Fortuna che c’è la Nazionale, perché diversamente staremmo ancora a parlare di Juventus-Roma. Premessa: che gli episodi arbitrali siano da sempre favorevoli a chi ha il vento in poppa, questo è storia nota. E che negli ultimi vent’anni gli stessi abbiano altrettanto spesso favorito la ‘Vecchia Signora‘ è altrettanto noto. Lo dicono le cronache, sportive e giudiziarie.

Tuttavia, gli ultimi tre scudetti bianconeri non si possono ridurre a favoritismi della classe arbitrale, sebbene sia altrettanto vero che quando due squadre di pari valore si affrontano, un episodio può risultare decisivo per determinare la squadra vincente e la squadra sconfitta. E’ quanto successo nel corso di Juventus-Roma, con il diavolo che ci ha messo le corna in quasi tutti i gol.

Ciò che non piace, alla maggioranza degli sportivi, è il post partita. Tutti hanno occhi per vedere e cervello per giudicare, ma continuare per quattro giorni con polemiche e veleni sembra essere diventato un gioco che piace ancor di più ad un paese che vanta tre quotidiani nazionali sportivi più infiniti programmi radio-televisivi, senza contare riviste e siti web monotematici.

Ancora meno si comprendono certe dichiarazioni dei protagonisti. La Roma parla di campionato falsato, la Juventus risponde per bocca di calciatori, dirigenti e tecnici che magari tra qualche anno saranno sull’altra sponda (Allegri ricorda il gol di Muntari?). Ecco perché certe volte il silenzio è d’oro: Garcia e Totti hanno già dato un alibi straordinario alla propria squadra.

Errare è umano, e l’errore dell’arbitro ci sarebbe anche con la moviola in campo. Combattere la cultura del sospetto significa migliorare una classe arbitrale che, magari, non può soddisfare al meglio il calcio di oggi fatto di corsa, fisicità e tecnica. E allora le possibilità diventano due: o rendere gli arbitri professionisti assoluti, oppure importare (anche) i fischietti dall’estero.

Marco Santopaolo