16 anni fa la data più importante del calcio sangrino. L’arbitro Tombolini guastò la festa al Castello
11 novembre 1998. Difficile dimenticare questa data. Sono passati 16 anni, ma quel giorno resterà probabilmente tra i più importanti della storia dello sport altosangrino. L’Inter, la “grande Inter”, una squadra che di lì a poco avrebbe battuto per 3-1 il Real Madrid in Champions League, pareggia 1-1 a Castel di Sangro, sul campo di una squadra di serie C1 che sogna l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia dopo aver già eliminato altre due squadre di serie A, il Perugia e la Salernitana. L’1-0 dell’andata lo permette.
Ancor di più il gol di Alberto Bernardi al minuto 31 del secondo tempo, al quale fa seguito una corsa verso la “Curva Nord” lunga 100 metri e che fa impazzire gli 8.300 paganti (ma ce n’erano molti di più…) di quel giorno. Frey, Camara, Bergomi, Silvestre, Milanese, Winter, Paulo Sousa (Cauet), Simeone (Dabo), Djorkaeff, Ventola, Roberto Baggio (Pirlo): questa la formazione dell’Inter, nella quale spiccano “lo zio” in difesa, un futuro allenatore di grido, il “Divin Codino” ed un futuro campione del mondo. Beh, scusate se è poco!
Ma la gente era lì per vedere una squadra che, guidata da Antonio Sala, giocava un calcio esemplare, un 4-3-3 frizzante grazie a Cudicini, Rimedio, Bianchini, Bandirali, Tresoldi, Sensibile, Galuppi (Scala), Cangini, Pagano, Baglieri (Polenghi), Bernardi (Iaquinta). Questa la formazione che quel giorno si è sentita, non a torto, scippata di un sogno da parte dell’arbitro Daniele Tombolini da Ancona, che due minuti dopo il vantaggio spegne il sogno giallorosso regalando un calcio di rigore all’Inter che vale la qualificazione.
Per ricordare l’episodio ci affidiamo a Fabio Monti, storica firma del Corriere della Sera: “Quando il pallone e’ arrivato a Ventola, Bianchini ha avuto l’imprudenza di tirare per la maglia, ma in modo lieve, l’attaccante interista, che, sbilanciato, finiva a terra, quasi fosse stato travolto. Tombolini non ha perso un centesimo di secondo per fischiare il penalty, apparso come una specie di risarcimento per quanto era capitato domenica. C’è stata la sensazione che l’arbitro aspettasse solo il momento di concedere un rigore all’Inter”.
Cosa aggiungere? Il coro “ladri, ladri” cantato da una comunità scippata di un sogno perché, probabilmente, nel derby di qualche giorno prima Tombolini aveva scontentato l’Inter? Oppure una frase pronunciata dallo stesso arbitro al quale i dirigenti sangrini chiedevano spiegazioni (“Ma dove volevate arrivare?” pare abbia sussurrato, ma il condizionale è d’obbligo). Certo fa anche male che Tombolini, qualche anno fa, si sia detto contrariato per non aver ricevuto le scuse del pubblico sangrino, convinto della bontà della sua decisione …
Qualcuno dice che quella delusione frenò l’ascesa della squadra verso il ritorno in serie B, visto che tra novembre e dicembre si perse contatto da una vetta verso la quale non ci si sarebbe più riavvicinati. Resta, però, la soddisfazione di aver fatto tremare una big del nostro calcio semplicemente giocando a calcio. E di aver regalato alla comunità un sogno, preferendo la logica del senso del territorio a quella dell’incasso (la stessa partita, giocata altrove, avrebbe portato ben altre entrate). 16 anni fa: era proprio un altro calcio.
Marco Santopaolo
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