra riti di cervi, danze di orsi, magici pittori e antiche transumanze
Alle porte del Natale, in un paese del Sud un bel po’ di anni fa, una nonna accanto al camino amava raccontare ogni sera una novella alla nipotina, che ogni volta – mentre fuori scendeva leggera la neve – sgranava gli occhietti e si metteva ad ascoltare al calduccio in riverente silenzio…
“Una dolce sera di fine autunno, nell’ampia prateria del Sud Dakota, un indiano Sioux era assorto – come faceva da anni – a scrivere storie incorniciate in disegni davanti al tee-pee per poi, ultimate, raccontarle ad altri, ognuna con un messaggio fra le righe… A un tratto gli giunse da lontano il canto melodioso di un uccello notturno. Lui riceveva di frequente ispirazione dalla natura e dunque, come ipnotizzato e non riuscendo a localizzare bene il punto preciso da cui proveniva, decise di mettersi in cammino per avvicinarsi alla fonte. Attratto da quel suono per lui particolarissimo e singolare, che probabilmente altri non riuscivano a notare, si avviò su un sentiero che ritenne essere nella direzione giusta e, cammina cammina, si allontanò non poco dal campo.
All’improvviso intercettò dinanzi a sé la presenza di un’ombra in movimento: aguzzò lo sguardo e notò trattarsi di un coyote che procedeva speditamente; in un attimo però l’animale si arrestò e a bruciapelo chiese: “Ehi tu, perché mi stai seguendo?” “Io veramente non seguo te, bensì il melodioso canto dell’uccello della notte!” rispose l’uomo. A quel punto il coyote iniziò a latrare in modo talmente stridulo e insistente, che l’uomo fu costretto a coprirsi le orecchie. “Non ti piace il mio canto?” domandò la bestia. “Sì…” mentì l’uomo “Ma il tuo lo conosco già da anni ed anni e non cambia mai, mentre l’altro, credimi, è la prima volta in assoluto e voglio rintracciarlo perché mi dà spunti per nuove idee.” “Aspetta, prova a riascoltare il mio!” insistette con cocciutaggine il coyote e ricominciò con il trito e ritrito strazio. “Grazie coyote” rispose l’uomo più che determinato “Ma preferisco raggiungere l’uccello dal magico suono prima che giunga l’alba!”. “Ok, ok! Ma allora consentimi di farti da guida: t’insegnerò il percorso più breve e intanto, per far passare il tempo, puoi raccontarmi delle tue idee, narrarmi qualche leggenda. Su, incomincia…”.
E così l’uomo iniziò a parlargli di storie di riti di cervi e balli di orsi, di transumanze, di magici decoratori su rocce, tele e tee-pee e tante, tante altre vicende, compresa la narrazione che a tratti gli stava ispirando il melodioso canto… S’inerpicarono per un sentiero boscoso ed irto di difficoltà: “Perché resti indietro e non mi dici più niente? Avanti! Avanti e non interrompere il racconto! Ho un modo per esserti d’ausilio sai? Fidati di me! Continua, continua…” lo incalzava il coyote.
“Dimmi almeno il tuo nome, in modo da sapere con chi condivido il mio viaggio” fece l’uomo. “Esilom” rispose il coyote senza guardarlo negli occhi. “Che strano nome!” pensò l’altro, ma proseguì fra sassi aguzzi e cespugli spinosi, man mano sempre più stanco, perplesso e demotivato nel non intravedere una continuità di percorso sino, improvvisa, l’interruzione del sentiero stesso di fronte ad una parete impervia di roccia che impediva qualsiasi altro cammino. L’indiano stupefatto si voltò per chiedere ragione al coyote ma si ritrovò totalmente solo e totalmente in altro luogo da quello stabilito da lui in partenza: e il coyote? Sparito del tutto! Sconcertato, deluso, amareggiato, cercò di orientarsi e di ritrovare la traccia del canto: ma era sempre più lontano, assottigliato, sempre più debole, sino a tacere, a scomparire del tutto…”
La nonna fece una pausa e donò una carezza alla bambina in attesa della fine della favola. Le sorrise e continuò: “L’indiano sperduto per giorni, dopo un percorso non facile, ritrovò le tracce della sua via. Una volta al campo scoprì la tribù assente; solo un’anziana saggia donna gli riferì che erano andati tutti ad ascoltare, molto più in là della prateria, un certo uomo – dalle vaghe fattezze nel volto di un coyote – che ammaliava tutti con storie di transumanza di cows (mucche), danze di bears (orsi) e deers (cervi) e l’avvincente vita di un bravo pinter (pittore), provetto in dipinti di tele e rocce belli come racconti. Storie – diceva – da lui stesso scritte o raccolte negli anni nel suo vagabondare da storyteller (narratore di storie). Diceva di chiamarsi Esilom ma per l’anziana era un nome troppo strano, equivoco alquanto, che nascondeva ben altro. Non si fidava ad istinto di quell’uomo-coyote e quindi non volle andare ad ascoltarlo come tutti gli altri…
Nel tempo l’indiano, grazie all’insegnamento della donna-sciamana, alla preveggenza e saggezza di Madre Terra e della Vita, comprese la morale che gli fu di lezione: “Vi sono molti sentieri che conducono al contatto con se stessi: quando senti di amare veramente una cosa e ne subisci fascino e richiamo, devi seguire una strada, quella che il cuore ti indica e non curarti di percorsi brevi o scorciatoie indicate da altri con fare amichevole: spesso son lì come animali della notte in agguato e con falso sorriso, lenti come bradipi ma pronti a raccogliere – privi d’idee e iniziative ma svelti a saccheggiare – le tue storie e vicende che visionasti anni luce prima di loro… Impossessandosene, facendole proprie senza riconoscenza o gratitudine alcuna: mettendoci il cappello! Anzi, volutamente ignorandoti dopo come un essere scomodo ai loro piani: è prassi diffusa e comune…”
“Nonna, ma poi che ne fu di quell’uomo-coyote?” chiese la bimba ponendo la sua manina fra quelle dell’anziana donna, mentre le fiamme del camino riflettevano bagliori come fosse sole nei piccoli, teneri occhi del colore del cielo. “Qualcuno disse che continuava a sottrarre altrui esperienze per farle proprie” la nonna rispose ma con lo sguardo assorto “Altri, che non esiste (che in fondo era la stessa cosa)!” Dopo un attimo di pausa continuò: “Ci si è anche azzardati nel tentativo di comprendere la provenienza, l’etimologia, tentando addirittura l’anagramma dello strano nome: Esilom … Molise“.
Pierluigi Giorgio
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